sabato 9 giugno 2012

Il romance storico di Pamela Morsi

Ultimamente le mie letture sono state concentrate su un'unica autrice, Pamela Morsi, che mi ha davvero catturata con le sue storie ironiche, dolci, appassionate, piene di valori e anche storicamente accurate e interessanti.

Una foto della Morsi, tratta dal suo sito personale


La gran parte dei suoi romanzi storici è ambientata in piccoli paesi del Sud degli Stati Uniti a cavallo tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento. Si vedono sullo sfondo delle vicende le nuove invenzioni che stanno cambiando il mondo: l'automobile, l'illuminazione elettrica, i sistemi di raffreddamento che daranno vita a congelatori e frigoriferi. I personaggi femminili si trovano ad avere a che fare con il difficile rapporto tra tradizione e innovazione: molte delle protagoniste dei libri della Morsi sono anticonformiste, per scelta o per necessità, tutte sono indipendenti e forti. Molte di loro quasi non aspettano più l'amore, avendo passato l'età da marito, dato che veleggiano verso i trenta o li hanno da poco superati; quasi tutte non sono particolarmente belle, anzi, o sono troppo normali (le note "Plain Jane") o hanno difetti (una fessura tra i denti e i capelli rossi, un viso troppo lungo e con il mento prominente...) per i quali spesso sono state spietatamente prese in giro. Sullo sfondo sono sempre presenti le vicende storiche, solo accennate, ma in modo sapiente: la guerra di Secessione, il rapporto tra bianchi e neri, le nuove leggi, le rivendicazioni femminili, la prima guerra mondiale.

La copertina di Courting Miss Hattie, del 1991,
uno dei libri più famosi della Morsi. Davvero un bel libro!


La parte romantica del libro, cioè la nascita e lo sviluppo dell'amore tra i due protagonisti, è perfettamente bilanciata con le altre vicende, soprattutto riguardanti storie e personaggi minori che interagiscono e le cui vite si intersecano con quelle dei protagonisti, tratto che aggiunge ai libri profondità e ed è talmente ben dosato da non essere invasivo, ma arricchente. Le storie d'amore sono dolci, ma vere e struggenti, da far battere il cuore, e la scrittrice riesce a far entrare nell'animo dei personaggi come poche sono capaci di fare. Inoltre nei suoi libri c'è sempre un'ironia serena e quieta, direi quasi familiare, che fa sorridere e divertire, ma portando alla riflessione e all'interiorizzazione non solo i personaggi, ma anche il lettore.  E infine uno dei tratti che ho apprezzato maggiormente: il fatto che le sue opere siano piene di valori, ma non perché la scrittrice si metta a fare la morale o abbia un intento educativo, piuttosto l'insegnamento etico sgorga spontaneo dalla bellezza degli esseri umani che la Morsi delinea, dallo sviluppo delle loro storie e dalla forza e dal coraggio che mettono in gioco. Parlo di valori come la determinazione, la forza d'animo, la bontà, il perdono, l'impegno nel lavoro, l'integrità morale, l'onestà.

Simple Jess, del 1996, il libro più controverso della Morsi.
A me è piaciuto moltissimo, è quello che mi ha maggiormente commosso.


Prendete il mondo rurale e i valori di telefilm quali La casa nella prateria o Alla conquista del West, aggiungete sensualità alla Jane Campion (carnale, potente, intima, sconvolgente), unite un po' di speziata ironia e, come tocco finale, quello che va in profondità nell'amalgama e porta a compimento il sapore del tutto (come il caramello sul budino ancora caldo, come il basilico nel sugo al pomodoro, come l'origano nella salsa per la pizza...) la verità umana. Questa verità umana che permea i libri della Morsi a volte porta le lacrime agli occhi, altre volte un sofferto riconoscimento, altre un grato sorriso, altre ancora una chiara risata, ma fa sì che i suoi libri siano non solo una lettura, ma direi un'esperienza.

Pamela Morsi ha un sito interessante, in cui la cosa che più mi ha colpito è la sua biografia, scritta con quella grazia leggera, ironica e appassionata che pervade i suoi libri. La riporto e la traduco qui sotto per chi non abbia dimestichezza con l'inglese.
Il sito è: http://www.pamelamorsi.com/

I grew up with good parents and challenging sisters in a small house at the end of a dirt road.  My best friend  was my dog.  I was a nerdy, bucktoothed kind of girl, which turned out to be my good luck.  While other girls went on dates, I stayed home and read books.  I figured out early that I love a great story.  Whether it is a well written novel or an old yarn from a backwoods storyteller, I’m always drawn in. 
I left home, went to college, saw a bit of the world.  I wanted to be a writer, but I had no idea how that happened.  Do people move to New York and start wearing berets?  I had no clue.  
So I became a librarian.  If I couldn’t write books, I could at least be closer to them.  I also got married and managed to acquire a mortgage, a full set of special occasion dishes and a couple of kids.  
Then one day, I thought, “Is there more?”  
I was in a fetal position on the bed sobbing when my husband came in and asked me what was wrong.
“I could have been a writer!” I complained bitterly.  “It’s what I always wanted.  I could have been a writer, if I didn’t have you and this house and these kids.  I could have done it!”
He was very sympathetic...for a while.
Then he went out and bought me a computer, set it up in the corner of our bedroom and told me.  “You can’t quit your job.  But I’ll do the cooking and the kids can help me with the house.  You have every night and every weekend.  Write your blankety-blank book or shut the blank up about it.”  
What’s a woman to do?  I became a writer.  I wrote romances based on small towns and farms, mostly at the turn of the 20th century.  And within three short years I was able to quit my day job and write full time.  I haven’t yet looked back.
Of course, it wasn’t always easy.  My daughter, Leila, is special needs, which always required a bit extra on the mom front than the USAToday Bestselling Author could easily give.  And my son was as trying as boys are sometimes wont to be.  At a school counseling session I once complained.
“I’ve got one child who would do anything, but can’t.  And one child who can do anything, but won’t.”
Being a mom is never easy, but I can report that despite my parenting, both kids have turned out well.  
And then my husband got sick.  Writing became my solace from the world of doctor’s offices, sick beds and hospitals.  I never believed for a moment that if I tried hard enough, prayed long enough and followed medical advice scrupulously that he would be well and be home.  And we’d continue to live happily ever after.  But life is not a romance novel.  My husband died as he had lived, fighting his hardest and loving his family.
And his family had no choice but to keep moving forward.    
Writing and widowhood was a strange mix.  I was pretty much numb for the first year.  Can you write a book while numb?  Apparently so.  My children were in such pain, but we instinctively clung to each other, supporting each other, until we were all strong enough to stand on our own.
While my personal crisis was going on, a crisis was also occurring in the book business.  The “historical romance”, which had been my bread and butter for my entire career, had suddenly, inexplicably gone out of fashion.  My stories had always been a little “off the beaten track” from the typical romance audience and with publishing houses battening down, I suddenly found my services were no longer required.
After determinedly banging my head against walls for several months, I finally got the brilliant idea to try doing something else.
I came up with a new story idea, a different kind of story idea.  A story idea that was not so much about falling in love as it was about an interesting woman trying to figure out her own life.  It was fun to write and refreshing.  I’d always adored coming up with those historical plotlines based on farming and funeral practices and ice delivery.  But writing about the world around me, the world I live in, was very challenging as well.  
My first mainstream women’s fiction novel was published by Mira Books in 2000.  It was a new career, sort of starting from scratch, but I was eager and excited to begin the journey again.
And that wasn’t my only journey.  I married Bill in 2001.  I guess I thought that if a woman is lucky enough to get one good husband, she shouldn’t press her luck.  But when I met Bill, well, I am crazy about the guy.  And I wasn’t quite willing to let some other woman snap him up.  
Or as my daughter, Leila, put it, “Mom, he cooks every night!  Have you got a problem or something?”
The bonus prize for marrying Bill was four more great kids.  All of whom are fortunately old enough not to be tainted by any of my bad-mom crazyism.
My women’s fiction career continues to chug along.  I’ve had lots of great feedback from readers, some glowing reviews in newspapers and online.   Both my last two books have been nominated for the prestigious RITA Award.  
I’m writing all the time, when not reading, wasting time or floating serenely in my backyard hammock.
My main goal at this time is to someday have a much, much longer autobiography.  


Sono cresciuta in una famiglia con ottimi genitori e sorelle pestifere, in una casetta alla fine di una strada polverosa. Il mio cane era il mio migliore amico. Ero una ragazza studiosa e  con i denti sporgenti, e questa è stata la mia fortuna. Mentre le altre ragazze uscivano coi ragazzi, io rimanevo a casa e leggevo. Ho capito subito che amavo le grandi storie. Che fossero racconti scritti con mano sapiente o brevi aneddoti di cantastorie venuti da chissà dove, ne ero catturata. 
Andai al college e vidi un po' di mondo. Volevo diventare scrittrice, ma non immaginavo proprio come si facesse. Dovevo forse andare a New York e iniziare a girare col basco in testa? Non ne avevo idea.
Così feci la libraia. Se non potevo scrivere libri, almeno li avrei avuti più vicini. Inoltre mi sposai e così acquisii un'ipoteca, un servizio di piatti per le grandi occasioni e due figli. 
Un giorno mi ritrovai a pensare: "Ma è tutto qui?" 
Ero sul letto, rannicchiata e singhiozzante, quando mio marito entrò e mi chiese che cosa avessi. 
"Avrei potuto essere una scrittrice!" Mi lamentai, amareggiata. "E' quello che ho sempre voluto fare! E l'avrei potuto fare, se non fosse stato per te, la casa, i figli! Avrei potuto!" 
Lui fu molto comprensivo...per due secondi. 
Poi uscì di casa e mi andò a comprare un computer, e lo posizionò in un angolo della nostra camera da letto. Mi disse: "Non ci possiamo permettere che lasci il lavoro. Ma io posso cucinare e i ragazzi mi aiuteranno con i lavori di casa. Puoi usare le notti e i fine-settimana. Scrivi il tuo libro del bip o smetti di rompere il bip!" 
Che deve fare una donna di fronte a una simile alternativa? Sono diventata una scrittrice! Scrissi romanzi ambientati in piccole città e fattorie, agli albori del Ventesimo secolo. E in soli tre anni potei permettermi di lasciare il mio lavoro e dedicarmi alla scrittura a tempo pieno. Non me ne sono mai pentita. 
Certo, non è stato tutto rose e fiori. Mia figlia Leila è diversamente abile, e questo richiede spesso un impegno maggiore sul fronte materno di quanto sarebbe agevole alla scrittrice di bestsellers. E mio figlio è stato difficile quanto a volte riescono ad esserlo i figli maschi. Una volta mi sono lamentata con gli insegnanti: "Ho una figlia che vorrebbe fare tutto, ma non può. E un figlio che potrebbe fare tutto, ma non vuole!" 
Essere mamma non è mai facile, ma posso dire che, nonostante me, i miei figli sono venuti su bene. 
Poi mio marito si è ammalato. La scrittura è diventata il mio rifugio da un mondo di ambulatori medici, letti d'ospedale e malattia. Non ho creduto per un attimo che se avessi tenuto duro abbastanza, pregato con devozione, seguito scrupolosamente le indicazioni dei medici lui sarebbe guarito, tornato a casa e avremmo vissuto felici e contenti. La vita non è un romanzo. Mio marito è morto come è vissuto, dando il massimo di sé e amando la sua famiglia. 
E la sua famiglia non ha avuto altra scelta che andare avanti. 
La scrittura e la vedovanza sono uno strano connubio. Ero come intontita il primo anno. Puoi scrivere un libro mentre sei intontita? A quanto pare sì. I miei figli soffrivano moltissimo, ma ci siamo aggrappati l'uno agli altri, ci siamo sostenuti finché non abbiamo avuto di nuovo la forza di affrontare il mondo ciascuno sulle sue gambe. 
Mentre versavo in questa crisi personale, anche il giro d'affari dei libri era entrato in una sua crisi. Il romanzo storico, con cui ero andata a nozze fin dall'inizio della mia carriera, era improvvisamente e incomprensibilmente passato di moda. Le mie storie erano sempre state un po' fuori dal "sentiero noto" per quel che riguarda il romanzo femminile, e con la crisi dell'editoria mi trovai nella spiacevole situazione per cui i miei servigi non erano più richiesti da alcuno. 
Dopo aver sbattuto la testa contro il muro per alcuni mesi, mi venne l'idea geniale di provare  a fare qualcos'altro. 
Mi ritrovai con un'idea nuova, su una storia nuova. Che non era tanto una storia d'amore, ma la storia di una donna che cercava di capire che cosa fare della propria vita. Scriverla fu divertente e rinfrancante. Ho sempre adorato scrivere romanzi storici, raccontando di vita nei campi, funerali e commercio del ghiaccio. Ma anche scrivere del mondo attorno a me, di quello in cui io vivevo, era entusiasmante. Era una sfida. 
Il mio primo romanzo femminile contemporaneo è stato pubblicato nel 2000 dalla Mira Books. E' stata una nuova carriera, un po' come ripartire da zero, ma ero entusiasta e impaziente di iniziare questo nuovo viaggio. 
E non è stato l'unico viaggio. Ho sposato Bill nel 2001. Pensavo che se una donna era stata così fortunata da aver avuto un buon marito, non poteva proprio chiedere di più. Ma quando ho incontrato Bill, sono diventata pazza di lui. E non potevo proprio permettere che qualcun'altra me lo soffiasse. 
O, secondo le parole di mia figlia Leila: "Mamma, lui cucina tutte le sere! Ma hai dei problemi o che?" 
Il premio extra, sposando Bill, sono stati altri quattro figli già grandi. Tutti di un'età tale da non poter più essere danneggiati dalle mie paranoie da pessima madre. 
La mia carriera di scrittrice continua. Ho tanti ottimi giudizi e pareri da parte dei lettori, alcune recensioni molto positive in riviste e in rete, i miei ultimi due libri sono stati entrambi candidati al prestigioso premio RITA.  
Scrivo tutto il tempo, quando non leggo, perdo tempo o mi dondolo tranquillamente nell'amaca in giardino. 
Il mio prossimo obiettivo è avere, tra qualche tempo, un'autobiografia molto, molto più lunga. 

Spero che da questo brano si capisca quanto sa essere vivace, commovente e ironica la sua scrittura. Spero proprio che sia pubblicata in italiano. Anche dopo vent'anni, credo che ci sia ancora un pubblico per i suoi libri, esattamente come accadde per il telefilm "La signora del West", non molti anni fa, che contrariamente alle previsioni ebbe un'audience altissima. Lo guardavano nonne, mamme e figlie: e credo che i romanzi della Morsi possano proprio piacere a nonne, mamme e figlie!

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