domenica 5 novembre 2017

Dowton Abbey

Downton Abbey

Su, non siate così melodrammatico. Non siamo in un romanzo di Dickens.

Tutti noi abbiamo un ruolo da mettere in scena, e tutti noi dobbiamo essere messi in grado di poterlo recitare.

È in atto una crisi di cui non sono al corrente?...Dunque questo assembramento non ha alcuna ragione d'essere.

È stata decisa una pausa di cui non sono stata messa al corrente?

Non essere impertinente, non ti si addice.

Sono una donna. Posso avere tutte le contraddizioni che voglio.


How to train your dragon, by Cressida Crowell

Becoming a Hero the hard way!

I was not the sort of boy who could train a dragon with a mere lifting of an eyebrow. I was not a natural at the Heroism business. I had to work at it. This is the story of becoming a Hero the Hard Way.
Pag 3


martedì 10 ottobre 2017

The sparrow, by Mary Doria Russell

From The sparrow, by Mary Doria Russell

The city gave its name to the power of patience - Romanità. Romanità excludes emotion, hurry, doubt. Romanità waits, sees the moment and moves ruthlessly when the time is right. Romanità rests on an absolute conviction of ultimate success and arises from a single principle, Cunctando regitur mundus: Waiting, one conquers all.
So, even after sixty years, Vincenzo Giuliani felt no sense of impatience with his inability to understand Emilio Sandoz, only a sense of how satisfying it would be when the wait paid off.
Pag 8

The house became his cave - a home where a Jesuit was welcome and relaxed and off-duty, where he could soak up energy instead of being drained of it. It was the first real home Emilio Sandoz had ever had.
Pag 34

I know this will sound glib, but don't pretend you  aren't feeling what you feel. That's how things slide into hell. Feelings are facts. Look straight at them and deal with them. Work it through, as honestly as you  can. If God is anything like a middle-class white chick from the suburbs, which I admit is a long shot, it's what you  do about what you  feel that matters. Maybe God will love you  more if you  come back to Him with your whole heart later.
Pag 38




giovedì 21 settembre 2017

Il canto del popolo ebraico massacrato, di Yitzhak Katzenelson

Yitzhak Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato
Giuntina, Firenze 1995

Non ci sono più! E non torneranno più su questa terra!
Me li sono inventati. Sì, sto seduto e me li invento.
Solo le loro sofferenze sono vere. Solo il loro dolore
di massacrati è vero, immane...
Pag 33

Raccontate... io so soltanto l'inizio...e l'inizio non è tutto - vorrei
che mi diceste la fine...o forse il mio pianto vi disturba?
Parlatemi della fine, raccontate, e io ascoltero', io piangerò in silenzio...
Raccontate - io sono una pietra corrosa, le mie lacrime acqua che sgorga da una roccia.
Pag 49

I primi ad essere ammazzati sono stati i bambini, gli orfani,
quanto di meglio ci sia al mondo, quanto di più bello possieda l'oscura terra!
Quegli orfani sarebbero stati la nostra consolazione,
da quei visi tristi e muti sarebbe arrivata la luce del giorno!
Pag 55

La tristezza rimane, penetra nel mondo, nella vita, e lascia una traccia profonda.
La tristezza ebraica fa riflettere, sveglia, apre gli occhi.
È come una Torah per il mondo, come una profezia, uno scritto sacro -
Non piangere...Ottanta milioni di assassini per la tristezza di una bambina ebrea.
Pag 57

Non dare consigli a nessuno, né al tuo vicino né ai parenti
che disperatamente ti supplicano con gli occhi come schiavi, come schiavi
che chiedono pietà: che fare? Anche se tu fossi Dio -
non dire niente. Niente! Tutto ciò che puoi dire è male.
Pag 63

Siete rimasti a guardare quando hanno portato a morire i figli del mio popolo,
per mare, sui treni, a piedi, al chiaro del giorno e al buio della notte.
Milioni di bambini hanno teso  le mani verso di voi prima di venire massacrati,
milioni di nobili madri, di padri - nulla ha fatto tremare il vostro impassibile azzurro.
Pag 81

Non ci fu scampo: li hanno scovati tutti, li hanno trovati
nelle cantine più profonde di via Mila, nascosti nelle soffitte, negli armadi, nelle immondizie,
dappertutto. Via Mila era piena di noi. E siamo rimasti così pochi!
Ci hanno uccisi sul posto o ci hanno portati alla morte per strade deserte.
Pag 109

mercoledì 20 settembre 2017

Il canto del popolo ebraico massacrato, di Yitzhak Katzenelson

Yitzhak Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato
Giuntina, Firenze 1995

Non ci sono più! E non torneranno più su questa terra!
Me li sono inventati. Sì, sto seduto e me li invento.
Solo le loro sofferenze sono vere. Solo il loro dolore
di massacrati è vero, immane...
Pag 33

Raccontate... io so soltanto l'inizio...e l'inizio non è tutto - vorrei
che mi diceste la fine...o forse il mio pianto vi disturba?
Parlatemi della fine, raccontate, e io ascoltero', io piangerò in silenzio...
Raccontate - io sono una pietra corrosa, le mie lacrime acqua che sgorga da una roccia.
Pag 49

I primi ad essere ammazzati sono stati i bambini, gli orfani,
quanto di meglio ci sia al mondo, quanto di più bello possieda l'oscura terra!
Quegli orfani sarebbero stati la nostra consolazione,
da quei visi tristi e muti sarebbe arrivata la luce del giorno!
Pag 55

La tristezza rimane, penetra nel mondo, nella vita, e lascia una traccia profonda.
La tristezza ebraica fa riflettere, sveglia, apre gli occhi.
È come una Torah per il mondo, come una profezia, uno scritto sacro -
Non piangere...Ottanta milioni di assassini per la tristezza di una bambina ebrea.
Pag 57

Non dare consigli a nessuno, né al tuo vicino né ai parenti
che disperatamente ti supplicano con gli occhi come schiavi, come schiavi
che chiedono pietà: che fare? Anche se tu fossi Dio -
non dire niente. Niente! Tutto ciò che puoi dire è male.
Pag 63

Siete rimasti a guardare quando hanno portato a morire i figli del mio popolo,
per mare, sui treni, a piedi, al chiaro del giorno e al buio della notte.
Milioni di bambini hanno teso  le mani verso di voi prima di venire massacrati,
milioni di nobili madri, di padri - nulla ha fatto tremare il vostro impassibile azzurro.
Pag 81

Non ci fu scampo: li hanno scovati tutti, li hanno trovati
nelle cantine più profonde di via Mila, nascosti nelle soffitte, negli armadi, nelle immondizie,
dappertutto. Via Mila era piena di noi. E siamo rimasti così pochi!
Ci hanno uccisi sul posto o ci hanno portati alla morte per strade deserte.
Pag 109

Primo Levi in Yitzhak Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato

Anche Katzenelson, come la maggior parte degli scrittori, dei musici e dei teatranti yiddish, è poeta popolare: ma scaturisce e trae alimento da un popolo che è unico in Europa e nel mondo, un popolo in cui la cultura non è privilegio di una classe o di una casta, ma è di tutti e in cui il Libro ha sostituito la Natura in quanto fonte per eccellenza di ogni intuizione mistica, filosofica o poetica. Perciò non stupisce di ritrovare nel disperato e talora grezzo lamento di Katzenelson l'eco di parole eterne, la continuità e l'eredità legittime di Ezechiele, di Isaia, di Geremia e di Giobbe; né stupisce che egli stesso ne sia fiero e conscio: "...in ogni ebreo grida un Geremia, un Giobbe disperato". (...) ...alle domande del Giobbe moderno nessuno risponde, nessuna voce esce dal turbine. Non c'è più un Dio nel grembo dei cieli " nulli e vuoti", che assistono impassibili al compiersi del massacro insensato, alla fine del popolo creatore di Dio.

Primo Levi, dall'Introduzione a Yitzhak Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato

martedì 8 agosto 2017

Some small place of enchantment

Marjorie Kinnan Rawlings

“I do not understand how anyone can live without some small place of enchantment to turn to.”


― Marjorie Kinnan Rawlings

lunedì 24 luglio 2017

Walden, o Vita nei boschi, di Henry David Thoreau

Ho aspettato forse troppo a leggere questo libro. Avrei dovuto tanti anni fa, dopo aver visto L'attimo fuggente. Invece l'ho letto qualche anno dopo aver visto Intorno the wild. E così la carica utopistica mi ha lasciata un po' perplessa, il resoconto di coltivazioni, caccia e vita sul lago mi ha un po' annoiata, ma in compenso ho apprezzato lo spirito ecumenico di saggezza, i richiami evangelici, i passi di profondo valore letterario e umano. E ho trovato tutte le citazioni sentite nei film di cui sopra, e qualche altra.
E mi sono ricordata di alcune mie idee, che forse non sono così strane e impopolari come temo: il valore positivo della povertà vissuta in un certo modo, con autocoscienza e responsabilità, quindi il valore di avere di meno; il libero cammino dell'uomo sulla terra; il ritmo personale della propria lecita lentezza; l'importanza dello sguardo e dell'attenzione a ciò che sempre è disteso attorno e davanti a noi a guidare...

Solo quando ci siamo perduti - in altre parole, solo quando abbiamo perduto il mondo - cominciamo a trovare noi stessi, e a capire dove siamo, e l'infinita ampiezza delle nostre relazioni.
P 235

Noi abbiamo bisogno del tonico di ciò che è selvaggio - talvolta di guardare le paludi dove il tarabuso e la gallina dei prati si appiattano, e di udire il canto del beccaccino...Nello stesso tempo che sinceramente desideriamo esplorare e imparare ogni cosa, noi chiediamo che queste siano misteriose e in esplorabili, che terra e mare siano infinitamente selvaggi, non sorvegliati né sondati da noi, perché impenetrabili.  Non possiamo mai avere abbastanza dalla Natura. Dobbiamo essere rinfrescati alla vista di un vigore inesauribile, e di fattezze vaste e titaniche: la costa del mare con i suoi naufragi, i boschi selvaggi con i loro alberi vivi e marcentisi, la nube carica di tuono...
Pag 384

...Noi crediamo che, abbattute le siepi e alzati mucchi di pietre attorno alle nostre terre, si sia posto il limite della nostra vita e deciso il nostro destino. (...) L'universo è più vasto di quello che noi vediamo.
Tuttavia, dovremmo guardare più spesso oltre la ringhiera di poppa della nostra nave, come passeggeri curiosi, e bon fare il viaggio come stupidi marinai, intenti a preparare la stoppa. (...)
...io credo che sarebbe un passatempo assai più nobile se andassimo a caccia di noi stessi.
"Volgi il tuo occhio all'interno, e scoprirai
Migliaia di regioni, nel tuo cuore,
Vergini ancora. Viaggiale tutte, e fatti esperto
In cosmografia interiore".
(...)...siate dei Colombo per interi, nuovi continenti e nuovi mondi dentro di voi, aprendo nuovi canali, non di commercio ma di pensiero.
Pag 388

...obbedire al precetto del vecchio filosofo: " Esplorate voi stessi". A metterlo in pratica occorrono vista buona e nervi saldi.
Pag 390

Imparai questo, almeno, dal mio esperimento: che se uno avanza fiducioso nella direzione dei suoi sogni, e cerca di vivere la vita che s'è immaginato, incontrerà un inatteso successo nelle ore comuni. Si lascerà qualcosa alle spalle, passerà un confine invisibile; leggi nuove, universali e più libere cominceranno a stabilirsi dentro e intorno a lui; oppure le leggi vecchie saranno estese interpretate in suo favore in senso più ampio. Così egli vivrà con la licenza di un più alto ordine di esseri. In proporzione a quanto egli semplifica la sua vita, le leggi dell'universo gli appariranno meno complesse, e la solitudine non sarà tale, né la povertà sarà povertà, né la debolezza debolezza. Se avete costruito castelli in aria, il vostro lavoro non deve andare perduto; è quello il luogo in cui devono essere. Ora il vostro compito è di costruire a quei castelli le fondamenta.
Pag 391

Se un uomo non marcia al passo dei suoi compagni, magari è perché ode un tamburo diverso; lasciatelo marciare al suono della musica che sente, non importa né quanto lontana essa sia, né quale ne sia la cadenza. Non occorre che egli maturi nello stesso tempo di un melo o di una quercia. Potrà forse cambiare in estate la sua primavera?
Pag 393

Per quanto misera sia la vostra vita, affrontatela e vivetela; non evitatela, né insultatela. Essa non è cattiva come voi. Sembra poverissima quando voi siete ricchissimi. Un brontolone troverà qualcosa che non va persino in paradiso. Amate la vostra vita, per quanto povera essa sia!
Pag 395-396

Coltivate la povertà come l'erba aromatica di un giardino, come la salvia. Non preoccupatevi troppo per ottenere cose nuove, siano esse abiti o amici. Rivoltateli; e ritornate a loro. Le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo. Vendete i vostri vestiti e conservate i vostri pensieri, Dio vedrà che non vi manchi la compagnia.
Pag 396

Inoltre, se la povertà restringe la vostra sfera di vita, se per esempio non potete comperarvi libri o giornali, siete solo confinati alle esperienze più significative e vitali(...). La vita più dolce è quella intima. Non dovete essere frivoli. Nessun uomo si perde mai su unlivello più basso, se la sua magnanimità è su un livello più alto. La ricchezza superflua può comperare solo cose superflue, ma per comprare ciò che è necessario all'anima non occorre denaro.
Pag 397




domenica 23 luglio 2017

Hounded, by Kevin Hearne

Little bits of wisdom from Hounded by Kevin Hearne...

It had been a long time since I'd felt any desire to truly inflict pain upon another person. I tend to take the long view in dealing with irritating people - as in, I'm going to outlive whoever irritates me, so the problem will eventually go away. I had privately changed "This, too, shall pass" into "You, too, shall die," and it helped me avoid all sorts of conflicts.
P 162

The point is that the universe is exactly the size that your soul can encompass. Some people live  in extremely small worlds, and some live  in a world of infinite possibility.
P 169

It reminded me that Oberon had magic of his own: he could focus my attention on how perfectly sublime life can be at times. Such moments are ephemeral, and without his guidance I might have missed many of them, working so hard to get somewhere that I would fail to recognize when I had arrived.
P 204



sabato 22 luglio 2017

Wisdom of a druid

Other people in my life right now, who help me forget all the other people I have buried or lost: they are truly magic for me.

Atticus, pag. 141 of Hounded by Kevin Hearne


venerdì 21 luglio 2017

Il margine di respiro, da H.D. Thoreau

Se ci limitiamo ai libri, siano pure i più scelti e i più classici, e leggiamo solo certe lingue scritte che non sono, poi, che dialetti o lingue di una determinata provincia, corriamo il pericolo di dimenticare il linguaggio che parlano tutte le cose e gli eventi - senza metafora - e che è il solo che sia ricco e compreso da tutti. (...)
Vuoi essere un lettore, un mero studente, o un veggente? Leggi il tuo destino, vedi ciò che ti sta davanti, e cammina nel futuro.
Non lessi libri, la prima estate; zappai fagioli. Non solo; spesso facevo di meglio. A volte non potevo permettermi di sacrificare a nessun lavoro, sia mentale che fisico, il fiore del momento presente. Amo che vi sia un largo margine di respiro, nella mia vita.
Pag 172.


giovedì 20 luglio 2017

Silver Silence, di Nalini Singh

Bello, come ogni libro della serie, che si fa più complessa e matura, affrontando temi e sviluppi, anche della relazione d'amore, meno consueti rispetto all'inizio della serie e più approfonditi. Sicuramente è una delle serie urban fantasy che migliora e si arricchisce nel tempo, non perdendo nulla della freschezza originale, ma acquisendo maturità e spessore.
Come sempre brava Nalini, che non rifugge dalle complessità dei temi che solleva e sa affrontarli con grazia e passione.

His conscious tenderness made things deep inside her tug, melt. As if he were caressing her heart. Silver Silence 241.

Silver Mercant, he knew, would fight to the death, break all the rules, ignore every boundary, for those who were her own. Valentin wanted to be one of those people. 243.

Or perhaps it was a case of two keys mutually unlocking each other's soul. 257.

I have often been asked what gave me the courage and the hope to continue the peace negotiations in the face of so much terror and bloodshed. The answer is love. Even in the dephts of the wars, even in the deepest horror, I saw lovers kiss and parents hug their babies, I saw brothers and sisters laugh together and I saw enemy soldiers raise an orphaned child as their own. Love, this maddening, joyous creature of light - it refuses to die. So how could I give up? (From the private diaries of Adrian  Kenner: peace negotiator, Territorial Wars)

Love will find its way
Through paths where wolves would fear to prey
From The Giaour by Lord Byron



mercoledì 19 luglio 2017

Uscire a mani vuote, da Henry David Thoreau

Tutti gli uomini hanno bisogno non di qualcosa con cui fare, ma di qualcosa da fare, o piuttosto di qualcosa per essere.
Forse non dovremmo mai procurarci un abito nuovo, per quanto stracciato e sporco sia quello vecchio, finché non ci siamo comportati in maniera tale, o non abbiamo compiuto o varato azioni tali, da sentirci uomini nuovi nel vestito vecchio, cosicché conservarlo sarebbe come tener vino nuovo in bottiglie vecchie (Mt 9,17).
La nostra stagione di muta, come quella degli uccelli, deve corrispondere a una crisi della nostra vita. (...)
È desiderabile che l'uomo sia vestito in maniera tanto semplice da potersi spogliare anche al buio, e che viva, sotto ogni rispetto, in maniera così pronta e attenta che se un nemico si impadronisce della sua città egli come il vecchio filosofo possa uscire a mani vuote senza preoccupazione alcuna (Bias, uno dei sette savi dell'antica Grecia).
Pagg 81-82.

H.D. Thoreau, Walden




sabato 1 luglio 2017

Walden, o Vita nei boschi, di Henry David Thoreau

Persino in questo paese relativamente libero, gli uomini, nella maggior parte (per pura ignoranza ed errore), sono così presi dalle false preoccupazioni e dai più superflui e grossolani lavori per la vita, che non possono cogliere i frutti più saporiti che questa offre loro. (Pag 62)

Henry David Thoreau, Walden o Vita nei boschi










giovedì 29 giugno 2017

Nice bits about living in urban America: low god density

Sometimes I forget what I look like and I do something out of character, such as sing shepherd tunes in Aramaic while I'm waiting in linea at Starbucks, but the nice bit about living in urban America is that people tend to either ignore eccentrics or move to the suburbs to escape them.
That never would have happened in the old days. People who were different back then got burned at the stake or stoned to death. There is still a downside to being different today, of course, which is why I put so much effort into blending in, but the downside is usually just harassment and discrimination, and that is a vast improvement over dying for the common man's entertainment.
Living in the modern world contains quite a few vast improvements like that. Most old souls I know think the attraction of modernity rests on clever ideas like indoor plumbing and sunglasses. But for me, the true attraction of America is that it's pratically godless. When I was younger and dodging the Romans, I could hardly walk a mile in Europe without stepping on a stone sacred to some god or other. But out here in Arizona, all I have  to worry about is the occasional encounter with Coyote, and I actually rather like him. (He's nothing like Thor, for one thing, and that right there means were're going to get along fine. The local  college kids would describe Thor as a "major asshat" if they ever had the misfortune to meet him).
Even better than the low god density in Arizona is the near total absence of faeries.

Kevin Hearne, Hounded

Alla faccia tua, Thor!


domenica 4 giugno 2017

Hounded, by Kevin Hearne

There are many perks to living for twenty-one centuries, and foremost among them  is bearing witness to the rare birth of genius. It invariably goes like  this: Someone  shrugs off the weight  of his cultural traditions, ignores the baleful stares of authority, and does something his countrymen think to be completely batshit insane. Of those, Galileo was my personal favorite. Van Gogh comes in second, but he really was batshit insane.

Kevin Hearne, Hounded

Uno dei migliori incipit letti negli ultimi anni!






lunedì 29 maggio 2017

Daniel Hernandez-Salazar, Affinché tutti lo sappiano







Dalla mostra di fotografie di Daniel Hernandez-Salazar, Affinché tutti lo sappiano, Museo di Roma in Trastevere, giugno - agosto 2016.

...si alzò e comprò un campo.

Le presenti riflessioni potranno apparire come dei sogni alieni dalla "realtà" a uomini, anche di chiesa, divorati dalla "concretezza" delle urgenze socio-politiche del momento. I sogni, però, quando sono fondati sulla parola di Dio - come ci ha insegnato Martin Luther King - sono infine ben più "concreti" del "realismo pratico" di chi non prende in attenta considerazione tutta la verità della parola del Signore. Anche a Geremia, in mezzo alla catastrofe del suo popolo e della sua patria, e stretto dalle angosce di una tristissima vicenda personale, la rivelazione del disegno divino della nuova alleanza apparve come un sogno. E, in effetti, si trattava di "un sogno di Dio", ben più reale delle nostre veglie ansiose, preoccupate solo dell'immediato; un sogno che continua a condizionarci tutti anche oggi. "A questo punto mi sono destato e ho guardato; il mio sogno mi parve soave" (Ger 31,26). E, di fronte alla fine di un mondo, invece di lasciarsi andare al lamento e alla disperazione, si alzò e comprò un campo (Ger 32).

Francesco Rossi De Gasperis, Cominciando da Gerusalemme, pagg. 225-226.

Fotografia di Sebastiana Papa, raffigurante una clarissa del convento di Cortona, esposta nella mostra Di Vari Credi al Museo di Roma in Trastevere, estate 2016.

lunedì 22 maggio 2017

Abandonment and trust issues

In an unprecedented burst of candor, I tell Connor an absolute lie that should be hard truth. "I don't think I'm interested."
"Why?" His eyebrows are up high, the expression on his face incredulous. "She's amazing."
Apparently, now that I've staked my position to Connor, I feel the need to defend it. "I've been burned before. Not interested in going there again."
"Burned? How?"
I give a sigh and brush my fingers through my hair. "Long story short, I had a girlfriend who dumped me when I came back with parts  of me left in the desert."
Connor winces, but I give  him the rest.
"My parents never came  to see me during my recovery; it was too much on them. I'm not keen on facing the whole potential for abandonment again."
Propping on his elbow, Connor levels me with a solemn look. "Christopher, I don't think them abandoning you had anything to do with your injuries. I think it had everything to do with the fact that they're the assholes. They're the ones who are deficient and weak - the ones who are broken."
"Maybe so," I say  in agreement. "But  it's sort of left me with trust issues."
It's a sympathetic look that Connor gives me. "And anger issues. No wonder you're an asshole. I totally understand it now through."

Sawyer Bennett, The Hard Truth About Sunshine

Immagine dalla mostra di fotografie di Daniel Hernandez-Salazar, Affinché tutti lo sappiano, Museo di Roma in Trastevere, estate 2016

domenica 21 maggio 2017

Refocusing

I've thought a lot about her words, and her meaning is quite simple. It's nothing more than finding the good in a situation and appreciating it with such passion that it makes up for the loss of other things. It's redirecting. Refocusing. Accepting.  Moving on.
All the things I've not even been able to start to comprehend  since I got out of the hospital. I don't understand how she's been able to do it, but I can't stop wondering.
What makes her stronger than me?

Sawyer Bennett, The Hard Truth About Sunshine

Sebeta, Etiopia, Monastero del Getsemani, Monaca ortodossa. Fotografia di Sebastiana Papa, dalla mostra Di Vari Credi, Museo di Roma in Trastevere, estate 2016.



Let them go

Jillian had given a soft laugh, and I could even imagine her ruffling his hair if he had any. "Then don't let those emotions control you. Have those feelings, acknowledge what they are, recognize them for what they're worth, and then let them go. Turn your attention to that next great thing you want to accomplish".
Sawyer Bennett, The Hard Truth About Sunshine

sabato 20 maggio 2017

Sparring words

"Ah, I see". His knowing look said he had the whole thing figured out.
"Are you jumping to conclusions again? Because you'll end up apologizing twice in one day."
He laughed. "Why do all mothers have that particular look and tone mastered?"
"What tone?" she asked haughtily.
"That tone. Can I ask one more question?"
"I don't know. You're starting to irritate me again."
For some reason, that seemed to please him. "Then I'll make sure it's a good one." He waited for her nod of approval before he said, "Will you have dinner with me?"
Marie Force, Marking Time




The way straight through it

Don't cheat yourself out of legitimate feelings. If you feel mad, be mad. If you feel sad, be sad. There's only one way to the other side of this, and that's straight through it. Denying any of your feelings will only make the journey longer.
Marie Force, Marking Time



mercoledì 17 maggio 2017

Believe in my worth

It takes guts to be good at something. Confidence that you know you can do it. It's not enough that I sweat through the workouts, that I train harder than anyone else. I have to work through the sprains and shake off the bad hits. I have to ignore the slumps and the off nights, and I can't let all the damn parasites get in my head with their endless chatter...I have to believe in my worth.

Molly O'Keefe, Can't buy me love


sabato 29 aprile 2017

1 maggio

- Perché  stiamo a casa il primo maggio?
- Perché  è  la festa dei lavoratori! E per festeggiarla non lavoriamo.
- Anche per noi non c'è la scuola?
- Esatto.
- È  giusto. Anche se non è  un lavoro pagato coi soldi, ma pagato in sapienza, anche noi facciamo una bella fatica a scuola!
- Senza dubbio! Ma l'importante credo sia...come hai detto? La SAPIENZA.
- Eh sì!

mercoledì 1 marzo 2017

Letteratura e vita

Un vecchio post mai pubblicato. Ora riletto e apprezzato.



Perché la letteratura migliora la vita, o almeno contribuisce a renderla meno pesante e più sopportabile.

Quando vango l'orto, penso a Cora di Wild Oats di Pamela Morsi. E mi faccio forza. Con un pensiero positivo, di speranza.

Quando porto l'acqua con i secchi per innaffiare l'orto, penso a Anna dai capelli rossi, e non mi dispero.



Quando sono impegnata nella trasformazione di tutta la frutta sull'orlo della poltiglia in gustose marmellate, penso a La stagione delle conserve.


Quando uso il decespugliatore, poto le piante, pianto chiodi o faccio altri lavori tradizionalmente maschili, penso a Karen Blixen ne La mia Africa. Se ce l'ha fatta lei, io mica ho una piantagione di caffé: posso farcela.


Quando penso all'amore dato e ricevuto, penso a Lezioni di piano di Jane Campion. Lo so che non è un libro.

Quando una lezione mi riesce particolarmente bene, penso a Reuven di Danny l'eletto di Chaim Potok,  e ricordo che cosa significa studiare e insegnare e quale ne è il frutto.

Quando il bambino mi fa delle domande a cui è difficile rispondere, o la cui risposta ti strazia il cuore mentre la dai, penso a La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne.

(continua...)

giovedì 23 febbraio 2017

Le belle frasi della Kenyon


In inglese i romanzi della serie Dark-Hunters di Sherrilyn Kenyon sono molto coinvolgenti e interessanti, ma anche pieni di perle di saggezza.


Ti meriti la felicità. (Acheron a Zarek)

Vorrei ridere, ma non so come fare. (Zarek)



Solo perché puoi, non significa che dovresti. (vari)

Certe volte le cose devono andare male, per poi poter andare bene. (Acheron a Wulf, poi Wulf a tutti gli altri Dark-Hunters)


Ciascuno, solo perché è vivo, merita di essere felice.

Move forward not for hatred not for love, but with purpose.




“Safe. No one ever is. No matter how hard we try. No matter how much we plan and prepare. There will always be an enemy at the door and a storm trying to knock us down. Life's not about security. It's about picking up the pieces after it's all over and carrying on.” (The Guardian)

E per averne una scelta in lingua originale:

http://www.goodreads.com/author/quotes/4430.Sherrilyn_Kenyon




mercoledì 22 febbraio 2017

Anche i miti cadono

Anche i miti cadono, anche le storie più belle crollano nel fango in un mondo in cui a dominare è il commercio, da cui deriva la mercificazione delle storie, anche nel caso di saghe che meriterebbero un po' più di rispetto e di cura.

- Il settimo di Star Wars. Non s'aveva da fare, era chiaro a tutti. L'hanno fatto lo stesso. E l'hanno pure fatto male, che peggio non si poteva. E ora, continuano! Aggiungendo l'essere recidivi. Non c'è più niente da fare.

- Zoolander 2. Il primo film ha fatto ridere una generazione, geniale nella carica ironica con cui affronta un mondo patinato che sembra luccicante e intoccabile. Il secondo film...arriva fuori tempo massimo. I ragazzi di oggi, quando vedono Zoolander, neanche ridono. Non afferrano le battute, non colgono l'ironia, figurarsi il sarcasmo. E ne volevamo avere un numero 2?

- Matrix 2 e 3. Hai fatto un capolavoro? Prenditi dieci anni di pausa, non cercare di emularne il successo! Come scrisse l'ottimo critico del giornale gratuito che prendevo nel sottopassaggio della stazione ferroviaria di Bologna, il primo Matrix fu "gioia per gli occhi e gioia per la mente".
Il secondo e il terzo son polpette involute e farraginose di elementi rimescolati per consentire ulteriori incassi. Deprimenti.

...aggiungere a piacere...






sabato 14 gennaio 2017

Laudato si' e Dalla mia terra alla Terra #4



10. In lui (san Francesco) si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore.
(...)
11. ...per lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste. Il suo discepolo san Bonaventura narrava che lui, «considerando che tutte le cose hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà ancora maggiore e chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella».
(...)
Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio.
LS 10-11




Di fronte a un così grande disastro, un giorno Lélia mi disse: "Sebastiao, ripianteremo tutto." (...) Abbiamo creato in primo parco nazionale del Brasile su una terra completamente degradata, impegnandoci sul nostro onore a riforestare tutto con specie della foresta locale. (...)
Quando, nel novembre del 1999, alla fine della stagione delle piogge, abbiamo piantato i primi alberi, francamente credevo che non avrebbe attecchito nemmeno un ceppo. Invece, a metà del 2000, avevamo germogli di 70 centimetri. Un arbusto è come un neonato: quando nasce è a tutti gli effetti un essere umano, ha bisogno di ricevere tenerezza, protezione, deve imparare a camminare, ma possiede già tutte le reazioni di un uomo adulto. Per un arbusto è la stessa cosa. A sei mesi, quando misura solo 70 centimetri, ha già tutte le strutture di un albero adulto. Gli insetti vengono ad alimentarsi dei suoi piccoli fiori e quando le sue foglioline cadono, le formiche le afferrano. Insomma è già tutto un universo. Lélia diceva sempre: "Abbiamo una baby foresta", ma era già una foresta. (...)
Ora sono tornati molti animali, persino il giaguaro, il più grande della catena alimentare della foresta. Se è tornato, vuol dire che trova da mangiare e la catena alimentare è quindi completa. Ora la terra è diventata quasi più bella di quando ero bambino e di fronte a questo spettacolo sono rimasto talmente incantato che, nel giro di poco tempo, con Lélia ci siamo detti che dovevamo realizzare un racconto fotografico per mostrare la bellezza del mondo. L'inizio di tutto. Perché ricreando quella foresta stavamo ricreando un ciclo di vita.
(Salgado, pagg. 111-114)









venerdì 13 gennaio 2017

Laudato si' e Dalla mia terra alla Terra #3



8. Il Patriarca Bartolomeo si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché «nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici», siamo chiamati a riconoscere «il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente». Su questo punto, egli si è espresso ripetutamente in maniera ferma e stimolante, invitandoci a riconoscere i peccati contro la creazione: «Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compromettano l’integrità della terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati». Perché «un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio».
9. Allo stesso tempo Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi. Ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che «significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. E’ un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. E’ liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza». Noi cristiani, inoltre, siamo chiamati ad «accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. E’ nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta». LS 8-9



Durante la realizzazione dei reportage, Lélia mi ha spesso raggiunto nei miei viaggi. Insieme, siamo rimasti tante volte senza fiato di fronte alla maestosità della natura e a tutte le forme di vita che vi regnano, attraverso i milioni di specie che la abitano. Alla fine, la Terra ci ha regalato una magnifica lezione di umanità. Scoprendo il mio pianeta, ho scoperto me stesso e ho capito che tutti noi siamo parte dello stesso insieme - il sistema Terra. (Salgado, pag. 120) 




giovedì 12 gennaio 2017

Laudato si' e Dalla mia terra alla Terra #2



Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli «stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società». L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona umana, ma deve prestare attenzione anche al mondo naturale e «tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato».
 Pertanto, la capacità dell’essere umano di trasformare la realtà deve svilupparsi sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio. LS 5





Prima di realizzare Genesi, avevo fotografato solo una specie: gli esseri umani. Invece, nelc rso degli otto anni in cui ho viaggiato attraverso il mondo per questo progetto dedicato alla natura incontaminata, ho imparato a lavorare con le altre specie. Fin dal primo giorno del primo reportage, grazie a quella tartaruga gigantesca, ho capito che per fotografare un animale bisogna amarlo, provare piacere nel guardare la sua bellezza, le sue forme. Bisogna rispettarlo, entrare gradualmente in contatto con lui, preservare il suo spazio e il suo benessere. Con tale consapevolezza ho iniziato a lavorare con gli altri animali come lavoro da sempre con noi umani. (Salgado, pag. 10)






mercoledì 11 gennaio 2017

Doppia lettura. Dalla mia terra alla Terra, di Sebastiao Salgado, e Laudato si', di Papa Francesco

Risultati immagini per laudato si' papa francesco

Se il destino non esiste, cosa di cui sono pienamente convinta, questi due libri li ho letti nello stesso periodo perché dovevo vederne il legame.
Considerato che l'enciclica del papa l'avevo già acquistata da un anno, che su Salgado avevo letto molti articoli ma mai visto sue mostre o letto alcunché di più complesso su di lui, e che nel giro di due mesi ho letto Laudato si', sono andata alla mostra Genesi dove ho acquistato Dalla mia terra alla Terra, che in qualche giorno ho letto, e mi sono appassionata alle parole e immagini di entrambi, mi sembra appunto una singolare coincidenza, con un significato non così remoto da individuare.
Leggere queste due opere insieme è stato come ascoltare un canto a due voci, che segue un'unica melodia, come vedere uno stesso film da due prospettive diverse: le due voci, pur così diverse, le ho trovate così consonanti nell'amore per le creature, per gli esseri umani, i poveri in primis, e la realtà del creato tutta, che le parole dell'uno riecheggiavano quelle dell'altro.
La comprensione dell'opera di Salgado mi è stata aiutata dalla visione del film-documentario opera di Juliano Salgado e di Wim Wenders che in Italia è stato chiamato Il sale della terra (il titolo originale è  L'ombra e la luce). E devo dire che queste rimembranze e eco bibliche (l'opera In cammino chiamata in Italia Esodi, questa Genesi e il nome Il sale della terra), anche non volute dall'autore stesso, mi hanno avvicinato a questo fotografo. (Io sono sempre stata abbastanza lontana dalla fotografia per una difficoltà di comprensione ed empatia, che sto cercando di superare).
La lettura delle encicliche di Papa Francesco mi è venuta a desiderio per l'ascolto delle sue parole, dalla prima udienza cui assistetti a Roma dopo l'elezione, a tutte le domeniche e gli interventi in cui la semplicità, la tenerezza e l'acutezza di questo papa  emergono immediate e trasparenti. E devo dire che è una lettura piacevolissima, del tutto lontana dalle fatiche filosoficamente pregnanti ma mentalmente stremanti cui a volte costringevano le encicliche dei suoi predecessori.
Essendo stata la lettura parallela, anche le citazioni lo saranno, ma le metteremo di giorno in giorno, per non rendere troppo lungo questo post e per essere un po' più attive sul blog.


Questa sorella (la terra) protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora. LS 2








Non ho realizzato i miei reportage come avrebbe fatto un entomologo, o un giornalista. Li ho realizzati per me, per scoprire il pianeta. E ne ho tratto un enorme piacere. Ho capito che il paesaggio è vivo. Con i minerali, i vegetali, gli animali, il nostro pianeta è vivo a tutti i livelli. Ho preso coscienza di quanto rispetto gli dobbiamo. Un rispetto immenso. (Salgado, pag. 14)



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