martedì 27 dicembre 2016

Animali fantastici e dove trovarli

Di solito non commento film, ma in questo caso mi sento di dire due o tre cose.


Animali fantastici e dove trovarli è un film migliore di alcuni tra quelli della saga di Harry Potter, per il semplice fatto che non essendoci il libro come pietra di paragone il film guadagna in capacità di narrazione.
Mio figlio ha apprezzato tantissimo gli animali fantastici, che mostrano per l'ennesima volta l'inesauribile fantasia creativa di J.K. Rowling.



Io ho apprezzato i personaggi e quello che significano.
Newt è un timido patologico, un asociale con forti problemi di interazione con gli altri, che si trova a suo agio solo con le creature fantastiche. Eppure,  trova e sa valorizzare alcune persone, che diventano suoi amici, e sa dire la cruda verità quando occorre. Un protagonista inconsueto, fallato, tutt'altro che perfetto, che rimane tale per tutto il film e alla fine esce di scena senza neanche guardare la ragazza di cui si sta innamorando, un introverso che quando parla sembra piuttosto volersi tappare la bocca, ma alla fine dice cose importanti e coglie ciò che nessuno ha visto ("Per il bene superiore? Non sono uno di quei fanatici di Grindelwald"..."Inutile? Che cosa vuol dire...", mica per niente dopo queste parole sarà condannato a morte dal losco figuro interpretato da Colin Farrell): finalmente, se ne sentiva il bisogno!



Il personaggio umano (o babbano), Jacob Kowalski, non è la solita macchietta per far risaltare i pregi dell'eroe e per un contraltare comico, è davvero una brava persona, autoironica, disponibile, che si mette in gioco; la scelta dell'attore, con la sua corporatura debordante e la faccia bonacciona, è perfetta, e l'attore stesso riesce con le espressioni facciali a entrare nelle simpatie di tutti gli spettatori.


La protagonista femminile, Tina, sbaglia, commette un errore dopo l'altro, ma alla fine scopriamo che il primo errore che ha fatto, e al quale sta cercando di rimediare, è difendere un debole dalla mano che lo voleva colpire.



La sorella della protagonista si chiama Queenie, è una Legilimens, e questo è un altro elemento che mi ha colpito. Dopo HP, noi immaginavamo i Legilimens come super potenti, ai vertici delle strutture di comando del mondo magico. Lei fa la cameriera. Sembra sempre un po' svanita, anche se nei momenti importanti usa le parole giuste ("Lei sapeva solo prendere..."). E si innamora di un babbano, dicendogli che non c'è un altro come lui: perché è la bontà del cuore, la disponibilità, che lei cerca e che non aveva ancora trovato. Usa il suo potere, pare all'inizio, in modo assolutamente infantile (legge nei pensieri degli ospiti, ma in nessuna mente che le possa portare un beneficio materiale, un guadagno, una promozione sul lavoro), fino al momento in cui lo adopera per salvare sua sorella e Newt. Come a dire che non conta quanto potere hai, ma come scegli di usarlo.



Che poi è quel che vediamo alla fine: il voler prendere il potere di qualcuno, usarlo per i propri scopi, o al contrario far tacere e soffocare i doni di qualcuno, sempre per una propria volontà di dominio, sono entrambe scelte che portano alla distruzione e all'odio.
Saper tutelare i piccoli, che siano umani o altre creature, porta alla compassione, all'intelligenza, al capire e alla salvezza.
Quando Grindelwald mostra la sua forza, è grazie a un velenottero che Newt riesce a fermarlo, quando nessun auror ci stava riuscendo. E grazie a un'altra creatura fantastica salva la segretezza dei maghi.
Alcune immagini sono molto evocative: l'edificio che ospita il congresso dei maghi americani, la ricostruzione di New York da parte dei maghi, il laboratorio/ricovero per animali che si trova nella valigia di Newt, la scena della soffitta con l'enorme animale che finisce in una teiera, la pasticceria con le pagnotte e le paste fatte a forma di animali fantastici.



Lo stesso uso del colore, così vivido e intenso per il mondo dei maghi e invece vuoto, grigiastro per i salemiani e gli uomini di potere di New York, fa risaltare la contrapposizione tra ciò che dà gioia e ciò che dà tristezza, senza manicheismi: i grandi magazzini, il negozio di pasticceria, la banca, le strade sono tutti luoghi colorati e belli, mentre la riunione di maghi e gli scantinati dell'edificio che ospita il congresso magico, come anche la stanza delle esecuzioni capitali, sono luoghi tetri, bui o immacolati ma asettici, angusti.
E infine, ciò che di bene viene scambiato non va perduto: Newt ha trovato amici e amore e anche Jacob  ritroverà la donna amata, e le creature fantastiche, dopo la pubblicazione del libro di Newt, speriamo non saranno più così temute, odiate, perseguitate o sfruttate (come l'Asticello doveva essere nei piani del mafioso). Perché ciascuno di essi ha un suo modo di essere speciale: basta prendersi la briga di guardare bene, capire qual è, saperlo accettare e valorizzarlo. Questo è l'insegnamento del film, ed è per questo che mi è piaciuto.

2 commenti:

  1. Ciao. Di solito non commenti film, ma se dovessi scegliere di farlo nuovamente te ne saremmo grati. ;-)

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    Risposte
    1. Ma grazie! Che bella cosa da dirmi! Te ne sono davvero grata. Perciò coglierò le prossime occasioni.
      Un caro abbraccio!

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