(I post di sabato e domenica li recupereremo poi, fino al 7 non ho molto tempo).
Intanto ecco quello di oggi, uno scritto straordinario, sentito, ironico e per me in grande consonanza col mio spirito!
L'autrice è Christine Merrill, e lo potete trovare su
http://www.readaromancemonth.com/2014/08/day-4-christine-merrill-healing-love-and-a-future/
La frase che mi ha convinto a tradurlo subito:
I choose my imaginary friends with care. I do not have room in my psyche for miserable people who come to a bad end.
La vittoria del lieto fine
Non sono una grande fan dei finali tristi.
Ecco perché, quando qualcuno insiste che dovrei proprio
leggere “Espiazione”, rispondo con un inequivocabile NO.
A quel punto la conversazione degenera su quanto
l’interlocutrice sia triste che io non voglia espandere i miei orizzonti, che
io rifiuti un libro così ben scritto, vera letteratura, e preferisca i romanzi
d’amore.
Cerco di spiegare che sono perfettamente in grado di
apprezzarlo. In quanto scrittrice e avendo una specializzazione in inglese,
stimo una trama elaborata con arte e una frase ben costruita. Posso discutere
di simboli e di tematiche in modo pertinente. Ma dopo aver letto la presentazione del libro, decisamente non mi avvicino
neanche a quella storia.
Il dibattito continua. Mi sto limitando, adattando alla
mediocrità. Non sto solo perdendo l’opportunità di elevare la mia mente, sto
coscientemente rifiutando di farlo.
Replico con quello che spero sia l’argomentazione vincente.
Soffro di depressione. Uno dei modi per sopravvivere ad essa è allontanarsi da
tutto ciò che ti potrebbe rendere più depressa. E siccome il mio lavoro di
scrittrice mi porta ad affezionarmi decisamente troppo a personaggi fittizi,
occorre che io scelga i miei amici immaginari con grande cura. Non c’è posto
nella mia psiche per gente miserabile che fa una brutta fine.
In effetti, la
mia terapista mi ha prescritto specificatamente di non guardare il film tratto
da “Espiazione”.
Posso dunque fornire una nota di questo tipo: Per ragioni mediche, Christine Merrill è
esonerata da qualsiasi finale triste.
La persona con cui parlo non è colpita. Mi compatisce. Se
solo provassi il libro, capirei quanto mi sbaglio. Siccome rifiuto
decisamente di farlo, posso quasi vedere che vengo relegata nella categoria
degli “ignoranti per loro stessa scelta”.
Molte persone sono d’accordo con questa persona. Ogni due
mesi, qualcuno scrive un articolo sull’Huffington Post o altrove riguardo al
fatto che non dovremmo leggere romanzi d’amore, libri per giovani adulti, JK Rowling,
e qualsiasi genere fiction di vostra scelta, ma piuttosto dedicarci a libri
“importanti”. E, spesso, deridono il lieto fine come irrealistico e non all’altezza di dignità letteraria.
C’è anche una pubblicità che si vede parecchio ultimamente,
che ricorda che “le storie tristi sono le uniche degne di essere raccontate”.
Cielo, grazie davvero per rendere inutile la mia carriera e
il mio lavoro, cara pubblicità. Qualcuno mi porti un antidepressivo!
Lo ammetto, la tragedia ha una portata che la fa apparire
davvero importante. Ma basta guardare il telegiornale per essere inondati dalla
sofferenza del vivere e da situazioni mortali che non vanno a finire bene. Sono
eventi reali, cento volte più drammatici di quelli letterari. Ci sono storie
tristi in abbondanza, attorno a me.
Ma non sono assolutamente le storie più importanti.
I romanzi d’amore parlano (generalmente) di due persone e
dell’amore che c’è tra loro. Non c’è niente di più semplice. Ma se tu sei una
delle due persone, non c’è niente di più importante.
Banalizzare e
ridicolizzare storie di amore e felicità è dire che la vita dei singoli non
conta.
Mi dispiace, ma non sono d’accordo. Più devo confrontarmi
con le tragedie reali, meno voglio leggere di tragedie fittizie nel mio tempo
libero. Ciò che voglio, più di tutto, è che mi si dica che c’è speranza per il
futuro. Voglio coinvolgermi in una
storia semplice, ma importante, su due persone che si trovano, si stringono
l’una all’altra, e si costruiscono il loro posto nel mondo.
La speranza, più di
ogni altra cosa, è il tema centrale dei romanzi d’amore. Non importa che cosa
sia successo prima o quanto scarse le probabilità, alla fine del libro ci sarà
guarigione, amore e un futuro.
Quando pensiamo al mito di Pandora, tendiamo a focalizzare
la nostra attenzione su tutti i mali che sono stati liberati nel mondo. Ma
trascuriamo il fatto che l’ultima cosa che c’era nel vaso, dopo che furono
rilasciati tutti i mali, era la Speranza. Io credo che i greci abbiano tenuto per
la fine la cosa più importante.
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