giovedì 4 novembre 2021

26 maggio 2020


 Ahi! 

Che hai fatto? 

Mi sono fatta male con l'elastico della mascherina... 

Fail!

Ma te l'inglese lo sai solo quando devi offendere?

... YES.



Il segreto del bosco


 Non era mica solo una fantasia di Buzzati o di Tolkien o un'ideuzza carina su Pandora. Perché c'era già nelle nostre storie vecchie: che gli alberi si parlano e le piante si aiutano. Solo il mio alloro non ce la fa a trovare un medico vegetale nelle vicinanze, ahimè.

https://www.corriere.it/cronache/17_novembre_13/cosi-si-parlano-piante-alberi-cantano-semi-prendono-decisioni-botanica-d8c492fe-c7e3-11e7-a46a-2daf03b7af20.shtml

Dubbi, critiche, lamentazioni


Iellatori e collusi. Come fanno a  sapere così bene che ci saranno inevitabilmente nuove emergenze pandemiche?

***

Aggettivi da infilare dappertutto, anche nei contesti in cui non hanno alcun senso: inclusivo, eco o ecologico o green. Verbo alla moda del momento: impattare su. Non è mica italiano, eh: noi diciamo "avere un impatto su". 

***

Sdoganamento del linguaggio violento da parte di sindaci e politici. Nell'epoca dell'inclusività e dell'accettazione del diverso, si possono però usare il linguaggio e le metafore della guerra contro coloro che la pensano in modo diverso e si può criminalizzare il dissenso. Contraddizione.

***

Geremia e lo sfaldamento della società. Re prostituitisi ai grandi della terra. L'ipocrisia del potere. I grandi poteri: il faraone, l'imperatore, il re, e i piccoli che lottano anche nelle situazioni più disperate, senza quasi speranza di riuscita. Il sogno del re di Babilonia. Sempre più attuale la Bibbia.

***

Un vecchio pensiero, dalle note: la mia fede in tanti momenti è un atto di volontà che fa eco alle parole di Etty Hillesum “Dio in questo momento non sei tu a fare vivere noi ...siamo noi che facciamo vivere te!”. Guardare questo evento con gli occhi di Dio non è forse possibile per noi, ma con gli occhi di Gesù che riconosce, accoglie e cura. Questo sì, in questo riesco a riconoscerlo, Lui che si è spogliato della propria divinità per noi.

***

Gli esseri umani sono sempre gli stessi: un po' buoni, un po' cattivi, un po' così così. E nelle situazioni difficili, tutto mescolato insieme. Come si fa a continuare ad amarli lo stesso? Amando coloro che hai vicini. 


sabato 23 ottobre 2021

Solerzia da una parte, occhi chiusi dall'altra: la nassa che usi

Sono così solerti nell'indagare persone che propongono pacifiche azioni di dissenso (certo, fastidiose, se no che dissenso è?), nel mandare provvedimenti di sospensione a medici e infermieri eroi di ieri e cani di oggi (senza neanche avvisare gli assistiti, cosa che fa dubitare che il fine sia proprio proprio la difesa della tua salute), nel chiudere chat, nel bannare persone, nell'individuare i pericolosi, nell'arrivare immediatamente al minimo segno di colluttazione, nel porre forze dell'ordine schierate per cose che ieri avrebbero fatto poca notizia, nel mantenere questo controllo serrato del territorio tramite le stesse forze dell'ordine, nel mandare droni per vedere chi va in spiaggia o passeggia in centro senza sporta di immondizia, che non riesco a fare a meno di chiedermi: MA TUTTO IL RESTO che non riuscivate mai a vedere, a prevedere, a ipotizzare, a tracciare...stupri, atti di terrorismo, violenze, furti, devastazioni, azioni mafiose...come è possibile che ora per le prime riuscite e invece per queste altre non ce la faceste? 

A pensar male, uno direbbe che dietro c'è una scelta precisa.



Chimere

 Leggi questo, e dimmi se non ti spaventi.

Nota: avevo capito dall'articolo su Treccani che negli USA era stato bloccato l'ibrido uomo-animale fino al 2025. Cioè dopodomani. Pare non sia così - o che se ne infischino - dall'articolo di Ansa. E chissà gli altri paesi, Cina in testa, che hanno fatto finora.

https://www.treccani.it/vocabolario/embrione-chimerico_%28Neologismi%29/

e soprattutto

https://www.treccani.it/enciclopedia/le-chimere_%28XXI-Secolo%29/

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2021/04/15/ottenuti-embrioni-chimera-uomo-scimmia_85e71905-8338-45e3-960a-3a877b3f4db0.html

Io capisco decisamente poco gli aspetti più tecnici, ma mi sembra davvero inquietante.

Continuo a chiedermi: ma non c'è un punto in cui gli esseri umani capiscono che è meglio fermarsi, dire basta, oltre non andiamo? Tutto ciò che è scientificamente possibile è in automatico eticamente lecito? Non posso credere che lo vedano come un bene, a meno che non si sia smarrita l'essenza e il significato della parola 'bene', che valga solo l'utile (per fini poi raggiungibili in altri modi, ben più tradizionali) e soprattutto il redditizio.

Vanno a pasticciare con la materia e non capiscono nulla di spirito. Cosa possono sapere dell'identità dell'essere umano, costoro che mescolano geni come se fossero tesserine di un puzzle?

Meno male che ero stata avvertita, da Lunamoonda di Tognolini e da Full Metal Alchemist.

E che ci sono altri che pensano nello stesso mio modo, ad esempio

https://www.centrostudilivatino.it/embrioni-chimera-come-prospettiva-concreta-e-problema-bio-giuridico/

da cui riprendo questa citazione di Carl Schmitt, che mi fa riflettere su come, invece di tutelare di più, di rispettare la natura, la imbrigliamo, la dominiamo, ci facciamo beffe di lei con le nostre pretese falso-ecologiche e non ne sappiamo più neanche vedere gli insegnamenti. (Ad esempio, anche le riflessioni su un  nuovo stile di vita divenute di pubblica riflessione durante la pandemia hanno lasciato il posto a un ecologismo di facciata che mescola e confonde qualche buon proposito con un green washing che non vuole far altro che permettere la continuazione del modello del capitalismo finanziario e del benessere di pochi ammantandolo di belle parole e nobili fini).

“rispetto alla natura ci sentiamo oggi molto superiori. Non la temiamo più e anche se ci aggredisce con malattie e catastrofi, nutriamo la speranza di sconfiggerla in breve tempo. L’uomo, un essere vivente reso debole dalla natura, si è prepotentemente distaccato dal proprio ambiente con l’aiuto della tecnica. Si è fatto signore della natura e di tutti gli esseri che vivono sulla terra. Le barriere tangibili che nel passato la natura gli aveva opposto, come il freddo e il caldo, la fame e la carestia, gli animali selvatici e i pericoli d’ogni sorta, queste barriere naturali hanno perso molta della loro forza”.



Brutte notizie: un nuovo esercito

 "Ecco l’esercito Ue: subito 5000 unità, intelligence comune e uno scudo spaziale - la Repubblica" https://www.repubblica.it/esteri/2021/10/21/news/cinquemila_uomini_e_uno_scudo_spaziale_nasce_la_prima_difesa_europea-323243674/amp/

Il titoletto, questi titoli acchiappa click che fanno sempre più schifo e sono sempre più lontani da ciò che dice l'articolo e pure dalla verità, se mai la si riesca a rinvenire, recita:

Bruxelles punta a farlo partire nel 2025 . Agirà in tutto il mondo contre le minacce ibride. Contrari i baltici

Le minacce ibride? Come gli ibridi di Hunger Games? O intende sia umane che digitali? O forse intende sia esterne che interne?

Perché questo esercito servirà soprattutto per reprimere il dissenso interno, le contestazioni o gli episodi di rifiuto sistemico. 

Notare l'ambiguità dell'espressione "un esercito per l'Europa".






venerdì 22 ottobre 2021

Hacker

 Gli hacker (russi?) han rubato dati della Siae. Hanno chiesto un riscatto.

Scusate, hacker russi, che attaccaste la Regione Lazio faceva un po' ridere, ma qui stiamo sfiorando l'assurdo, cioè da Matrix andiamo a finire a Natale da qualche parte. 

Ora, guardate, noi qui non è che abbiamo  Dostoevskij. 

Cioè, voglio dire, Volo e Murgia, Speranza e Burioni, Tosa e Saviano... 

Giusto proprio Barbero si salva.

Perciò, prima che a qualcuno venga la sciagurata idea di raggranellare quattrini (che NON CE LI ABBIAMO), per carità, fate un favore agli italiani e distruggete tutto! 








giovedì 21 ottobre 2021

Battute veloci

Chissà Umberto come si rigira nella tomba, vedendo che mettono Eco dappertutto.

Addirittura: 'la UE deve creare un ecosistema europeo di microchip'.

Ossimoro.

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Non sono tre asterischi a favore dell'identità di genere fluida, né tre stelline che due le ho perse, sono le tre stelle che annunciano l'inizio del nuovo giorno nell'ebraismo (che inizia con la sera, 'erev). 

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Se avessi avuto dei dubbi sulle conclusioni dell'esperimento di Milgram, mi sono passati tutti.

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33 ore a educazione civica, il numero è troppo perfetto per essere casuale: è processo di eliminazione di un'altra materia. Indovina quale? 

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Siccome sull'Afghanistan vent'anni fa lo dicevo che mi sembrava una scemenza 'andiamo a liberare le povere donne afghane dal burqa' ora vi prego di considerare non dico profeticamente, ma almeno seriamente le mie parole sulla situazione presente.

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Cassandra in A Thousand Ships, la scrittrice avrebbe dovuto darle più rilievo. Ma Nemo propheta in patria. 

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'Fanno il deserto, e lo chiamano pace'. 

'Legge per la difesa del sangue e dell'onore tedeschi' 

Quando si inizia a sfruttare le parole per mascherare la verità e ottenere fini precisi, è un brutto baratro che si prende. 

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...E cogliamo l'occasione per schierare i nostri migliori giocatori: contro i due filosofi dall'impeccabile reputazione e dal chiaro nome, niente di meglio che Gramellini a destra e Cecchi Paone a sinistra, con supporto dei cento sedicenti filosofi in tribuna (dal nome non chiaro, peraltro); contro la religione (che ghiotta occasione!) un imbolsito ma petulante Galimberti inizia l'equiparazione con la superstizione; contro le medicine alternative, i paladini del microscopio avanzano pretesa di messa al bando di tutte queste attività fantasiose e illogiche, al fine di ripristinare la correttezza dell'unica vera prassi, cui affidarsi senza se e senza ma... 











domenica 17 ottobre 2021

La lezione del 1980, di Dino Buzzati


Se non avete mai letto Buzzati, fatelo ora. Adesso. Ci sono racconti che valgono per il tempo presente, ad esempio questo che metto sotto.
Da Il colombre, in cui dovete assolutamente leggere anche, oltre al racconto che dà il titolo alla raccolta, La creazione, in cui Dio e gli angeli si ingegnano per creare bene; L'arma segreta, con uno scontro tra le due superpotenze che finisce in modo emblematico; Povero bambino, che ci introduce nei meandri della formazione di una psiche diciamo solo non comune; Cacciatori di vecchi, sull'odio per il diverso e il fatto che poi tu lo diventi; L'uovo, sulla forza delle madri; La torre Eiffel, bellissimo,  un'opera breve e poetica sulle torri che mi ha fatto pensare a Lo stemma cittadino di Kafka.
Poi, da Sessanta racconti: Sette piani, emblema dell'assurdo della burocrazia applicata alla sanità, L'uccisione del drago, sul nemico che tale non è e la minaccia che tu crei e di cui diventi vittima; Una cosa che comincia per elle, sulla malattia e l'essere trattati come paria; La canzone di guerra, sull'insensatezza dei conflitti; la bellissima poesia Inviti superflui; L'uomo che volle guarire, su come ottenere quello che desideriamo ci cambia profondamente; Era proibito, sulle subdole forme di censura e sulla resistenza; Una lettera d'amore, su come ci facciamo distrarre dal tran tran quotidiano e dimentichiamo l'essenza; La parola proibita, su come ci si abitua all'eliminazione della parola e quindi di parte del pensiero.

°°°

Dino Buzzati, La lezione del 1980


da Il colombre e altri racconti


Stufo finalmente di tante beghe, il Padre Eterno decise di dare agli uomini una salutare lezione.

Alla mezzanotte precisa di martedì 31 dicembre 1979, il capo del governo sovietico, Pietro Semionovic Kurulin, morì d’un colpo secco. Stava giusto brindando al nuovo anno, durante un ricevimento ai rappresentanti della Federazione democratica dell’Africa orientale – ed era al dodicesimo bicchierino di vodka – quando il sorriso gli si spense sulle labbra e lui piombò a terra come un sacco di cemento, fra la costernazione generale.

Il mondo fu scosso da opposte reazioni.

Si era giunti a una delle punte più acute e pericolose della guerra fredda, quale forse non si era avuta mai. Il motivo occasionale della tensione fra blocco comunista e blocco occidentale era la disputa per il possesso del cratere Copernico, sulla Luna.

Nel vasto comprensorio, ricco di metalli rari, si trovavano forze di occupazione americane e sovietiche; le prime concentrate in una ristretta zona centrale, le altre tutto all’intorno.
Chi vi era sceso per primo? Chi poteva vantare un diritto di precedenza?

Proprio qualche giorno prima, cioè alla vigilia di Natale – gesto che fu giudicato di pessimo gusto nei paesi liberi – Kurulin, a proposito del cratere di Copernico, aveva tenuto un discorso assai rude, sottolineando senza mezzi termini la superiorità sovietica in fatto di “mezzi decompressivi” (le bombe termonucleari, già usate un tempo come spauracchio nei conflitti internazionali, erano ormai un polveroso vecchiume).
«I responsabili di questa nuova aggressione capitalista» aveva detto in uno stile che ricordava la buon’anima di Kruscev «vogliono fare i conti senza l’oste? Nel giro di venticinque secondi noi oggi siamo in grado di far scoppiare come tanti palloncini tutti gli abitanti dei loro rispettivi Paesi.» E alludeva appunto ai dispositivi segreti per annullare su vaste aree la pressione atmosferica, con tutte le funeste conseguenze del caso.

Abituati ormai all’eloquenza alquanto greve del grande rivale, gli occidentali non avevano naturalmente preso troppo alla lettera la sfuriata di Kurulin. Non se ne erano però nascosti la gravità. Si profilava insomma, sulla Luna, una nuova Dien Bien-phu moltiplicata per cento.
La improvvisa scomparsa di Kurulin fu quindi di immenso sollievo per l’America. Come del resto i suoi predecessori, egli aveva accentrato in sé la massima somma dei poteri. Per quanto – almeno in apparenza – non esistesse opposizione interna, la sua poteva considerarsi una politica del tutto personale. Tolto di mezzo lui, a Mosca ci sarebbe stata inevitabilmente una crisi di incertezza e sbandamento. Comunque, la pressione diplomatico-militare da parte sovietica si sarebbe allentata di molto.

Simmetricamente, fu grande lo sgomento in campo russo. Tanto più che il disdegnoso isolamento della Cina non lasciava presagire nulla di buono. Nel popolo, inoltre, il decesso del dittatore nell’istante che stava per cominciare un nuovo decennio (un altro piano ventennale doveva essere varato in quei giorni) fece una brutta impressione: era istintivo leggervi un sinistro presagio.
Senonché, l’anno appena nato si rivelò ricco di imprevisti.

Esattamente una settimana dopo, alla mezzanotte cioè di martedì 7 gennaio, qualcosa che aveva tutte le apparenze dell’infarto fulminò al tavolo di lavoro, mentre conferiva col segretario per la marina da guerra, il presidente degli Stati Uniti, Samuel E. Fredrikson, il pugnace tecnico e pioniere, simbolo dell’intrepido spirito nazionale, primo americano che aveva messo i piedi sulla Luna.
Che a distanza di una settimana esatta i due massimi antagonisti della contesa mondiale fossero spariti di scena provocò una emozione indicibile.
Proprio a mezzanotte tutti e due?

Chi parlò di assassinio ad opera di una setta segreta, chi fantasticò di un intervento di forze extraterrestri, chi sospettò una specie di “giudizio di Dio”. Fatto è che i commentatori politici non sapevano più a che santo votarsi. Sì, poteva anche essere una pura coincidenza fortuita. Ma l’ipotesi non era facile da digerire: sia Kurulin sia Fredrikson avevano goduto fino allora una salute di ferro.
Mentre a Mosca il potere era stato assunto ad interim da una regia collegiale, a Washington, per Costituzione, la carica suprema automaticamente passò al vicepresidente, Victor S. Klement, saggio amministratore e giurista ultrasessantenne, già governatore del Nebraska.

La notte del 14 gennaio 1980, martedì, come l’orologio sopra il caminetto acceso ebbe battuto dodici colpi, Mr. Klement, che stava leggendo un libro giallo seduto in poltrona accanto al fuoco, lasciò cadere il volume, reclinò dolcemente il capo in avanti e così rimase. Le cure dei familiari e quindi dei medici accorsi non servirono a niente. Anche Klement era trasmigrato nel regno dei più.

Questa volta una ondata di superstizioso terrore passò sul mondo. No, parlare di caso non era più possibile.

Una potestà sovrumana si era messa in azione per colpire a scadenza fissa, con precisione matematica, i grandi della Terra. E gli osservatori più acuti credettero di aver decifrato il meccanismo dello spaventoso fenomeno: per un decreto superiore, la morte portava via, ogni settimana, colui che in quel momento era, fra gli uomini, il più potente di tutti.

Tre casi, sia pure singolarissimi, non consentivano certo di formulare una legge. L’interpretazione tuttavia colpì le fantasie e si presentò un interrogativo: a chi toccherà martedì prossimo? Dopo Kurulin, Fredrikson e .Klement, chi è l’uomo più potente della Terra destinato a perire? In tutta il mondo ci fu una febbre di scommesse per questa corsa alla morte.
Fu una settimana indimenticabile per la tensione degli animi.

Chi si occupava più del cratere di Copernico? Più di un capo di Stato era combattuto fra l’orgoglio e la paura: da una parte l’idea di essere prescelto al sacrificio del martedì notte lo lusingava, quale dimostrazione della propria autorità; dall’altra l’istinto di conservazione faceva sentire la sua voce.
Il mattino del 21 gennaio, Lu Ci-min, l’ermetico capo della Cina, convinto, più o meno presuntuosamente, che fosse venuto il suo turno, per dimostrare la sua indipendenza dalla volontà dell’Eterno, ateo com’era, si tolse la vita.

Contemporaneamente il vecchissimo De Gaulle, ormai mitico Signore della Francia, persuaso pure lui di essere l’eletto, tenne, con quel che gli restava di voce, un nobile discorso di commiato al suo Paese, raggiungendo, a detta di molti, il più alto vertice dell’eloquenza, nonostante il grave peso dei novant’anni. Si constatò, allora, come l’ambizione potesse soverchiare ogni cosa. C’erano uomini felici di morire, purché la morte dimostrasse la loro preminenza sul restante genere umana.
Ma, con sua amara delusione, De Gaulle varcò la mezzanotte in ottima salute.

A morire d’un colpo, fra la stupefazione di tutti, fu invece Koccio, il dinamico presidente della Federazione dell’ Africa Occidentale, che fino allora aveva goduto, più che altro, la fama di simpatico istrione. Poi si venne a sapere che, nel centro di studi da lui creato a Busundu, era stato trovato il modo di disidratare le cose e le persone a distanza, ciò che costituiva una tremenda risorsa bellica.

Dopodiché – la legge del “muore il più potente” avendo trovata conferma – si verificò un fuggi fuggi generale dalle cariche più alte e fino a ieri più ambite.

Quasi tutti i seggi presidenziali rimasero vacanti.
Il potere, già avidamente agognato, scottava fra le mani.

Fu, tra i pezzi grossi della politica, dell’industria e della finanza, una corsa disperata a chi dimostrasse di contare meno. Tutti si facevano piccoli, abbassavano le ali, ostentavano nero pessimismo sulla sorte del proprio Paese, del proprio partito, delle proprie imprese.

Il mondo capovolto.

Uno spettacolo che sarebbe stato esilarante se non ci fosse stato l’incubo del prossimo martedì sera.
E anche alla mezzanotte del quinto martedì, e poi del sesto, e poi del settimo, furono fatti fuori, nell’ordine: Hosei, il vice-presidente della Cina, Fhaten-Nissam, l’eminenza grigia del Cairo e il venerando Kalten-Brenner, detto il “sultano della Ruhr”.

Le vittime, in seguito, vennero falciate fra uomini di minore levatura.

La defezione dei titolari, spaventati, aveva lasciato deserti i posti eminenti di dominio. Solo il vecchio De Gaulle, imperterrito come sempre, non aveva mollato lo scettro. Ma la morte, chissà perché, non gli diede soddisfazione. Egli fu anzi l’unica eccezione alla regola. Caddero, infatti, alle scadenze dei martedì notte, personaggi di gran lunga meno autorevoli di lui. Che il Padre Eterno, fingendo di ignorarlo, gli volesse impartire una lezione di umiltà?

Dopo un paio di mesi non esisteva più un dittatore, un Capo di Governo, un leader di grande partito, un direttore generale di grossa industria.
Che bellezza. Tutti dimissionari.

Alla guida di Nazioni e aziende rimasero organi collegiali paritetici, in cui ciascun membro stava bene attento a non sopravanzare i colleghi. Nello stesso tempo gli uomini più ricchi del mondo si sbarazzavano a precipizio del loro esagerato cumulo di miliardi con gigantesche elargizioni benefiche, opere sociali e mecenatismi artistici.

Si giunse a paradossi inauditi. Nella campagna elettorale in Argentina il Presidente Hermosino, temendo i voti come la peste, diffamò talmente se stesso che venne incriminato per vilipendio del capo dello Stato. Sull’ ”Unità” di Roma comparvero luttuosi editoriali che proclamavano il completo disfacimento del P.C.I., in realtà ancora efficientissimo. A scriverli era lo stesso onorevole Cannizzaro, leader del partito, che, affezionato com’era alla carica, non aveva voluto dimettersi, ma cercava così, surretiziamente, di evitare il colpo del destino.

E il campione mondiale dei pesi massimi, Vasco Bolota, si fece inoculare la malaria, per deperire, anche l’aitanza fisica essendo un segno pericoloso di potenza.

Nelle liti, internazionali, nazionali e private, ciascuno dava ragione all’avversario, cercava di essere il più debole, il più remissivo, il più sprovveduto. Il cratere di Copernico venne equamente spartito fra sovietici e americani. I capitalisti cedevano le loro aziende ai lavoratori e i lavoratori li supplicavano di tenersele ancora. Nel giro di pochi giorni si giunse a un accordo per il disarmo totale. Le vecchie scorte di bombe furono fatte esplodere nelle vicinanze di Saturno, che ne ebbe rotti un paio di anelli.

Dopo neanche sei mesi, ogni pericolo di conflitto anche locale era svanito. Che dico conflitto? Neppure controversie, odi, litigi, polemiche, animosità, sussistevano più. Cessati l’assalto al potere e la smania del predominio, si vide che dovunque si stabilivano automaticamente la giustizia e la pace. Di cui, grazie al Cielo, continuiamo a godere dopo anni.
Perché, se appena qualche ambizioso, dimenticando la lezione del 1980, tenta di alzare la testa sopra gli altri, la invisibile falce, la fa volar via, sempre alla mezzanotte del martedì.

Le “esecuzioni” settimanali cessarono a metà ottobre. Non ce n’era più bisogno. Erano bastati una quarantina di infarti ben collocati per sistemare le cose sulla Terra. Le ultime vittime furono figure di secondo piano, ma il mercato mondiale non offriva di meglio in fatto di personaggi. Solo il decrepito De Gaulle continuò a essere ostinatamente ignorato.

La penultima fu George A. Switt (detto Sweet), celebre annunciatore della stereotelevisione americana. Molti se ne stupirono. Ma in realtà godeva di un prestigio formidabile, solo che avesse voluto avrebbe potuto attingere alle più alte cariche della Confederazione. Interrogato in merito, il noto magnate del turf conte Mike Bongiorno, il quale da giovane, negli anni cinquanta, era stato un famoso telepresentatore in Italia, dichiarò di non essersi affatto meravigliato della cosa. Egli stesso, ai suoi tempi, disse, si era accorto di detenere, suo malgrado, un potere pressoché illimitato; e una Nazione straniera (non rivelò il nome) gli aveva offerto mari e monti affinché, con una parola, egli sollevasse alla rivolta il popolo italiano, così da poter instaurare un certo regime (non specificò quale). Ma per patriottismo, benché avesse passaporto americano, lui aveva risposto di no.




Cose che mi fanno arrabbiare e cose che mi fanno ridere



Cose che mi fanno arrabbiare

Ci hanno talmente assuefatti alle narrazioni dell'emergenza, fin dalla guerra fredda e dall'AIDS, per andare avanti con terrorismo, sbarchi, catastrofe climatica, che ora non ci rendiamo neanche più conto di quanto sia abusiva una proroga continua dello stato di emergenza. Perché già psicologicamente siamo stati sempre in emergenza (quelle adatte, eh: mica stavamo in  stato d'emergenza per le morti in Somalia o per le uccisioni in India o per i tibetani. Ve la immaginate, fa ridere: "Emergenza Tibet. Sono ancora occupati").

Ogni situazione problematica è trattata come un'emergenza da un sistema di informazione che non ha come scopo quello di informare, ma quello di fare cassa, suscitare sdegno (non riflessione, solo elementare sdegno), provocare contrapposizioni.

C'è davvero una emergenza migranti? No, è il modo in cui gli esseri umani si muovono sulla terra, che è tutta loro. Lo penso proprio: tutto il pianeta è di tutti. La proprietà privata, le dogane, le sovranità territoriali sono cose che abbiamo fatto noi, le abbiamo decise, non sono un dato di natura né tanto meno un dato di fatto. Se ogni essere umano è cittadino della terra, può andare dove vuole. Nella mia mente, lo penso come 'il libero cammino dell'essere umano sulla terra'. 

Emergenza diritti. No: perché il fatto è che sono sempre e solo i diritti della minoranza ricca che affama, deturpa e schiavizza il resto del pianeta, e che fa le leggi per mantenere il proprio controllo e comando, e le infiora di bei concetti e nobili parole che non hanno altro fine che nascondere la cruda e dura verità. Un esempio: che Confindustria e Confcommercio si siano appropriati della tematica della conversione ecologica, che i governi degli industriali se ne riempiano la bocca, che le multinazionali stiano dietro ai progettini pseudoecologici, e nessuno dica l'unica cosa essenziale: che non è possibile cambiare la situazione a meno che non cambiamo stile di vita: non più viaggi, non più comprare, non più moda, non più trucchi (e via dicendo); non è questione di riciclare, è questione di rifiutare allegramente la produzione dei beni non essenziali, consci dell'inganno che ci sta dietro. Ma non è questo che si vuole, allora si è costruita un'altra, addomesticata, strada.

(continua...)

Cose che mi fanno ridere

Mi fanno proprio ridere:

I giovani radical chic alternativi ma di sinistra che piangono sul cambiamento climatico e fanno shopping compulsivo-ossessivo, tre vacanze all'anno in aereo, vite da nababbi e comunque tutto spesato da mamma&papà perché loro devono studiare, poverini, o trovare un lavoro confacente alla loro alta intelligenza;

Le casalinghe mantenute dal marito che sono super femministe, sempre bocca piena e lancia in resta alla difesa dei diritti di tutti, e si riempiono la bocca di autodeterminazione mentre girano con la borsa di Louis Vuitton, vanno nei ristoranti più instagrammabili, si fanno il ritocchino e le foto ad arte, e se hanno figli se ne occupa comunque qualcun altro;

La gente di sinistra che difende qualsiasi cosa detta dai politicanti di sinistra ed è più dogmatica di un qualsiasi credente medio;

Gli ecologisti della porta accanto, che fanno le manifestazioni verdi, ma il loro stile di vita non lo cambiano neanche a morire;

I poliziotti di quartiere, che controllano la tua immondizia e se l'hai differenziata bene o se la bustina del tè l'hai messa nell'indifferenziato;

Il controllo del vicinato;

Le notizie date in modo fallace o incompleto;

I titoli per ottenere la visualizzazione;

L'eliminazione della differenza, l'infiorettamento delle parole, la mistificazione della realtà, per cui diamo un nome diverso alle cose per non urtare la suscettibilità di qualcuno (che poi perché questo nome debba essere sempre inglese, ho alcune idee...) - ma se la variante si è sviluppata lì, viene dal di lì; se è utero in affitto perché ti pagano come incubatrice non è "gravidanza per altri" come se fosse nobile e virtuoso altruismo; il punto non è dare un nome diverso alle cose, che è mistificazione, ma ragionare e far ragionare;

Il livello zero a cui la "prospettiva della cancellazione" (non la si può chiamare cultura, semmai moda) vuol fare arrivare: il livello zero è sempre nulla, è solo un non luogo utile per chi vuole imporre un dominio;

Gli inginocchiamenti lecchini che nulla hanno a che fare con una riflessione che sia radicale sulla propria storia e innovativa sul proprio presente, ma mostrano l'ossequio all'ennesima trovata pubblicitaria del carrozzone.


(Continua...)




Peregrinazioni

 L'esperienza di sentirsi privi di chi ci ha messo al mondo è radicalmente abissale.

A volte questo lo proviamo non solo rispetto ai nostri genitori ed avi, ma rispetto a quelle idee, valori, a quei concetti che hanno contribuito alla nostra formazione di esseri umani, alla definizione della nostra identità personale. A volte avviene rispetto a persone o gruppi che avevamo sempre preso come punti di riferimento o all'interno dei quali ci identificavamo.

Quando avviene il distacco, ci si sente un po' orfani. Si prova uno strano senso di irrealtà ad essere piombati in un limbo, una terra straniera, in cui ci sono volti, idee, percorsi, automatismi nuovi, che non ci riguardavano e che ancora non conosciamo appieno, né dominiamo: è un po' come stare sulle sabbie mobili. Spiazzante, ma rinvigorente: improvvisamente, scopri che è possibile starci, che sei ancora tu, anche se con una presenza diversa.

Così cambiano le cose che apprezzi. 

Le devi andare a cercare, perché provi la sensazione di leggere sempre le stesse cose, lo stesso plauso acritico, le stesse manfrine spacciate per ragionamento, le stesse cazzate spacciate per sensatezza. Le stesse parole che leggevi nei libri, e ti davano i brividi, ora usate tranquillamente e sprezzantemente, vantandosi, da piccoli servi in giacca e cravatta.

Lo spot è trasmesso a reti unificate, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, non c'è requie: lo trovi sulle borse della spesa, negli sfondi delle immagini profilo, nelle notizie che scorri su google, appena accendi la televisione.

Solo, ogni tanto, una voce diversa, un barlume di luce che si affaccia, ti ricorda l'anello che non tiene.

Che dovessi arrivare a 46 anni per capire appieno Montale!

L'omologazione propone i suoi spazi protervamente definiti di accettazione della diversità. Sceglie le battaglie (spesso fittizie, o strumentali al mantenimento del potere e delle dinamiche di dominio) che si dovranno combattere. Dosa oculatamente paura e invettiva di coraggio. 

Dà l'ecologia in mano a Confindustria.

Consegna fede, amore, speranza allo scientismo.

Mette la famiglia nelle mani del capitalismo.

Mette l'identità nelle mani della finanza.

Ma siccome ha solo letto la superficie del cristianesimo, non ha capito se non la polvere che sta sopra ai mobili. Non sa cosa nascondono i cassetti, e spero che nessuno glielo dica mai. (Non mettete le nostre perle a disposizione dei porci, per carità, che non le gettino a terra e poi ci calpestino.) Ha dimenticato lo spirito, perché è capace solo di vedere la materia.

Dimentica che io non voglio tanto il benessere, io voglio la felicità.

Dimentica che io non voglio solo la salute, io voglio la salvezza.






domenica 12 settembre 2021

Pensieri sparsi

 Magari fossero come quelli di Pascal. Temo ci dovremo accontentare di meno...


- La felicità è gratis, perché è una scelta, la decisione per un modo di essere e di vedere

- la felicità, anche se gratis, può essere aiutata da esperienze, ed alcune di queste si pagano, come l'opera

- il bizantinismo, la burocrazia, l'ammasso di informazioni non più decifrabili e di notizie sempre più contradditorie e inconcludenti segnano di solito la fine di un impero. Come alcuni, anche io da ormai parecchi anni sento di vivere in un'epoca alla fine di un impero, in un solitario e sperduto punto alla periferia (no, non della Galassia), con un crollo sempre più cospicuo attorno a me, e spesso mi chiedo che cosa si debba e possa fare in tale situazione. Benedetto costruì isole di sapere e cura.

- Alan Rickman scriveva ogni sera un diario, ne ha lasciati moltissimi. Tenere un diario è importante, ma non ho mai avuto la necessaria continuità d'impegno. Ce la potrei fare?

- il quaderno dei sogni di Fellini è splendido ed è un peccato che io ricordi pochi sogni a parte quelli del periodo in cui li scrivevo ogni mattina, dovrei riprendere, c'erano importanti rivelazioni (uuuhhhh)

- in parecchi casi, ciò che ieri era valutato ottimo oggi sappiamo essere pericoloso o nocivo o pessimo, un piccolo elenco non esaustivo: plastica, eternit, latte in polvere, alcuni farmaci, fibre sintetiche

- in parecchi casi, ciò di cui si diceva non fosse dimostrato che facesse male si è rivelato molto molto dannoso: fumo di sigarette (io ricordo eminenti medici che dichiaravano: non è dimostrato che il fumo faccia male al feto)

- in taluni casi, ciò che è stato presentato come un progresso non era altro che un avanzamento del mercato con oggetti che finissero prima, un esempio tra tanti i saponi liquidi al posto di quelli tradizionali 

- rifiutare l'obsolescenza programmata

- la chirurgia estetica dovrebbe essere utilizzata solo per incidenti o malformazioni, siamo invasi da replicanti tutte uguali e non si riesce più a capire che cosa sia la bellezza

- le unghie lunghe e tutte decorate che vanno di moda oggi e sapere che vengono fatti disegnini in sede di depilazione pubica mi convince che siamo in una fase simile a quella della decadenza dell'impero romano

- la Disney non si può permettere di farmi la morale e sarebbe meglio non entrasse nella realtà di questo mondo, dato che quando lo fa è capziosa e subdola induzione di opinione

- "i pescatori sanno che il mare è pericoloso, ma non hanno mai considerato i pericoli ragione sufficiente per restare a terra", Vincent van Gogh

- sempre più sola, con opinioni e idee che si formano e si sformano, ormai in difetto rispetto a qualsiasi appartenenza, ho finalmente capito il senso dell'anarchia

- una via ecologica: meno elettrodomestici possibili (solo scopa, forno a gas, televisione e lavatrice, eh va bene, ho il microonde perché regalatomi) e soprattutto eliminare l'aria condizionata dovunque non sia necessaria alla sopravvivenza delle persone o al funzionamento di macchinari essenziali per la sopravvivenza delle persone; finalmente si potrà di nuovo passeggiare in centro città anche in luglio; acqua gratis per tutti

- Giuliano Montaldo è uno straordinario attore e regista

- il potere dà assuefazione, per gestirlo senza farsene travolgere e divorare occorre usarlo il meno possibile (Silente e la bacchetta di sambuco)

- la storia del potere che Varys racconta a Thyrion e il suo significato: il potere è dove gli uomini credono che il potere sia, è un'ombra sul muro

- "il rischio è reale, la paura è una scelta", After Earth, "è il timore di qualcosa che non c'è nel presente e che forse non ci sarà mai, è quasi una follia"; 

- quante volte penso a ciò che il fantasy mi ha insegnato...Oggi pensavo: a cercare le notizie qua mi sento come quando dopo il ritorno di Voldemort si doveva andare a leggere Il cavillo di Xenophilius Lovegood 

- Dio non si dimentica di mandarti dei regali per farti sentire che ti vuole bene

- sulla religione cristiana e l'occidente: "sei disposto a rimanere orfano di chi ti ha messo al mondo?" da un bel libro di Marc Levy

- "tenere le parole che nutrono e lasciare le parole che staccano", Chiara Scardicchio

- l'immaginario preraffaellita è ancora il punto di riferimento per la visione dell'Eden secondo la cultura che deriva dal protestantesimo e dall'anglicanesimo, unita all'influsso di London e Thoureau, basti vedere Into the wild e Captain Fantastic (ma anche la scena di Bella che corre con Edward nel pensiero di Aro, o l'immagine bucolica alla fine di Hunger Games)

- Yoda e Hugwei sono la stessa persona

- l'impotenza di non riuscire a salvare è il genere più terribile di impotenza, il terrore del non garantire un futuro a chi ami è uno dei terrori peggiori, e non si dovrebbe mai giudicare chi compie scelte in base a questi sentimenti

- stare nel presente significa essere grati per le cose belle dell'oggi, riuscire a benedire la realtà per quello che è, e la maestra di questo è Etty

- la gratitudine rispetto all'esserci: "dalla morte, dal timore della morte parte e si eleva ogni conoscenza circa il Tutto" Stefan Rosenzweig

- il mio corpo non è proprio un tempio, ma diciamo che è un tempietto, magari un'edicoletta mariana

- i pensieri sono un'utile forma di comunicazione ed espressione del sé perché non c'è bisogno di argomentare.






Itaca





ΙΘΑΚΗ


Σα βγεις στον πηγαιμό για την Ιθάκη,

να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος,

γεμάτος περιπέτειες, γεμάτος γνώσεις.

Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,

τον θυμωμένο Ποσειδώνα μη φοβάσαι,

τέτοια στον δρόμο σου ποτέ σου δεν θα βρείς,

αν μέν’ η σκέψις σου υψηλή, αν εκλεκτή

συγκίνησις το πνεύμα και το σώμα σου αγγίζει.

Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,

τον άγριο Ποσειδώνα δεν θα συναντήσεις,

αν δεν τους κουβανείς μες στην ψυχή σου,

αν η ψυχή σου δεν τους στήνει εμπρός σου.


Να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος.

Πολλά τα καλοκαιρινά πρωϊά να είναι

που με τι ευχαρίστησι, με τι χαρά

θα μπαίνεις σε λιμένας πρωτοειδωμένους·

να σταματήσεις σ’ εμπορεία Φοινικικά,

και τες καλές πραγμάτειες ν’ αποκτήσεις,

σεντέφια και κοράλλια, κεχριμπάρια κ’ έβενους,

και ηδονικά μυρωδικά κάθε λογής,

όσο μπορείς πιο άφθονα ηδονικά μυρωδικά·

σε πόλεις Αιγυπτιακές πολλές να πας,

να μάθεις και να μάθεις απ’ τους σπουδασμένους.


Πάντα στον νου σου νάχεις την Ιθάκη.

Το φθάσιμον εκεί είν’ ο προορισμός σου.

Αλλά μη βιάζεις το ταξίδι διόλου.

Καλλίτερα χρόνια πολλά να διαρκέσει·

και γέρος πια ν’ αράξεις στο νησί,

πλούσιος με όσα κέρδισες στον δρόμο,

μη προσδοκώντας πλούτη να σε δώσει η Ιθάκη.


Η Ιθάκη σ’ έδωσε το ωραίο ταξίδι.

Χωρίς αυτήν δεν θάβγαινες στον δρόμο.

Αλλο δεν έχει να σε δώσει πια.


Κι αν πτωχική την βρεις, η Ιθάκη δεν σε γέλασε.

Ετσι σοφός που έγινες, με τόση πείρα,

ήδη θα το κατάλαβες η Ιθάκες τι σημαίνουν

 ITACA

Costantinos Kavafis

Quando inizierai il tuo viaggio verso Itaca,
prega che la strada sia lunga,
ricca di avventure, ricca di conoscenza.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone furioso – non averne timore:
non ne incontrerai mai sul tuo cammino,
se i tuoi pensieri rimarranno alti, se una gentile
emozione accarezzerà il tuo spirito e il tuo corpo.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone selvaggio, non li incontrerai mai
se già non li porti dentro la tua anima,
se l’anima non li frapporrà ai tuoi passi.

Prega che la strada sia lunga.
Che le mattine d’estate siano molte, quando
con grande piacere, con grande gioia,
entrerai per la prima volta in porti mai visti;
fermati ai mercati fenici,
compra le merci migliori,
di madreperla e corallo, ambra ed avorio,
caldi profumi di ogni genere –
profumi caldi quanti ne puoi portare.
Visita molte città egizie,
per imparare ancora ed ancora dai sapienti.

Tieni sempre Itaca a mente:
raggiungerla è il tuo ultimo scopo.
Non affrettare però minimamente il viaggio,
meglio lasciarlo durare molti anni;
attraccare alfine all’isola quando sarai vecchio,
ricco di tutto ciò che avrai raccolto per strada,
senza pretendere che Itaca ti offra altri tesori.

Itaca ti ha donato il Viaggio meraviglioso.
Senza di lei tu non saresti mai partito per la tua via.
Essa non ha null’altro da offrirti.

Se la troverai povera, non credere che Itaca t’abbia ingannato.
Saggio come sei diventato, con sì tanta esperienza,
avrai già compreso cos’Itaca realmente rappresenti.

domenica 29 agosto 2021

Di serie, di storie e di senso




Lo ammetto, sono una purista.

Per me Star Wars è 456, 123 e basta. Ho provato con il resto, ma sia dal punto di vista della messa in scena che dello sviluppo della storia non c'era assolutamente alcunché di cui gioire. Tranne The Mandalorian. E un film, o una saga, che non ti fa gioire e non aiuta a scavare almeno un po' in te, non vale la pena d'essere guardato.

Perciò, data la premessa, i miei sette lettori possono aspettarsi i giudizi seguenti.

Considero l'acquisizione della parte della Disney un passaggio che ha portato alla caduta e al peggioramento della qualità dei prodotti Star Wars (un po' come dopo l'acquisizione di Goodreads da parte di Amazon), soprattutto a perdere il senso di una riflessione sul bene, sull'impegno, sulla rinuncia e sul pervertimento dei propri ideali che rifletteva in maniera perfetta l'apoteosi e il declino dell'impero americano, o dell'occidente.

Vengono sfornati nuovi prodotti che non hanno non dico un senso profondo, ma nemmeno la capacità di risultare d'intrattenimento. 

La Marvel ci ha dato, con la saga ventennale culminata in Avengers - Endgame, una narrazione epica, importante, focalizzata su alcuni principi inderogabili e su elementi di interessante approfondimento psicologico. Tuttavia, mi chiedevo come potessero andare avanti, dopo un'opera di quel calibro. Le serie successive, a mio parere, divergono in modo essenziale. WandaVision è un capolavoro sia dal punto di vista filmico (con meta-testi e riferimenti spiazzanti, colti e intriganti) che narrativo, affrontando con pudore e rispetto il tema della perdita, del lutto, della sopravvivenza alla morte di una persona cara. Credo sia la prima volta che il tema viene assunto e sviscerato così in profondità nella realtà di una serie di questo ambito. (Forse solo Logan ci si era avvicinato).

Invece, ahimè, che troviamo in Loki? Quello che avrebbe potuto essere un interessante e cerebrale gioco diviene un'apologia dell'assurdo, in cui entrano spezzoni di realtà grazie alle voci di protagonisti della NOSTRA realtà nell'inizio dell'ultima puntata. E così la Disney, di nuovo come in altre opere, si mette a farci la morale. E' la stessa motivazione del female-washing  di Endgame, davvero spurio e pretestuoso, con la "carica delle valchirie" (che purtroppo fa miseramente contraltare all'epico ingresso in scena dei combattenti dei mondi), del discorso di davvero troppi minuti di Falcon alla fine di The falcon and the Winter Soldier, del buonismo posticcio di What if.

Ora, come ben sapeva Tolkien un'opera d'arte, un racconto, non devono avere come esplicito obiettivo quello di insegnarti qualcosa, o di farti arrivare a un certo livello di consapevolezza sociale o di adesione a principi e battaglie della realtà. Devono raccontarti una bella storia, e se toccano quelli che sono "gli eterni problemi umani", lo possono fare senza darti la minestrina preconfezionata, ma sollevando dubbi, proponendo soluzioni che i protagonisti scelgono, coinvolgendoti nella loro storia, in cui affrontano dissidi, crisi e questioni che sono anche i tuoi. Ma lo fanno nel loro mondo fantastico, perché se viene meno quel principio di separazione, allora diventa propaganda.

E così, nonostante alcune trovate interessanti e una narrazione da filmone suddiviso in puntate che personalmente ho apprezzato molto e nonostante Bucky (su cui diremo altrove), il momento che avrebbe dovuto essere epico, il discorso di Falcon, fa cadere le braccia, anche per la durata eccessiva e l'assenza di qualsiasi non dico contradditorio, ma elemento di dialogo e botta-risposta o almeno movimento da parte dell'uditorio, che lo rende slegato dalla stessa vicenda che si sta dispiegando; Loki è apprezzabile solo per le battute e le espressioni del protagonista e i suoi siparietti con Clive Owen; What If annoia e suscita sbadigli più spesso di quanto sia tollerabile per un prodotto di questo tipo. Gli elementi più in rilievo non sono quelli che hanno a che fare con la logica interna della storia, motivata dal carattere dei personaggi e dalle loro scelte, che non possono essere insulse o contradditorie (nonostante quello cui hanno abituato decenni di serie tv raffazzonate, delle quali inevitabilmente si salvava sempre solo la prima stagione, dato che il resto era solo continuare per far cassa), ma elementi posticci inseriti per inseguire l'apprezzamento di determinate fasce di persone. Non è una narrazione integrata e scaturita dalla mente e dal cuore di una persona o di un gruppo che ami una storia e ci si sia coinvolto, è marketing. Più o meno come lo sono le serie animate attuali rispetto ai cartoni animati degli anni Ottanta.

A me piacciono le storie, non le storielle, quando mi viene propinato del marketing mi irrito.

E ancora di più se questo porta a perdere la ricchezza e le potenzialità di certi personaggi e intrecci.








sabato 28 agosto 2021

La scrittura del Dio, di Jorge Luis Borges








La scrittura del dio

di Jorge Luis Borges 





Il carcere è profondo e di pietra; la sua forma, quella di un emisfero quasi perfetto, perché il pavimento (anch’esso di pietra) è un po’ minore di un cerchio massimo, il che aggrava in qualche modo i sentimenti di oppressione e di vastità. Un muro lo taglia a metà; esso, benché sia altissimo, non tocca la volta. Da un lato sto io, Tzinacàn, mago della piramide di Qaholom, che Pedro de Alvarado incendiò; dall’altro è un giaguaro, che misura con segreti passi uguali il tempo e lo spazio della prigione. Al livello del suolo, una lunga finestra munita di spranghe taglia il muro centrale. Nell’ora senz’ombra, si apre in alto una botola e un carceriere logorato dagli anni manovra una puleggia di ferro e ci cala, mediante una corda, brocche d’acqua e pezzi di carne. La luce entra dalla volta; in quell’istante posso vedere il giaguaro.
Ho perduto il conto degli anni che giaccio nelle tenebre; io, che una volta ero giovane e potevo camminare per questa prigione, non faccio che aspettare, nella posizione della mia morte, la fine che mi destinano gli dèi. Con il profondo coltello di pietra ho aperto il petto delle vittime, e ora non potrei, se non per magia, alzarmi dalla polvere.


Il giorno prima dell’incendio della Piramide, gli uomini che erano scesi da alti cavalli mi torturarono con ferri ardenti perché rivelassi il luogo dov’era nascosto il tesoro. Abbatterono, davanti ai miei occhi, l’immagine del dio, ma questi non mi abbandonò e io rimasi silenzioso fra i tormenti. Mi lacerarono, mi spezzarono, mi deformarono, e infine rinvenni in questo carcere, che non lascerò più nella mia vita mortale.

Spinto dalla necessità di far qualcosa, di popolare in qualche modo il tempo, volli ricordare, nella mia ombra, tutto quel che sapevo. Notti intere consumai a ricordare l’ordine e il numero di certi serpenti di pietra o la forma di un albero medicinale. Così andai debellando gli anni, così rientrai in possesso di quanto era già mio. Una notte sentii che mi avvicinavo a un ricordo prezioso; prima di vedere il mare, il viaggiatore avverte un’agitazione nel sangue. Ore più tardi, cominciai ad avvistare il ricordo; era una delle tradizioni del dio. Questi, prevedendo che alla fine dei tempi sarebbero occorse molte sventure e rovine, scrisse nel primo giorno della Creazione una sentenza magica, atta a scongiurare quei mali. La scrisse in modo che giungesse alle più remote generazioni e che non la toccasse il caso. Nessuno sa in quale punto l’abbia scritta né con quali caratteri, ma ci consta che perdura, segreta, e che la leggerà un eletto. Considerai che eravamo, come sempre, alla fine dei tempi e che il mio destino di ultimo sacerdote del dio mi riserbava il privilegio di decifrare quella scrittura. Il fatto che un carcere mi circondasse non mi vietava tale speranza; forse io avevo visto migliaia di volte l’iscrizione di Qaholom e non dovevo che capirla.

Questa riflessione mi animò e poi mi dette una specie di vertigine. Nell’ambito della terra esistono forme antiche, forme incorruttibili ed eterne; una qualunque di esse poteva essere il simbolo che cercavo. Una montagna poteva essere la parola del dio, o un fiume o l’impero o la configurazione degli astri. Ma nel corso dei secoli le montagne si livellano e il percorso di un fiume suole mutare, gl’imperi conoscono cambiamenti e la figura degli astri varia. Nel firmamento avvengono mutamenti. La montagna e la stella sono individui e gli individui sono caduchi. Cercai qualcosa di più tenace, di più invulnerabile. Pensai alle generazioni dei cereali, dei pascoli, degli uccelli, degli uomini. Forse nel mio volto era scritta la magia, forse io stesso ero il fine della mia ricerca. Ero in questo travaglio quando ricordai che il giaguaro era uno degli attributi del dio.

Allora la mia anima si riempì di pietà. Immaginai la prima mattina del tempo; immaginai il mio dio mentre affidava il messaggio alla pelle viva dei giaguari, che si sarebbero amati e generati senza fine, in caverne, in canneti, in isole, affinché gli ultimi uomini lo ricevessero. Immaginai la rete delle tigri, il caldo labirinto delle tigri, spargere l’orrore per i prati e tra le greggi perché fosse conservato un disegno. Nell’altra cella era un giaguaro; nella sua vicinanza ravvisai una conferma della mia supposizione e un segreto favore.

Dedicai lunghi anni a imparare l’ordine e la configurazione delle macchie. Ogni cieca giornata mi concedeva un istante di luce, e così potei fissare nella mia mente le nere forme che macchiavano il pelame giallo. Alcune racchiudevano punti; altre formavano linee trasversali nella parte interna delle zampe; altre, a disegno anulare, si ripetevano. Forse erano uno stesso suono o una stessa parola. Molte avevano orli rossi.

Non dirò la stanchezza della mia fatica. Spesso gridai alla volta che era impossibile decifrare quel testo. Gradatamente l’enigma concreto che mi occupava m’inquietò meno che l’enigma generale di una sentenza scritta da un dio. Quale tipo di sentenza – mi chiesi – costruirà una mente assoluta? Considerai che anche nei linguaggi umani non c’è proposizione che non implichi l’universo intero; dire “la tigre” è dire le tigri che la generarono, i cervi e le testuggini che divorò, il pascolo di cui si alimentarono i cervi, la terra che fu madre del pascolo, il cielo che dette luce alla terra. Considerai che nel linguaggio di un dio ogni parola deve enunciare questa infinita concatenazione dei fatti, e non in modo implicito ma esplicito, non progressivo ma immediato. Con il tempo, l’idea di una sentenza divina mi parve puerile o empia. Un dio – riflettei – deve dire solo una parola, e in quella parola la pienezza. Nessuna voce articolata da lui può essere inferiore all’universo o minore della somma del tempo. Ombre o simulacri di quella voce che equivale a un linguaggio, sono le ambiziose e povere voci umane tuttomondouniverso.

Un giorno o una notte – tra i miei giorni e le mie notti, che differenza c’è? – sognai che sul pavimento del carcere c’era un granello di sabbia. Mi riaddormentai, indifferente; sognai che mi destavo e che i granelli di sabbia erano due. Mi riaddormentai; sognai che i granelli di sabbia erano tre. Si andarono così moltiplicando fino a colmare il carcere e io morivo sotto quell’emisfero di sabbia. Compresi che stavo sognando; con un grande sforzo mi destai. Fu inutile; l’innumerevole sabbia mi soffocava. Qualcuno mi disse: “Non ti sei destato alla veglia ma a un sogno precedente. Questo sogno è dentro un altro, e così all’infinito, che è il numero dei granelli di sabbia. La strada che dovrai percorrere all’indietro è interminabile e morrai prima di esserti veramente destato”.

Mi sentii perduto. La sabbia mi rompeva la bocca, ma gridai: “Una sabbia sognata non può uccidermi, né ci son sogni che stiano dentro sogni”. Uno splendore mi destò. Nella tenebra sopra di me si librava un cerchio di luce. Vidi il volto e le mani del carceriere, la ruota di ferro, la corda, la carne e le brocche. Un uomo si confonde, gradatamente, con la forma del suo destino; un uomo è, alla lunga, ciò che lo determina. Più che un decifratore o un vendicatore, più che un sacerdote del dio, io ero un prigioniero. Dall’inesauribile labirinto di sogni tornai, come a una casa, alla dura prigione. Benedissi la sua umidità, benedissi il suo giaguaro, benedissi il foro della luce, benedissi il mio vecchio corpo dolente, benedissi la tenebra e la pietra.

Allora avvenne quel che non posso dimenticare né comunicare. Avvenne l’unione con la divinità, con l’universo (non so se queste parole differiscono). L’estasi non ripete i suoi simboli; c’è chi ha visto Dio in una luce, c’è chi lo ha scorto in una spada o nei cerchi di una rosa. Io vidi una Ruota altissima, che non stava avanti ai miei occhi né dietro né ai lati, ma in ogni parte a un tempo. Quella Ruota era fatta di acqua, ma anche di fuoco, e (benché si vedesse il bordo) era infinita. Intrecciate fra loro, la formavano tutte le cose che saranno, che sono e che furono, ed io ero uno dei fili di quella trama totale, e Pedro de Alvarado, che mi fece tormentare, era un altro. Lì erano le cause e gli effetti e mi bastava vedere quella Ruota per comprendere tutto, senza fine. Oh gioia di comprendere, maggiore di quella di operare o di sentire. Vidi l’universo e vidi gl’intimi disegni dell’universo. Vidi le origini che narra il Libro della Tribù. Vidi le montagne che sorsero dall’acqua, vidi i primi uomini di legno, vidi i vasi che si ribellarono agli uomini, vidi i cani che lacerarono loro la faccia. Vidi il dio senza volto che sta dietro gli dèi. Vidi infiniti processi che formavano una sola felicità e, comprendendo ormai tutto, potei anche capire la scrittura della tigre.

È una formula di quattordici parole casuali (che sembrano casuali) e mi basterebbe pronunciarla ad alta voce per essere onnipotente. Mi basterebbe dirla per abolire questo carcere di pietra, perché il giorno invadesse la mia notte, per essere giovane e immortale, perché il giaguaro lacerasse Alvarado, per affondare il santo coltello in petti spagnoli, per ricostruire la piramide e l’impero. Quaranta sillabe; quattordici parole, e io, Tzinacàn, governerei le terre governate da Moctezuma. Ma so che mai dirò quelle parole, perché non mi ricordo più di Tzinacàn.

Muoia con me il mistero che è scritto nelle tigri. Chi ha scorto l’universo, non può pensare a un uomo, alle sue meschine gioie o sventure, anche se quell’uomo è lui. Quell’uomo è stato lui e ora non gl’importa più. Non gl’importa la sorte di quell’altro, non gl’importa la sua azione, poiché egli ora è nessuno. Per questo non pronuncio la formula, per questo lascio che i giorni mi dimentichino, sdraiato nelle tenebre.



(tratto da "L'Aleph", traduzione di Francesco Tentori Montalto, Feltrinelli, 1996)




domenica 15 agosto 2021

Letture per un tempo infausto

Il 25 luglio siamo entrati in una realtà da romanzo distopico.

E ieri con l'attacco hacker al sistema informatico della Regione Lazio siamo entrati in zona Matrix.

Oggi, invece, 3 agosto 2021, siamo decisamente in territorio I racconti dell'ancella. 


***


Scrivevo queste righe l'altro giorno, ma preferisco essere propositiva, quindi facciamo l'elenco delle letture utili in questo periodo così difficile.

Conan, di Alexandre Key. "Gli uccelli marini, gli unici amici di Conan, lo svegliarono all'alba schiamazzando e lanciando sassolini sulla sua capanna". La fede in Dio e in sé stessi, il Nuovo Ordine Mondiale, il Cambiamento, e dei ragazzini che cercano di sopravvivere, di mantenere il bene in loro e attorno a loro, di rimanere in contatto. Un libro sulle dittature e sulla sopravvivenza, sull'imparare e sul resistere.



La Compagnia dei Celestini, di Stefano Benni. Il Grande Bastardo e la partita di calcio più interessante della storia.

Ursula K. Le Guin, Saga di Terramare. Il potere, la forza, la maternità, l'imponderabile forza cui ci avviciniamo e con cui possiamo dialogare solo se lo facciamo con saggezza e umiltà; l'amore da vecchi; la storia della donna di Kemai; Tenar e Kalessin.

J.K. Rowling, Harry Potter e l'Ordine della Fenice. Un gruppo di ragazzini lotta contro l'ordine costituito. I meccanismi del potere e della rimozione sono all'opera nel mondo degli adulti e dei compagni, eppure è possibile avere un'altra visione e difenderne la giustezza. L'amicizia e l'amore come via per la salvezza.

Jorge Luis Borges, L'aleph. La scrittura del Dio e Gli immortali mostrano che né l'onnipotenza né l'immortalità sono qualcosa cui anelare.

La Bibbia, in particolare: Giona, Esodo, Libri sapienziali tutti, due libri dei Maccabei, Ester, Vangeli tutti, Lettere di Paolo tutte, lettere di Giovanni tutte e tre

Papa Francesco, Laudato si' e Fratelli tutti. Essere fratelli e guardare il mondo con verità.

Bruno Tognolini, Lunamoonda. Come si crea un popolo di tossicodipendenti senza neanche doversi preoccupare della produzione. Il mondo salvato dai ragazzini rifugiati in una grotta in Sardegna. Un romanzo strano, con alti e bassi, sicuramente lucido nell'additare i pericoli cui lo scientismo può portare.

Sebastiao Salgado, Dalla mia terra alla terra. Quando si pensa che il mondo di oggi non sia più come quello degli ultimi decenni del secolo scorso, delle guerre e delle catastrofi umanitarie che Salgado fotografò, possiamo ricrederci: è lo stesso, sono solo diventati più bravi a nascondere, a distrarre, ad additare capri espiatori. La natura e i popoli cosiddetti "primitivi" come unica speranza per l'essere umano.



David Grossmann, Vedi alla voce: amore. Il totalitarismo e i meccanismi del suo procedere. Un romanzo di romanzi, diversi per genere, stile e pathos, ma che alla fine ricorda il senso dell'essere umani.

David Grossman, Qualcuno con cui correre. Per non perdere la speranza, nonostante la droga, la mafia, la burocrazia, il decadimento di ogni ideale o valore: "...qualcosa che mi ha detto Teodora, in un altro contesto: è ovvio che ci sono al mondo persone come Shay, ma ce ne sono anche altre, come quelle che cercano di tirare fuori Shay dal pantano, no?...E a questo proposito, Teodora ha detto che è proprio per loro che vale la pena vivere". Un libro sulla crescita e l'amore, per la famiglia, le proprie origini e l'altra persona che può camminare con te. Un romanzo di formazione profondo, duro, spiazzante, che insieme trasmette e insegna forza e resistenza.



Dino Buzzati, Il segreto del bosco vecchio. Alberi ed animali e la loro vita che unica può accarezzare l'anima di bambini soli. Un po' di Vento Matteo per tutti.

Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e Resa. "Solo se l'ira e la vendetta di Dio contro i suoi nemici restano realtà valide, qualcosa del perdono e dell'amore verso i nemici può toccare il nostro cuore". 5 dicembre 1943.

Grimm, Fiabe. A volte colui che si salva e salva tutti, è colui che viene additato come stupido. Ma chi è puro di cuore, viene aiutato, sempre.

Silvana De Mari, L'ultimo elfo e L'ultimo orco. Rilettura non convenzionale di elfi, orchi, principesse e profezie. Un inno alla libertà e alla lotta per trovare sé stessi e una qualche parvenza di vita dotata di senso.

Etty Hillesum, Lettere e Diario. Le parole di Etty possono illuminare qualsiasi persona. "Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo, e cioè la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell’aria. Restano solo delle disposizioni fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e oppressione angosciose. Si deve insegnarlo agli ebrei... Possono renderci la vita un po’ spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po’ di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato: col nostro sentirci perseguitati, umiliati, oppressi, col nostro odio e la millanteria che maschera la paura. Certo che ogni tanto si può essere tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e lavorare ‘a se stessi’ non è proprio una forma d’individualismo malaticcio. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di trasformarlo in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. È l’unica soluzione possibile...Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra".








mercoledì 11 agosto 2021

Elogio di Katniss

Raramente riesco a parlare prima di aver letto abbastanza, essermi fatta un'idea, aver sviluppato un mio pensiero su un certo tema.

Ad esempio, sto ancora meditando sull'uso distorto della parola "scienza" collegata a "verità" ed "evidenze", in collegamento a quel che ricordo di Popper (falsificabilità delle teorie scientifiche); sto ancora ragionando sul significato di stato etico, in coincidenza con un sistema che ritiene che un giudice possa decidere senza informarmi che mia figlia minorenne abortisca e che possa vaccinarsi anche se io sono contraria, salvo poi che io sia responsabile per tutti gli illeciti che possa compiere.

Ebbene, a volte le mie letture mi aiutano, anche dopo anni, a farmi un'idea su alcuni argomenti e capisco come vedo certi problemi perché dentro ho le parole, sì proprio come Il paziente inglese, che aveva le informazioni, "come un mare dentro di sé". Sento le stonature. Avverto prepotentemente la falsità, l'ipocrisia, a volte non dall'inizio, sono molto ingenua e afflitta da un'insopportabile fiducia negli esseri umani, ma poi, come una rivelazione, vedo e allora cambia tutto, con una rivoluzione copernicana. Il 23 luglio, non me lo dimenticherò.

E poi ricordo. Ho memoria di quello che le persone hanno detto e fatto, non precisamente, con dati, parole e giorni, non potrei citare, ma so che aveva detto l'esatto contrario, aveva sostenuto l'esatto contrario, e allora chiudo con quella persona, quel movimento, quel partito.

Prima di parlare di Katniss, devo dire quali frasi mi risuonano oggi.

"O io, o lui, o entrambi moriremo!" Romeo e Giuletta, lo sento con la voce di Di Caprio. Tutti moriamo, prima o poi, la demonizzazione e rimozione della morte non mi appartiene; questa radicale consapevolezza (memento mori) fa parte di me da sempre, ma io ho dato la vita, ho scelto di dare la vita, e la vita di mio figlio, che non mi appartiene, non appartiene a nessun altro, non la farò prendere a nessuno. 

"La vita è dolore e sofferenza, non solo per chi ha la lebbra, ma per tutti. Eppure, non c'è nessuno che non lotti per vivere quanto più possa", Principessa Mononoke. La vita non è un prato fiorito, un letto di rose, come il benessere occidentale ci ha fatto pensare, escludendo i cimiteri, i malati, i vecchi, gli storpi. E' una cecità occidentale, una visione parziale che oggi cerca di riproporsi buttandosi in una cieca e fideistica accettazione di tutto ciò che la "SCIENZA" propone o propina. 

So che non pare, ma sono una persona davvero molto ironica (o così mi piace pensare) e solare (perché così voglio essere: Film Blu), ma forse sono come Pavese, di cui Natalia Ginzburg scriveva che aveva un'ironia sottile, pungente, che non emergeva mai o quasi mai dai suoi scritti, che erano invece pieni di dolente consapevolezza del male del mondo, di amarezza. "Che il meglio di te sia per gli amici tuoi", diceva Gibran: mi piace pensare che agli amici possa ancora riservare qualche barlume di spensierato divertimento o di lucida ironia o di intelligente sarcasmo. Speriamo.

Bene, veniamo a Katniss.

Per anni non ho capito la sua figura, o meglio non l'ho apprezzata. Vengo da anni in cui i campioni del bene erano eroi ed eroine senza macchia, senza paura, senza tentennamenti, e lei mi spiazzava. Indecisa, su tante, troppe cose. Mera pedina di tante trame ordite da altri. Confusa sui suoi sentimenti, e alla lettura del primo libro e visione dei film per anni non ho capito perché scegliesse Peeta e non l'altro, che è pure fratello di Chris H., voglio dire pensa al patrimonio genetico dei tuoi figli. (Non ci pensiamo mai. L'amore è paradossale perché quando ti innamori, il patrimonio genetico dei tuoi figli non lo consideri proprio. E dopo, li ami così come sono. Forse sta qui il nocciolo dell'orrore della preordinazione genetica: vedere Gattaca, Lunamoonda).

Katniss arciera neanche così infallibile, incapace di esprimere sentimenti se non nelle circostanze estreme, quasi sempre manovrata e in bilico.

L'unica cosa che amavo era la scena finale, quella bucolica in cui lei, Peeta e la bambina sono tra i campi, lui gioca con la bambina e lei nutre il piccolino, perché anche se lei dovrebbe avere sui trent'anni e il trucco decisamente non riesce a darglieli, amo tutte le scene in cui si svela e rivela l'immaginario preraffaellita e londoniano che è sotteso all'utopia occidentale. Che penso mi consoli un po'. (Mi piace sempre, così, vedere Bella ed Edward che corrono tra i boschi al rallenty, con gli abiti bianchi svolazzanti, come in una pubblicità di Dior by Matteo Garrone; sebbene io apprezzi decisamente di più, come personaggio e come metafora, Jacob, ma questa è un'altra storia, e bisognerà parlarne un'altra volta.)

Infine ho capito. Siamo tutti stupidi, in un mondo più grande di noi e che tesse trame che non riusciamo a dipanare. Ero ingenua io, che pensavo che cause e motivi fossero spiegabili, visibili, indagabili. Tutti noi siamo come Katniss, i cui fili sono mossi da altri, e la cui libertà si riduce a poche scelte. Ma da allora ho potuto vedere quanto le sue scelte fossero fondamentali. Difendi i deboli. Proteggi fino alla fine coloro che ti sono affidati. Non andare in battaglia se non sei costretta, ma se vai, punta a vincere. Non sacrificare ciò che sei pur di vincere. Tra il più forte e il più debole, cambia il criterio di scelta: e non è detto che il suo, che amava di più chi più aveva bisogno di lei, sia poco proattivo e liberante. E' un concetto di amore che associamo al materno (le madri di figli problematici lo sanno bene, quanto l'amore per chi ha più problemi ti strugga il cuore più dell'amore per chi, tanto, se la caverà), e che io non avevo mai collegato a quello che di solito chiamiamo "amore tra pari", ma, in fondo...non è tanto essere pari, ma essere i due pezzi del puzzle. 

E così, nonostante la Jennifer non mi sconfinferi molto, Katniss ha ora un posto in me.