lunedì 23 aprile 2012

Tra Firenze e Venezia

Oggi pomeriggio: come al solito, ultimi e frenetici preparativi per la gita. Tanto che tutte le volte ti chiedi: ma che diamine ho fatto tutti gli altri giorni? Perché mi sono letta romanzi in inglese, ho giocato su Pottermore e ho scritto post sui libri per bambini con mostri invece di ripassare lo sviluppo del Rinascimento e la Maniera a Venezia? Suppongo che la risposta sia la stessa al perché ora sia qui a scrivere, piuttosto che a lavarmi i capelli (tanto poi se domani piove a Venezia!...), stirare (due pantaloni e due magliette rimasti nell'armadio di mio figlio, si può stare un altro po' senza stirare!) o lavare i piatti ammucchiati nell'acquaio (...ma c'è una donna al mondo a cui piace?): perché pure io sono un essere umano, e ogni tanto ho bisogno di rilassarmi.


Cosmé Tura, Madonna dello zodiaco, 1459 circa
Gallerie dell'Accademia, Venezia


Quindi ora ho preso i mitici volumi di Storia dell'arte italiana della Electa su cui ho studiato al liceo, quelli curati da Bertelli, Briganti e Giuliano, per rileggere alcune cose almeno sui principali dipinti che vedremo all'Accademia, e che conosco meno bene di quelli visti a Firenze, per i quali comunque ho fatto fare le presentazioni ai ragazzi (operazione didatticamente fondamentale e sempre proficua).  Questi studenti che portiamo a Venezia, invece, sono più piccoli, il programma l'ho definito del tutto solo ieri, all'Accademia ci stiamo un'oretta scarsa, per cui è meglio che le presentazioni delle opere le faccia io. Allora ho preso in mano le mie fonti (dopo aver visto che wikipedia era come al solito scarsamente utile).
Illuminazione e rivelazione! Ero davvero un'ottima studentessa. Senza modestia né vanterie, lo giudico come insegnante. Mi fa meraviglia vedere quanto bene studiavo e quanto approfonditamente ho lavorato su quegli autori e quei dipinti. Sottolineature a matita, evidenziazione dei concetti-base con il colore giallo, appunti a matita a fianco delle opere, fogli di appunti di lezione inseriti nel libro. Gli unici capitoli intonsi sono quelli in cui c'è scritto "lo saltiamo" (ed ora capisco perché non sono mai riuscita ad apprezzare Pontormo o Rosso Fiorentino: li avevamo saltati! Eh, i vuoti di gusto che mai riuscirai a colmare...).
Tra l'altro questi volumi sono ancora oggi esteticamente piacevoli, curati, ben approfonditi, con ottime riproduzioni e descrizioni non banali né specialistiche. Ti fanno venire voglia di leggerli prima di dormire (però ci vorrebbe un leggio).


Giovanni Bellini, Madonna col bambino in mezzo a Santa Caterina e Santa Maria Maddalena, 1490 
Gallerie dell'Accademia, Venezia

Ed è bello vedere che, nel frattempo, molte di quelle opere che avevi studiato solo sul libro (io, di-Savignano-e-poi-di-Gambettola, dove mai ero stata prima delle gite del liceo? Né a teatro né in qualche museo...eravamo piuttosto impegnati a sopravvivere.) le hai viste con i tuoi occhi. E ritrovi ciò che hai visto agli Uffizi, ma anche al Louvre, a Berlino, a Lipsia, a Vienna, a Colmar...E' come ritrovare degli amici: delle figure che prima erano solo disegni, schemi, volti, ora invece fanno parte dell'itinerario della tua vita. E vedere che cogli le cose che prima dovevi imparare da altri: gesti affettuosi che fanno presagire il rinascimento, movimenti e sguardi che portano l'opera direttamente nel periodo successivo, paesaggi di cui parli senza inventare, perché ora essi ti parlano, accenni e simboli che sai leggere perché ora fanno parte di quella visione che è divenuta anche parte di te.
Questo è bello.


Tiziano, Presentazione di Maria al Tempio, 1538
Gallerie dell'Accademia, Venezia

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