sabato 14 gennaio 2017

Laudato si' e Dalla mia terra alla Terra #4



10. In lui (san Francesco) si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore.
(...)
11. ...per lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste. Il suo discepolo san Bonaventura narrava che lui, «considerando che tutte le cose hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà ancora maggiore e chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella».
(...)
Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio.
LS 10-11




Di fronte a un così grande disastro, un giorno Lélia mi disse: "Sebastiao, ripianteremo tutto." (...) Abbiamo creato in primo parco nazionale del Brasile su una terra completamente degradata, impegnandoci sul nostro onore a riforestare tutto con specie della foresta locale. (...)
Quando, nel novembre del 1999, alla fine della stagione delle piogge, abbiamo piantato i primi alberi, francamente credevo che non avrebbe attecchito nemmeno un ceppo. Invece, a metà del 2000, avevamo germogli di 70 centimetri. Un arbusto è come un neonato: quando nasce è a tutti gli effetti un essere umano, ha bisogno di ricevere tenerezza, protezione, deve imparare a camminare, ma possiede già tutte le reazioni di un uomo adulto. Per un arbusto è la stessa cosa. A sei mesi, quando misura solo 70 centimetri, ha già tutte le strutture di un albero adulto. Gli insetti vengono ad alimentarsi dei suoi piccoli fiori e quando le sue foglioline cadono, le formiche le afferrano. Insomma è già tutto un universo. Lélia diceva sempre: "Abbiamo una baby foresta", ma era già una foresta. (...)
Ora sono tornati molti animali, persino il giaguaro, il più grande della catena alimentare della foresta. Se è tornato, vuol dire che trova da mangiare e la catena alimentare è quindi completa. Ora la terra è diventata quasi più bella di quando ero bambino e di fronte a questo spettacolo sono rimasto talmente incantato che, nel giro di poco tempo, con Lélia ci siamo detti che dovevamo realizzare un racconto fotografico per mostrare la bellezza del mondo. L'inizio di tutto. Perché ricreando quella foresta stavamo ricreando un ciclo di vita.
(Salgado, pagg. 111-114)









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