Riguardo a un articolo di Avvenire, di cui metto sotto il link.
"La casa - continua Molinari - è diventata un labirinto della mente, che prima era quasi totalmente assorbita dalla vita in quelle città che oggi possiamo solo guardare dalla scena fissa della nostra finestra. La casa non è spazio di libertà, ma luogo funzionale a un sistema in cui molte delle apparenti fughe sono demandate a quel mondo di oggetti che compriamo, di cui ci circondiamo e che dovrebbero aiutare a definire la nostra identità».
È la frase su cui sono meno d'accordo: la casa come rifugio, con oggetti che non sono vacuo tentativo di evasione, ma utile richiamo alla concretezza del qui ed ora (i letti da rifare, le piante da curare, i libri da leggere, la musica da ascoltare, le ricette da sperimentare, il lavoro con le sue relazioni da portare avanti...) è stata per me un nido nei periodi difficili.
E comunque continuo a valorizzare un po' di sano escapismo, che ti consente di tornare ricaricato alla tua realtà.
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