sabato 16 agosto 2014

A.C. Arthur, La realtà del leggere romanzi (#RARM 16/08)


La realtà del leggere romanzi

Possibile futuro lettore: Che tipo di libri scrivi?
Io (sorridendo orgogliosa): Scrivo romanzi, paranormali e contemporanei, storie d’amore molto intense e sexy.
Possibile futuro lettore (incupendosi, sguardo imbronciato): Non sopporto i romanzi. Sono così irrealistici.


Ho incontrato questa reazione più di una volta nella mia carriera, come di sicuro altri scrittori. Eppure, mi preoccupa ogni volta. Quante di noi hanno incontrato un ottimo ragazzo, sono uscite con lui, hanno affrontato qualche ostacolo, l’hanno superato e si sono sposate? IO! (Urlo di gioia alzando la mano). So che non sono l’unica ad alzare la mano. Quante di noi stanno cercando un bravo ragazzo con cui uscire, con cui superare qualche eventuale problema e con cui vivere felici e contente? (Vedo già più mani alzate). E quante di noi amano rifugiarsi in un mondo dove questi sogni diventano realtà? (Ancora più mani alzate. Evviva!)


Una delle reazioni che preferisco quando leggo romanzi è avere le farfalle nelle stomaco mentre giro le pagine, aspettando di vedere se l’amore vincerà su tutto. Nel libro di Nora Roberts Daring to dream, Margo Sullivan e Josh Templeton mi hanno reso trepidante, in attesa fremente di vedere come sarebbero finiti assieme superando il passato. E quando finalmente ce l’ahho fatta mi sono sentita così sollevata. Ho letto questo libro più di una dozzina di volte. Jill Shalvis mi ha portato nella città di Lucky Harbor, dove, in Simply Irresistable, Maddie Moore e Jax Cullen hanno alcuni seri problemi che si frappongono tra di loro. Li superano? Certo, ma non senza alti e bassi, e un bel po’ di intesa sessuale in mezzo! Non dimentichiamoci di questo aspetto!


Quante di noi vogliono leggere di una buona intesa sessuale? (Sì, non sto nemmeno a contare le mani stavolta).


Per quel che mi risulta, avere una madre assente, lottare per un nuovo inizio, affrontare errori del passato che tornano a perseguitarci, desiderare di essere amati, sono tutte parti molto reali della nostra vita. Ma dov’è la parte irrealistica? E’ nel lieto fine? Se è così, siamo proprio pessimisti alla radice.


Io leggo romanzi perché mi fa stare bene, mi fa sentire piena di speranza, mentre il mondo attorno a me a volte è ben diverso. Scrivo romanzi perché amo il percorso che le persone intraprendono per raggiungere il loro lieto fine, che è l’obiettivo che auguro a ciascuno, anche al lettore cinico che si allontana da me con lo sguardo imbronciato.

A. C. Arthur


 




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