domenica 27 novembre 2011

Pomeriggio al Museo di scienze naturali di Cesena: la criptozoologia spiegata ai bambini

Questo pomeriggio siamo andati al Museo di scienze naturali di Cesena, dove si teneva l'incontro condotto da Lorenzo Rossi su "Animali misteriosi nel cinema e nella letteratura", in cui venivano presentati, attraverso immagini, foto, racconti e brevi spezzoni di film, alcuni degli animali insoliti che sono divenuti famosi nella letteratura e nel cinema, e si mostrava come spesso essi siano derivati da fatti reali, ritrovamenti e situazioni insolite, ma non impossibili, letti, vissuti e interpretati dagli uomini in modo creativo.



















Ad esempio la balena bianca Moby Dick, che fu a Melville ispirata da una serie di osservazioni fatte dall'esploratore Reynolds alcuni anni prima; il kraken dei Pirati dei Caraibi e il giant squeed; Nessie di Loch Ness e...gli storioni; l'ipotetico cranio del Ciclope, in realtà resto dell'elefante nano siciliano, ormai estinto da lustri; e molti altri animali misteriosi, dall'ippogrifo all'unicorno.
Tutto trattato con un piede nel racconto mitologico e un piede nella realtà, rifuggendo da sensazionalismi ma lasciandosi incantare sia dalla imprevedibile bellezza e straordinaria "ironia" della realtà, sia dallo scrupolo dell'indagine scientifica e della visione obiettiva.
































L'incontro è stato condotto con competenza e serenità (di fronte a bimbi tanto interessati da intervenire...continuamente!) da Lorenzo Rossi, esperto della materia e curatore del sito www.criptozoologia.com.
Ma che cos'è la criptozoologia?


La criptozoologia è la scienza degli animali nascosti. Mentre la paleontologia scopre e descrive gli organismi del passato, la criptozoologia tenta di fare la stessa cosa con gli animali sconosciuti attualmente viventi. Le ricostruzioni criptozoologiche non sono più fantasiose o illegittime di quelle paleontologiche. [...] L'inventario degli animali sia acquatici che terrestri è lontano dall'essere completo [...] Il ruolo della mitologia è importante, dato che gli animali nascosti si prestano facilmente all'essere notevolmente mitificati. Il compito della criptozoologia consiste nel demitificare il contenuto delle informazioni nel tentativo di rendere l'inventario della fauna del pianeta il più completo possibile. (Dalle parole di Bernard Heuvelmans, tratte dal sito www.criptozoologia.com).


Molto interessante. Mi ha ricordato le descrizioni degli animali nel Milione Marco Polo, che facevano ridere tutti, finché quegli animali non furono nuovamente visti da occhi occidentali lasciandoli a bocca aperta; i racconti della fenice e dell'unicorno e le loro rielaborazioni, dall'antichità ad oggi; e le fibre nervose tratte dagli architeutis con cui si fabbricano i cavi di collegamento nel libro Lunamoonda di Tognolini. E' bello vedere che di certe cose si può anche parlare in modo serio, imparando di più sia sul mondo che ci circonda, sia su quello che, attraverso i miti e i racconti, noi esseri umani abbiamo sentito il bisogno di comunicare nel tempo.









sabato 26 novembre 2011

Banana Yoshimoto


Ci sono scrittori che sembra parlino dell’universo, e invece parlano solo delle loro scarpe, e ci sono scrittori che sembra parlino solo delle loro piccole cose quotidiane, o di vicende in cui pare non accadere nulla, e invece parlano della realtà, e senza che tu te ne sia accorta alla fine scopri che ti hanno mostrato delle verità straordinarie, che sono alla portata della tua mano. Trovo che Banana Yoshimoto sia una di questi. Allo stesso modo in cui lo è Miyazaki in alcune sue opere cinematografiche, come Totoro o il recente Arietty.


Delfini










…ho sempre accettato mia madre e mio padre per quello che erano, senza provare rancore per il fatto che fossero diventati i miei genitori senza desiderarlo. (P. 27).

Le persone speciali, anche da morte, lasciano sempre un segno tangibile del loro spirito. (P. 26).

Di sicuro avrei fatto in modo di escludere dalla mia vita tutte quelle persone che avrebbero potuto fare del male a mio figlio. Credo che in questo consista il compito di una madre. (Pag. 121).







Serie Breeds di Lora Leigh

La casa editrice Leggereditore, che sta pubblicando molta narrativa americana interessante e piacevole, ha iniziato la pubblicazione della serie Breeds di Lora Leigh. Negli Stati uniti questa serie è pubblicata da Ellora's Cave, specializzata in libri erotici (e anche oltre). Il primo libro, intitolato Il fuoco della tentazione, è uscito il 24 novembre. Siccome trovo sempre, in blog e siti, espressioni elogiative ed entusiastiche rispetto ai Breeds, mentre la serie non mi ha affatto convinta, ho deciso di scrivere la mia opinione, non per sconsigliare dall'acquisto, ma perché ci sia anche una voce critica che possa essere consultata da chi abbia dei dubbi.

  1. IL FUOCO DELLA TENTAZIONE. Tempting the beast (Callan-Merinus). 6. Non un granché.
  2. The man within (Taber-Roni). 6,5. Abbastanza carino, con un prologo intrigante e dei sentimenti meglio analizzati.
  3. Elizabeth’s wolf (Dash-Elizabeth). 7. Peccato per il nome del protagonista, che fa troppo detersivo; per il resto, abbastanza bello, forse il migliore della serie a mio giudizio.
  4. Kiss of heat (Kane-Sharra). 7. Abbastanza interessante, personaggi intricati e difficili che si dibattono in un rapporto complesso, in cui è difficile perdonarsi le colpe, vere o supposte, del passato. Peccato per certi escamotage a favore dell'happy ending, davvero non necessari.
  5. Soul deep (Kiowa-Amanda). 5. Ehm! Molto forte dal punto di vista sessuale. Troppo per i miei gusti. Non altrettanto forte come resa dei personaggi, né come storia. Troppi escamotage.
  6. The breed next door (Tarek-Lyra). 7,5. Bello, molto semplice e dolce, con dialoghi divertenti tra i due e un personaggio femminile che sa il fatto suo e non si fa mettere  i piedi in testa. E neanche qualcos’altro in un altro posto. Fiuuu! Ci voleva. Dopo Soul deep temevo quali nuovi abissi della sessualità Lora Leigh avrebbe esplorato, invece è riuscita a scrivere in un modo che mai avrei pensato: in modo delicato. Piccole cose carine: le rose, come si tiene la casa, togliersi gli stivali e camminare coi calzini bianchi in casa, fare il pane…(Come al solito si riconferma il fatto che molti americani mangiano davvero male: pane alle  BANANE?!). Amore familiare a go go e ovviamente, purtroppo, fratelli che sono ex Special Forces. Uff!
  7. Megan’s mark. Iniziato, lasciato a metà per insopportabile noia...tutto già sentito, già letto.
Il mio giudizio su Lora Leigh? 
Ho letto questi libri in inglese. Sono stati tra i primi libri che ho letto in lingua, e l'inglese della Leigh lo consente agevolmente, nel senso che è davvero semplice. Dopo Soul deep ho provato a leggere anche Megan's mark, ma l'ho lasciato a metà per quanto mi sembrava ripetitivo e poco coinvolgente. Mi ero ripresa dalla lettura di Soul deep grazie a The breed next door, ma Megan's mark mi ha riabbattuta. Questa serie quindi non mi ha né convinta né presa.
La scrittrice è un po' troppo ripetitiva nell’uso del lessico; non molto originale nelle scene d'amore (tutte più o meno simili di libro in libro, e con un'importanza predominante rispetto alla trama); un po' troppo forte in certi casi, sia come dinamica del rapporto che come lessico; certi elementi non ho proprio potuto apprezzarli, e non ne ho neanche visto l'utilità ai fini della narrazione; è poco innovativa di libro in libro per quel che riguarda i caratteri che delinea; crea personaggi femminili di non grande spessore; inoltre mostra quel che a mio parere è un eccessivo e spropositato elogio delle forze militari americane e dei loro interventi in giro per il mondo. Tuttavia, alcuni caratteri sono interessanti e certe trame abbastanza intriganti, anche se nei suoi libri mi pare sempre che il passaggio da "ti odio e non ti sopporto" a "sei il compagno della mia vita" sia un po' troppo veloce. Anche tramite lo strumento del “mating” non riesce ad essere abbastanza motivato. La scrittrice è sicuramente capace di dedicare pagine e pagine a una scena d’amore senza annoiare, pur con una predilezione forse troppo pronunciata per scene e dialoghi veramente “forti”; l'idea di base è buona e intrigante; alcuni personaggi, come dicevo, sono ben delineati. Nonostante questo il giudizio sulla serie non riesce ad essere del tutto positivo, per i limiti di cui sopra. 
Attenzione, segue spoiler sul quarto libro!
Ah, una cosa: tutti questi escamotage per fare sì che tutto vada a posto non mi piacciono. Insomma, un personaggio può anche avere qualcosa che rimane insoluto, no? Ad esempio, perché Sharra deve improvvisamente e miracolosamente scoprire che le sue tube si sono “riparate” da sole e che quindi può rimanere incinta? Questi colpi di spugna sul passato e sulle azioni precedenti dei personaggi non mi piacciono per niente. Trovare la felicità non significa che tutto vada miracolosamente a posto, ma che riesci a fare i conti con il passato e con te stessa e a sopravvivere, anzi, a essere felice lo stesso, accettando quel che è stato e usandolo per essere migliore.
Queste trovate invece rischiano di avvallare quell’atteggiamento di superficialità, riguardo a sé stessi e riguardo alle scelte che si compiono, che predomina nella nostra società. Sì, lo so, non so parlando del discorso ufficiale di un alto capo di stato, ma se uno pubblica, qualsiasi cosa pubblichi, certe domande secondo me se le deve porre, a certe cose deve pensare.
Penso che la letteratura debba migliorare il mondo, non renderlo più atrofico e inconsapevole.
Può anche darsi che la scrittrice abbia voluto affrontare il tema dei metodi anticoncezionali irreversibili per mostrare che effettivamente ci si può poi pentire delle scelte fatte e che è un azzardo ipotecare il proprio futuro…ma anche in tal caso non vedo perché alla protagonista la situazione debba cambiare.

venerdì 25 novembre 2011

La serie Immortals after dark di Kresley Cole


Kresley Cole ha creato la serie Immortals after dark, in cui unisce creature di vario tipo (vampiri, licantropi, streghe, fate, fantasmi...), di volta in volta creando storie d'amore che spingono i protagonisti a superare le barriere e i pregiudizi che avrebbero per chi è diverso, mettendosi in discussione e cambiando. Non è male, alcuni personaggi e alcune storie sono proprio riusciti, sebbene debba ammettere che in inglese la scrittrice non mi ha favorevolmente colpito: un'autrice dunque che guadagna dalla traduzione, tranne che nei primi, disgraziati libri della serie, per i quali evidentemente i traduttori italiani, durante l'attività d traduzione, intanto stavano cucinando, o facendo jogging, o erano in bagno.
I libri sono abbastanza spinti, ma debbo ammettere che non si tratta di sessualità volgare, né volgarmente descritta, anzi in certi casi l'autrice riesce pure a essere delicata e poetica, il che non guasta. Soprattutto apprezzo il fatto della forte comunione di scelta tra i protagonisti, che non lascia spazio a promiscuità di sorta; essa spesso è dovuta proprio alla specie cui appartiene il protagonista (i vampiri trovano la loro Sposa, i lykae la loro Compagna eccetera). Il legame è indissolubile, per questo spesso i personaggi ne hanno paura all'inizio, ma cambiando e crescendo nell'amore infine giungono ad accettarlo.

1. Dark love.



7. Bella storia, peccato per la traduzione tutta un errore.

2. Dark pleasure.



7. Non eccelso, con qualche spunto carino nel personaggio di Sebastian

3. Dark passion. 



8,5. Una storia d’amore coi fiocchi, con uno stupendo e davvero sexy Bowen!



4. Dark night. 



7,5. Miglioramento rispetto ai primi, soprattutto per la caratterizzazione dei personaggi, ma la trama è un po’ banale. Meno male che riappaiono Bowen e Rydstrom…Ahimè, traduzione con termini volgari in punti in cui non ce ne sarebbe proprio motivo.

5. Dark forever

Finalmente qualche motivo per non temere lo scorrere del tempo! Non è la storia di Cade, che seguiva nella serie e che sarà pubblicata a novembre col titolo Dark desire; è la storia di Myst e Nikolai, di cui ormai sappiamo tutto perché è citata qua e là. Ma la copertina è bellissima!
Giudizio: 6. Abbastanza immaturo, ancora non ben caratterizzati i personaggi, che sono un po' macchiette.



Inoltre, ho letto in inglese il romanzo breve Untouchable, che si trova nel volume Deep kiss of winter. Non mi ha entusiasmato: per Conrad e Daniela mi aspettavo una storia più complessa e intrigante. Pazienza...tanto io preferisco i lykae e ovviamente Rydstrom!

6. Dark Desire




Un bel libro, con guizzi ironici, uno humour che emerge soprattutto nei dialoghi realistici e a volte sfavillanti, e due personaggi ben delineati, propriamente caratterizzati, dalle belle personalità. La storia non è intricata, e il delinearsi della storia d'amore tra Cade e Holly ne guadagna in profondità e chiarezza. Proprio ben fatto. Forse solo il finale, con la ricongiunzione dei due (ormai lo sappiamo che nei libri della Cole tutto va a finire bene, E MENO MALE!), è un po' affrettato. Il libro mi ha fatto sorridere in più di un'occasione. E siccome anch'io ho delle piccole manie alla Holly, mi sono pure identificata! Quindi giudizio molto positivo: 8,5.


7. Dark Dream

Libro molto atteso, forse troppo. E per questo non all'altezza delle sorprese avute da Dark passion e Dark desire. I due protagonisti sono forti e interagiscono bene, è il resto della storia che non mi ha coinvolta come mi aspettavo. La traduzione orripilante non aiuta di certo. 8





Libri del mese

Libri del mese

Novembre 2011

(in ordine di lettura)


Sherrilyn Kenyon, Il bacio della notte, Leggereditore, Roma 2011

Kresley Cole, Dark Forever, Leggereditore, Roma 2011

Terry Pratchett, Uomini d'arme, (rete)

Charlaine Harris, Finché non cala il buio, (rete)

Gena Showalter, Demon's secret (edicola)

J.R. Ward, Oro sangue, Rizzoli, Milano 2011

Kresley Cole, Dark desire, Leggereditore, Roma 2011

libri bellissimi

I libri più belli

I libri che rileggo con sempre enorme piacere, che non lascerei mai indietro, che mi porterei sulla famosa isola deserta, che imparerei a memoria se dovessero rischiare di scomparire.
 

La Bibbia.

David Grossman, Qualcuno con cui correre.


Fedor Dostoevskij, L’idiota.

Chaim Potok, Danny l’eletto.


Etty Hillesum, Diario e Lettere.

Elie Wiesel, La notte.

Dante, Paradiso.

Bhagavadgita.


Italo Calvino, Le città invisibili.

Michail Ende, La storia infinita.















































Eugenio Montale, Tutte le poesie.

Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov.

Michael Ondaatje, Il paziente inglese.

Silvana De Mari, L’ultimo orco.

Ursula K. Le Guin, Saga di Terramare.


Kahlil Gibran, Il profeta.



Jacob e Wihlelm Grimm, Fiabe.

Hans Christian Andersen, Fiabe.

Abraham B. Yehoshua, Viaggio alla fine del millennio.


Rudyard Kipling, I libri della giungla.

Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River.
 

Risveglio a Parigi




Tre amiche in viaggio a Parigi per realizzare una promessa fatta da ragazze. Non solo bagagli con loro, ma il figlio di una, e più che le aspettative le tre portano con sé stesse i loro problemi, le questioni, le cose irrisolte. Romanzo a più voci, in cui colpiscono quelle più inaspettate. Nella vicenda e nell’investigare su di sé e gli altri ciascuna riesce a trovare qualcosa, a dipanare qualche filo, con una sorta di epifania che avviene tra Disneyland Paris e la stazione ferroviaria. Mariangela riallaccia un rapporto positivo con il figlio; Barbara fa i conti con la figura del padre, amato-odiato per la sua freddezza e lontananza, che finalmente anch’egli, tramite una lettera, ha il coraggio di riconoscere e motivare; Silvia, insoddisfatta del suo lavoro e delle sue relazioni, con il pensiero fisso di una sorellastra che se n’è andata da casa alla morte della madre, si riconcilia con se stessa e con le mancanze della propria vita.
La scrittrice mostra anche in questo libro la propria capacità di far parlare i personaggi in modo credibile, per quanto le voci narranti siano forse un po’ troppe. C’è sempre veridicità nelle parole e quei guizzi di ironia cui ci ha abituati negli altri libri e che risollevano spesso il tono della narrazione. Ha inoltre momenti di grande introspezione e capacità di lettura dell’esperienza vitale. Insomma, un buon libro, che scorre felicemente e lieve, sapendo accennare alla complessità di ciò che ogni essere umano si porta dietro, e sempre con semplicità e sensibilità.

Alcuni passaggi, tra quelli che più mi sono sembrati efficaci.

“Barbara pensa che l’Italia è un paese gravato da una caterva di leggi e disposizioni rigorosissime, temperate però da una generale inosservanza…” (p. 37)

“Poter tornare indietro, riavvolgere il film della propria vita, rimugina tra sé Mariangela. Riandare a quando avevo davanti uno snodo di autostrade, mentre ora cammino in una mulattiera stretta e in salita. Avere cento o dieci o anche solo due possibilità di scelta.” (p. 38)

“Lui, Kelvin, che è fiero da matti del suo nome, fusion o refuso che sia tra Kevin (Costner) e Calvin (Klein). Bel ragazzo: gambe lunghe, fianchi stretti e viso trendy da fotomodello, con la barba di due giorni tenuta sotto stretto controllo. Espressivo come un fotomodello, cioè un po’ meno degli idoloni dell’isola di Pasqua, quelli che i pasqualini hanno continuato a scolpire sino a trasformarla in un deserto del Gobi australe.” (p.69)

“Lo so che è un bambino infelice, ma non posso farci niente, perché sono infelice anch’io e l’infelicità è contagiosa, come l’influenza, il morbillo e la meningite. Ma lui, credo, non è infelice sempre (…). Comunque, anch’io non è che sia sempre infelice. Quando al lavoro, mi prendo una tazza di tè con uno o l’altro dei pediatri o dei medici, prima che loro comincino a visitare, e chiacchieriamo cinque minuti del più e del meno, col telefono staccato per pigliare un po’ di respiro, be’ in quei momenti lì sono felice, o mi dimentico dell’infelicità, che è quasi la stessa cosa.” (pp.98-100) 

“Barbara procede nella fila tenendo Manuel per mano, le altre due escono. “Mi dispiace” dice Mariangela poco dopo, “dovevo restare a casa e non rovinarvi il soggiorno con la presenza del bambino.” “Lascia perdere. Le moschettiere erano e sono tre, non due.” “Ma purtroppo Manuel non è D’Artagnan.” “Ti rovina tanto la vita?” “Rovinare è una parola grossa, certo che non me la rende facile. E quando mi lascerà respirare sarò vecchia, come dice lui, o fuori mercato come dico io. Comunque beata te, che un figlio non ce l’hai.” “Avevo una quasi figlia, mia sorella, e sai com’è finita.” “Ti manca?” “Forse sì. Forse continuo ad avercela con lei proprio perché mi manca. Prima ero incazzata e basta, pensavo di lei le peggio cose, per esempio che ha preferito emigrare dove di soldi ce ne sono tanti, che magari si fa cambiare il cognome quando diventa maggiorenne. Cose così. Adesso non so.” “Be’, anche per lei è stata dura. E poi crescere è così difficile. Noi, riguardo a quello, siamo state fortunate, ma pensa a Barbara…e a Manuel. Bisogna sforzarsi di capire.” “Ma me, chi mi capisce?” “Ti devi capire da sola. Sei grande, anzi vecchia, come dice Manuel.” (pp. 284-285).

Un bel libro: 8. –

La donna nelle religioni monoteistiche

Ecco un testo scritto per la presentazione di un convegno a Forlì.



La ricchezza dell’apporto dato dal mondo femminile alla genesi e allo sviluppo delle religioni è enorme e la specificità femminile spesso è risaltata come una strada di crescita feconda delle religioni in un contesto multiculturale e multireligioso. Il ruolo della donna nella religione e nella società va ancora analizzato, esplorato, investigato, tutelato e promosso. Il femminile, a volte rimosso, altre volte imprigionato e umiliato, altre ancora depauperato del suo proprium o sublimato, è stato ed è nelle religioni un germe fecondo di dialogo e arricchimento, e quando ha potuto esprimersi ha radicato nell’essere umano gli elementi migliori della sua auto comprensione: fratellanza, accoglimento del diverso, speranza nel futuro, dinamicità della relazione, e non ha cessato di rivelare altri, sorprendenti, aspetti di Dio. In questo modo la donna – amata, temuta, angelicata, segregata – si rivela come cuore pulsante di una religiosità che nel cammino dell’essere umano non solo permette di riappropriarsi della propria identità - riscoprendosi come amante, compassionevole, nell’umiltà positiva dell’essere ancorati alla terra e nella piena libertà delle figlie e dei figli di Dio – ma anche di divenire prisma che sempre più riflette la ricchezza dell’Amore.



Sì, l'ho scritto io. La prima immagine, i volto della donna, che ho proposto per il volantino, è tratto dalla Leggenda della vera croce di Piero della Francesca che si trova nella chiesa di san Francesco ad Arezzo; la seconda è La salita di Maria Maddalena in Paradiso di Guido Cagnacci, un quadro di metà Seicento strepitoso, a mio giudizio.

mercoledì 23 novembre 2011

Cathleen Schine


Non ho ancora deciso se questa scrittrice mi piace o non mi convince. Comunque, continuo a leggerla, e alcuni dei suoi libri li ho davvero apprezzati.

La lettera d’amore



Voto: 8,5. Divertente, coinvolgente, sarcastico e ironico, tenero, sfaccettato, colto nei rimandi e nelle citazioni letterarie. Una bella storia d’amore scatenata da un “incidente postale” e da una lettera straordinaria, la lettera d’amore del titolo, trovata appunto, senza saperne il mittente e dubitando di essere la destinataria, tra la posta. Anche i due protagonisti si scriveranno l’un l’altro le loro lettere d’amore, alla fine, che saranno forse meno incisive, ma ugualmente tenere e sentite.

“Helen tese distrattamente una mano. Bevve un sorso di caffè con la lettera stretta contro la tazza. Solo più tardi si ricordò di come le era sembrata sbagliata quella lettera, il fungo velenoso in mezzo al giardino della sua posta, e di quanto le fosse apparsa inopportuna, lì in agguato su quella calma superficie stratificata. La aprì, quasi meccanicamente, e si mise a leggerla.

Cara Capra,

come ci si innamora? Si casca? Si inciampa, si perde l’equilibrio e si cade sul marciapiedi, sbucciandosi un ginocchio, sbucciandosi il cuore? Ci si schianta per terra, sui sassi? O è come rimanere sospesi oltre l’orlo di un precipizio, per sempre?
So che ti amo quando ti vedo, lo so quando ho voglia di vederti. Non un muscolo si è mosso. Nessuna brezza agita le foglie. L’aria è ferma. Ho cominciato ad amarti senza fare un solo passo. Senza neanche un battito di ciglia. Non so neppure quando è successo.
Sto bruciando. E’ troppo banale per te? No, e lo sai. Vedrai. E’ quello che capita, è quello che importa. Sto bruciando.
Non mangio più, mi dimentico di mangiare, mi sembra una cosa sciocca, che non c’entra. Se ci bado. Ma non bado a niente. I miei pensieri straripano furiosi, una casa piena di fratelli, legati dal sangue, che si dilaniano in una faida:

“Mi sto innamorando”.
“Tipica scelta stupida”.
“Eppure…L’amore mi tormenta come se fosse dolore”.
“Sì, continua così, manda a puttane la tua vita. E’ tutto sbagliato e lo sai. Svegliati. Guarda le cose in faccia”.
“C’è una faccia sola, l’unica che vedo, quando dormo e quando non dormo”.

Stanotte ho buttato il libro dalla finestra. Ho provato a dimenticare. Tu non vai bene per me, lo so, ma quello che penso non mi interessa più, a meno che non pensi a te. Quando sono accanto a te, davanti a te, sento i tuoi capelli che mi sfiorano la guancia anche se non è vero. Qualche volta guardo altrove. Poi ti guardo di nuovo.
Quando mi allaccio le scarpe, quando sbuccio un’arancia, quando guido la macchina, quando vado a dormire ogni notte senza di te, io resto,
come sempre,
Montone

Helen continuò a fissare la lettera, le grinze diagonali dove era stata piegata, piegata malissimo; guardò le righe nitidamente battute a macchina; la firma, battuta a macchina anche quella. Niente data.
Un’onda di calore poco familiare la avvolse all’improvviso, un senso di tenerezza, la tenerezza di qualcun altro. Perché questa lettera si trova in mano mia? Sono una guardona. Questa lettera non è mia, non l’hanno mandata a me. Però ce l’ho in mano, l’ho letta, i suoi sentimenti mi hanno commossa. (…) Ma questa lettera è mia o no? Forse ho una storia e non lo so.”
 Bellissimo.

L’evoluzione di Jane

Voto: 5. Insopportabile noia, faticoso da finire. Unica cosa interessante: l’idea del viaggio alle Galapagos. Poca originalità.

Tutto da capo



Voto: 7. Personaggi abbastanza sconclusionati, le cui vite hanno rivolgimenti tali che, alla fine, la strana Betty sembra proprio la più normale e assennata. Tuttavia la scrittrice conferma le sue doti nella descrizione dei personaggi e nel creare intrecci coinvolgenti. Sono rese in modo vivo e dettagliato le tre protagoniste femminili, ma lo sono anche, soprattutto, i comprimari: il cugino Lou, tanto ricco quanto disponibile e di buon cuore, la sommamente ipocrita Felicity, il signor Roberts, mite ma solido, la stolta Rosalyn, il fatuo scrittore Frederick, il falsissimo Kit. Lo humor sottile permette di non far cadere il tono, che altrimenti, in certe parti, risentirebbe di una certa pesantezza. Non si può dire, però, che ci siano vere scene clou, che rimangono impresse indelebilmente nella memoria; piuttosto uno stormire di foglie e un lento posarsi di immagini, dialoghi, riflessioni.

“Se sua madre poteva leggere il proprio squallido divorzio come un eroico thriller epico, chi era lei per privarla di quella soddisfazione? (…) Da un certo punto di vista Annie le invidiava: come si fa a trovare una tale inebriante soddisfazione nella sconfitta? Ma d’altro canto aveva scarsa pazienza verso un atteggiamento che significava, lei lo sapeva, che tutti i dettagli decisamente poco eccitanti – come organizzare il trasloco, ordinare il materiale da imballaggio e trovare il modo di pagare le spese per questi piccoli dettagli – sarebbero inevitabilmente ricaduti, come foglie in autunno, sulle sue spalle” (pp. 50-51).

“Ma, alla resa di conti, il punto di forza di Miranda era la sublime ignoranza dell’eventualità che le cose potessero andare in un modo diverso da quello che lei, nella sua benevola eccitazione, aveva immaginato. Non si curava di quello che il mondo pensava di lei o dei suoi capricci, poiché il mondo esisteva soltanto per come lei lo immaginava, e Miranda credeva nella propria immaginazione come altri credevano in Dio o nel capitalismo: era una forza, ed era una forza del bene” (p. 59).

“Miranda andò a letto febbricitante e rossa in volto, con i capelli appiattiti sulla testa e gli occhi gonfi di stanchezza. Il mattino dopo, tuttavia, emerse dal bagno vispa e fresca di doccia, con un aspetto e uno stato d’animo che erano quelli pre-Oprah. Quando Kit Maybank percorse il sentiero sterrato che conduceva al decrepito cottage non era preparato a vedere la donna radiosa che gli andò incontro sulla veranda. Ricordava la donna boccheggiante, pallida, fradicia e più vecchia del giorno prima, non questa creatura piena di vita dal sorriso ironico e dallo sguardo profondo ed entusiasta” (p.99).

Mirabilandia

Ieri e l'altro ieri io e mio figlio siamo andati a Mirabilandia.



Costa parecchio, infatti siamo andati solo perché avevo un biglietto omaggio bambino.
Ecco le mie impressioni. (Le sue impressioni: bello, soprattutto il gioco dei dinosauri).
- E' vergognoso che abbiano fatto una sorta di carta vip (anche molto costosa) e ingressi privilegiati ai giochi per chi ce l'ha. Tu sei in fila da mezz'ora, cerchi di tenere buono il bambino in mille modi, sei quasi arrivata alla sbarra, e vum! arrrivano dei gradassi che si intrufolano prima di te. Prima almeno, tutti in fila, si soffre insieme, il senso comune di compassione per le umane vicende ti faceva sopportare e ci si guardava l'un l'altro con empatia eccetera...Ora, sembra legittimato il principio che più paghi più sei privilegiato. E a quel paese gli altri, peggio per loro se rimangono indietro. Sì, lo so che il mondo funziona sempre più così, ma il punto è che non dovrebbe! E' sbagliato, non solo, è aberrante! Addio ai principi di equità, anche in un parco giochi. Addio al senso di giustizia spiegato a tuo figlio. (Per fortuna il mio non ha notato che quelli passavano avanti, ancora non ha queste malizie. Se me l'avesse chiesto, temo che non sarei riuscita a contenermi e avrei risposto: perché sono dei bastardi schifosi!).
- Il parcheggio è troppo caro: 5 euro! Entrambi i giorni poi...
- I giochi non sono più quel granché che ricordavo. E' vero, a me piaceva l'Hurricane (che hanno tolto anni fa) e di sicuro il Katun non l'ho fatto con il bambino di quattro anni, ma anche gli altri...che noia. Il gioco nuovo, Reset, è di un'insopportabile banalità: spara a dei puntini rossi mentre il veicolo si muove. Bastava andare in sala giochi...E i genitori che fanno le foto ai figli davanti alla riproduzione della testa della Statua della libertà rotta e giacente a terra...come si fa a pensare che uno scenario di distruzione sia forte, carino, divertente? La gente è matta. Non si rendono conto di quello che fanno, dei significati delle cose, vedono un'immagine particolare e pensano "Wow!" ma non si chiedono che cosa significhi, che cosa implichi. Magari sono gli stessi che vanno in paranoia quando si fulmina una lampadina in casa o se passa un millepiedi di fianco al divano.
- L'area dei bambini è carina, sì; i giochi durano un minuto, ma piacciono.
- Nella playland ci sono cartelli che recitano: Un'adulto è tenuto alla sorveglianza...Sì! UN'ADULTO con l'apostrofo! DUE VOLTE! Ma se uno non sa l'italiano, prima di far stampare un cartello plastificato almeno dovrebbe chiedere, no? Oppure è tanta l'ignoranza che neanche si rendono conto di non sapere l'italiano? Vedo ora in rete che anche nel gioco Ispeed c'è un errore in un cartello, però stavolta in inglese: c'è scritto two persons, ma questo plurale è arcaico e desueto! Che raffazzoni...
- La cartina riporta delle strade per arrivare nei luoghi che non ci sono: il gioco di Max è in fondo, vicino al lago degli spettacoli notturni, ma ci si arriva SOLO passando dal Katun. Ma perché?
- Punto positivo: tutti i bagni in cui sono andata erano puliti e riforniti di carta igienica.

Insomma, giudizio non del tutto positivo. Quindi, miei cari, se farò un abbonamento l'anno prossimo sarà a Oltremare, anche se è più distante. Au revoir, anzi, adieu!

i sei migliori fumetti giapponesi

I FUMETTI GIAPPONESI MIGLIORI
  • Vagabond
Vagabond è straordinario perché le sue tavole migliori sono vere e proprie opere d’arte grafica, per la capacità di andare in profondità nei pensieri e nei sentimenti dei personaggi, per la maestria nella descrizione dei gesti, in particolare di quelli nei duelli, perché riesce a farti appassionare a personaggi realmente esistiti, perché i maestri che Musashi incontra sono incredibilmente e profondamente umani, perché è una delle opere che meglio presenta la filosofia orientale che si estrinsecò nel bushido, perché Musashi è un gran personaggio, che cresce, cambia, sbaglia, non si arrende. La frase più bella del fumetto (finora): “La mia katana è una cosa sola con l’universo. Perciò, non ho bisogno della katana.”

  • Planetes
Planetes è straordinario per la descrizione di quello che lo spazio significa per gli esseri umani, per la capacità di mostrare che la vera conquista è quella di sé stessi, per ipotizzare un futuro realistico e difficile, per mostrare un cammino di crescita che si fa solo se si accetta di stare insieme agli altri e di lasciarsi segnare da loro. La frase migliore: “Lo spazio che vedevo io…era una cosa così piccola?”


  • Nana
Nana è straordinario perché fin dall’inizio ti appassiona e coinvolge, perché i personaggi sono dolci, contorti, segnati, in difficoltà con sé stessi e con il mondo, ma mostrano forza, energia e compassione, per l’amore per la musica e per la delicatezza con cui analizza i sentimenti umani.


  • Sayuki
Sayuki è straordinario per il modo irriverente con cui rilegge un classico del pensiero religioso orientale, per la trama coinvolgente, per i personaggi complessi e mai banali, per la dinamica delle loro relazioni. Il personaggio di Genjo Sanzo è intrigante e affascinante tanto quanto insopportabile.


  • Mars
Mars è straordinario per la sua dolcezza, per i protagonisti, tristi e segnati,che riescono a salvarsi attraverso il percorso di crescita che l’amore reciproco li spinge a compiere, perché ti ricorda la forza, i sogni, l’amicizia, e infine per il tratto dell’autrice, scabro ed essenziale a volte, ornato e espressivo altre volte.


  • Nausicaa
Nausicaa è straordinario per la bellezza della storia, perché nessuno è solo buono o solo cattivo, perché anche i peggiori possono redimersi, per la protagonista che è un personaggio indimenticabile, per le parole di Chikuku al grande sacerdote (che si aspetta che l’apostolo che salverà il mondo sia simile a un angelo, perciò non può credere che sia Nausicaa, che vola solo grazie alla sua maeve): “Se l’apostolo avesse le ali attaccate al corpo, sarebbe un mostro!”, per i mostrotarli, per come dipinge l’avidità, la piccolezza e insieme i gesti quotidiani ed eroici degli esseri umani, per come condanna la guerra.


Musei d'Europa

GLI OTTO MUSEI MIGLIORI D’EUROPA (tra quelli che ho visto finora)
  • Louvre

  • Museo ebraico di Berlino

  • Musée d’art e d’histoire du Judaisme de Paris

  • Mart di Rovereto

  • Musée Picasso a Parigi

  • Musée du message biblique Marc Chagall, Nizza

  • Pergamon Museum, Berlino

  • National Gallery, London