sabato 19 maggio 2012

Il caso zombie: Aftertime, di Sophie Littlefield

E' decisamente assodato: se in un libro ci sono degli zombie, il libro difficilmente mi piacerà. Ci ho provato per ben DUE volte, ma ahimé non ci posso fare niente: mi fanno schifo, mi angosciano, li trovo orribili, insensati, crudelmente ossessionanti.
Questi esseri che non capiscono più le forme di comunicazione, che vogliono solo nutrirsi, si sbrindellano la carne, si nutrono di pelle, inciampano e si urtano continuamente mi fanno orrore. Come quando la gente si veste da scheletro a Halloween: mi dispiace, se c'è dell'ironia io non la capisco. A me pare solo di cattivo gusto. (Sì, lo so: le radici nella festa di Tuttisanti, ti travesti per scacciare le paure, ha funzione esorcistica, ma non mi piace lo stesso).
Può anche darsi che la figura dello zombie rifletta le paure inconsce della società post-atomica, i timori della contaminazione e del pericolo delle modifiche agli organismi, ma allora, grazie, preferisco Nausicaa di Miyazaki e Akira di Otomo, che affrontano questi temi, ma in altra maniera.

Di conseguenza anche i libri che parlano di zombie tendono a non piacermi.



In ogni caso, il libro che ha dato lo spunto per questa mia tirata anti-zombie è Aftertime. Il risveglio, di Sophie Littlefield, che quindi non sono riuscita ad apprezzare. Peccato, perché il contesto che l'autrice delinea è interessante, la trama e l'intreccio buoni. Tuttavia, molti altri elementi non mi hanno convinta: il personaggio maschile, troppo umbratile e pronto a cadere vittima del fascino (?) della protagonista; la suddetta, a mio giudizio insopportabile; la comunità di esaltate che giungono a punire le dissidenti con macabre cuciture e che si definiscono "religiose"; il fatto che la scrittrice non sappia distinguere tra religiosità e forme di isteria di gruppo; la desolazione intellettuale e morale che delinea in questo mondo che ha subìto un tracollo generale.

 Come ho detto altrove, in questo momento della mia vita voglio leggere libri che mi riconcilino con me stessa, mi facciano sperare e credere nella positività del reale, nel bene, nella possibilità di essere felici, nella comunione tra gli esseri umani, che mi facciano sorridere e guardare con positività attorno a me. Per questo il libro della Littlefield ora non fa proprio per me.
E dagli zombie mi terrò ben lontana.

Vincent Van Gogh, Giardino fiorito ad Arles, 1888


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