giovedì 21 settembre 2017

Il canto del popolo ebraico massacrato, di Yitzhak Katzenelson

Yitzhak Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato
Giuntina, Firenze 1995

Non ci sono più! E non torneranno più su questa terra!
Me li sono inventati. Sì, sto seduto e me li invento.
Solo le loro sofferenze sono vere. Solo il loro dolore
di massacrati è vero, immane...
Pag 33

Raccontate... io so soltanto l'inizio...e l'inizio non è tutto - vorrei
che mi diceste la fine...o forse il mio pianto vi disturba?
Parlatemi della fine, raccontate, e io ascoltero', io piangerò in silenzio...
Raccontate - io sono una pietra corrosa, le mie lacrime acqua che sgorga da una roccia.
Pag 49

I primi ad essere ammazzati sono stati i bambini, gli orfani,
quanto di meglio ci sia al mondo, quanto di più bello possieda l'oscura terra!
Quegli orfani sarebbero stati la nostra consolazione,
da quei visi tristi e muti sarebbe arrivata la luce del giorno!
Pag 55

La tristezza rimane, penetra nel mondo, nella vita, e lascia una traccia profonda.
La tristezza ebraica fa riflettere, sveglia, apre gli occhi.
È come una Torah per il mondo, come una profezia, uno scritto sacro -
Non piangere...Ottanta milioni di assassini per la tristezza di una bambina ebrea.
Pag 57

Non dare consigli a nessuno, né al tuo vicino né ai parenti
che disperatamente ti supplicano con gli occhi come schiavi, come schiavi
che chiedono pietà: che fare? Anche se tu fossi Dio -
non dire niente. Niente! Tutto ciò che puoi dire è male.
Pag 63

Siete rimasti a guardare quando hanno portato a morire i figli del mio popolo,
per mare, sui treni, a piedi, al chiaro del giorno e al buio della notte.
Milioni di bambini hanno teso  le mani verso di voi prima di venire massacrati,
milioni di nobili madri, di padri - nulla ha fatto tremare il vostro impassibile azzurro.
Pag 81

Non ci fu scampo: li hanno scovati tutti, li hanno trovati
nelle cantine più profonde di via Mila, nascosti nelle soffitte, negli armadi, nelle immondizie,
dappertutto. Via Mila era piena di noi. E siamo rimasti così pochi!
Ci hanno uccisi sul posto o ci hanno portati alla morte per strade deserte.
Pag 109

mercoledì 20 settembre 2017

Il canto del popolo ebraico massacrato, di Yitzhak Katzenelson

Yitzhak Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato
Giuntina, Firenze 1995

Non ci sono più! E non torneranno più su questa terra!
Me li sono inventati. Sì, sto seduto e me li invento.
Solo le loro sofferenze sono vere. Solo il loro dolore
di massacrati è vero, immane...
Pag 33

Raccontate... io so soltanto l'inizio...e l'inizio non è tutto - vorrei
che mi diceste la fine...o forse il mio pianto vi disturba?
Parlatemi della fine, raccontate, e io ascoltero', io piangerò in silenzio...
Raccontate - io sono una pietra corrosa, le mie lacrime acqua che sgorga da una roccia.
Pag 49

I primi ad essere ammazzati sono stati i bambini, gli orfani,
quanto di meglio ci sia al mondo, quanto di più bello possieda l'oscura terra!
Quegli orfani sarebbero stati la nostra consolazione,
da quei visi tristi e muti sarebbe arrivata la luce del giorno!
Pag 55

La tristezza rimane, penetra nel mondo, nella vita, e lascia una traccia profonda.
La tristezza ebraica fa riflettere, sveglia, apre gli occhi.
È come una Torah per il mondo, come una profezia, uno scritto sacro -
Non piangere...Ottanta milioni di assassini per la tristezza di una bambina ebrea.
Pag 57

Non dare consigli a nessuno, né al tuo vicino né ai parenti
che disperatamente ti supplicano con gli occhi come schiavi, come schiavi
che chiedono pietà: che fare? Anche se tu fossi Dio -
non dire niente. Niente! Tutto ciò che puoi dire è male.
Pag 63

Siete rimasti a guardare quando hanno portato a morire i figli del mio popolo,
per mare, sui treni, a piedi, al chiaro del giorno e al buio della notte.
Milioni di bambini hanno teso  le mani verso di voi prima di venire massacrati,
milioni di nobili madri, di padri - nulla ha fatto tremare il vostro impassibile azzurro.
Pag 81

Non ci fu scampo: li hanno scovati tutti, li hanno trovati
nelle cantine più profonde di via Mila, nascosti nelle soffitte, negli armadi, nelle immondizie,
dappertutto. Via Mila era piena di noi. E siamo rimasti così pochi!
Ci hanno uccisi sul posto o ci hanno portati alla morte per strade deserte.
Pag 109

Primo Levi in Yitzhak Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato

Anche Katzenelson, come la maggior parte degli scrittori, dei musici e dei teatranti yiddish, è poeta popolare: ma scaturisce e trae alimento da un popolo che è unico in Europa e nel mondo, un popolo in cui la cultura non è privilegio di una classe o di una casta, ma è di tutti e in cui il Libro ha sostituito la Natura in quanto fonte per eccellenza di ogni intuizione mistica, filosofica o poetica. Perciò non stupisce di ritrovare nel disperato e talora grezzo lamento di Katzenelson l'eco di parole eterne, la continuità e l'eredità legittime di Ezechiele, di Isaia, di Geremia e di Giobbe; né stupisce che egli stesso ne sia fiero e conscio: "...in ogni ebreo grida un Geremia, un Giobbe disperato". (...) ...alle domande del Giobbe moderno nessuno risponde, nessuna voce esce dal turbine. Non c'è più un Dio nel grembo dei cieli " nulli e vuoti", che assistono impassibili al compiersi del massacro insensato, alla fine del popolo creatore di Dio.

Primo Levi, dall'Introduzione a Yitzhak Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato
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