mercoledì 11 gennaio 2017

Doppia lettura. Dalla mia terra alla Terra, di Sebastiao Salgado, e Laudato si', di Papa Francesco

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Se il destino non esiste, cosa di cui sono pienamente convinta, questi due libri li ho letti nello stesso periodo perché dovevo vederne il legame.
Considerato che l'enciclica del papa l'avevo già acquistata da un anno, che su Salgado avevo letto molti articoli ma mai visto sue mostre o letto alcunché di più complesso su di lui, e che nel giro di due mesi ho letto Laudato si', sono andata alla mostra Genesi dove ho acquistato Dalla mia terra alla Terra, che in qualche giorno ho letto, e mi sono appassionata alle parole e immagini di entrambi, mi sembra appunto una singolare coincidenza, con un significato non così remoto da individuare.
Leggere queste due opere insieme è stato come ascoltare un canto a due voci, che segue un'unica melodia, come vedere uno stesso film da due prospettive diverse: le due voci, pur così diverse, le ho trovate così consonanti nell'amore per le creature, per gli esseri umani, i poveri in primis, e la realtà del creato tutta, che le parole dell'uno riecheggiavano quelle dell'altro.
La comprensione dell'opera di Salgado mi è stata aiutata dalla visione del film-documentario opera di Juliano Salgado e di Wim Wenders che in Italia è stato chiamato Il sale della terra (il titolo originale è  L'ombra e la luce). E devo dire che queste rimembranze e eco bibliche (l'opera In cammino chiamata in Italia Esodi, questa Genesi e il nome Il sale della terra), anche non volute dall'autore stesso, mi hanno avvicinato a questo fotografo. (Io sono sempre stata abbastanza lontana dalla fotografia per una difficoltà di comprensione ed empatia, che sto cercando di superare).
La lettura delle encicliche di Papa Francesco mi è venuta a desiderio per l'ascolto delle sue parole, dalla prima udienza cui assistetti a Roma dopo l'elezione, a tutte le domeniche e gli interventi in cui la semplicità, la tenerezza e l'acutezza di questo papa  emergono immediate e trasparenti. E devo dire che è una lettura piacevolissima, del tutto lontana dalle fatiche filosoficamente pregnanti ma mentalmente stremanti cui a volte costringevano le encicliche dei suoi predecessori.
Essendo stata la lettura parallela, anche le citazioni lo saranno, ma le metteremo di giorno in giorno, per non rendere troppo lungo questo post e per essere un po' più attive sul blog.


Questa sorella (la terra) protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora. LS 2








Non ho realizzato i miei reportage come avrebbe fatto un entomologo, o un giornalista. Li ho realizzati per me, per scoprire il pianeta. E ne ho tratto un enorme piacere. Ho capito che il paesaggio è vivo. Con i minerali, i vegetali, gli animali, il nostro pianeta è vivo a tutti i livelli. Ho preso coscienza di quanto rispetto gli dobbiamo. Un rispetto immenso. (Salgado, pag. 14)



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