domenica 17 ottobre 2021

Cose che mi fanno arrabbiare e cose che mi fanno ridere



Cose che mi fanno arrabbiare

Ci hanno talmente assuefatti alle narrazioni dell'emergenza, fin dalla guerra fredda e dall'AIDS, per andare avanti con terrorismo, sbarchi, catastrofe climatica, che ora non ci rendiamo neanche più conto di quanto sia abusiva una proroga continua dello stato di emergenza. Perché già psicologicamente siamo stati sempre in emergenza (quelle adatte, eh: mica stavamo in  stato d'emergenza per le morti in Somalia o per le uccisioni in India o per i tibetani. Ve la immaginate, fa ridere: "Emergenza Tibet. Sono ancora occupati").

Ogni situazione problematica è trattata come un'emergenza da un sistema di informazione che non ha come scopo quello di informare, ma quello di fare cassa, suscitare sdegno (non riflessione, solo elementare sdegno), provocare contrapposizioni.

C'è davvero una emergenza migranti? No, è il modo in cui gli esseri umani si muovono sulla terra, che è tutta loro. Lo penso proprio: tutto il pianeta è di tutti. La proprietà privata, le dogane, le sovranità territoriali sono cose che abbiamo fatto noi, le abbiamo decise, non sono un dato di natura né tanto meno un dato di fatto. Se ogni essere umano è cittadino della terra, può andare dove vuole. Nella mia mente, lo penso come 'il libero cammino dell'essere umano sulla terra'. 

Emergenza diritti. No: perché il fatto è che sono sempre e solo i diritti della minoranza ricca che affama, deturpa e schiavizza il resto del pianeta, e che fa le leggi per mantenere il proprio controllo e comando, e le infiora di bei concetti e nobili parole che non hanno altro fine che nascondere la cruda e dura verità. Un esempio: che Confindustria e Confcommercio si siano appropriati della tematica della conversione ecologica, che i governi degli industriali se ne riempiano la bocca, che le multinazionali stiano dietro ai progettini pseudoecologici, e nessuno dica l'unica cosa essenziale: che non è possibile cambiare la situazione a meno che non cambiamo stile di vita: non più viaggi, non più comprare, non più moda, non più trucchi (e via dicendo); non è questione di riciclare, è questione di rifiutare allegramente la produzione dei beni non essenziali, consci dell'inganno che ci sta dietro. Ma non è questo che si vuole, allora si è costruita un'altra, addomesticata, strada.

(continua...)

Cose che mi fanno ridere

Mi fanno proprio ridere:

I giovani radical chic alternativi ma di sinistra che piangono sul cambiamento climatico e fanno shopping compulsivo-ossessivo, tre vacanze all'anno in aereo, vite da nababbi e comunque tutto spesato da mamma&papà perché loro devono studiare, poverini, o trovare un lavoro confacente alla loro alta intelligenza;

Le casalinghe mantenute dal marito che sono super femministe, sempre bocca piena e lancia in resta alla difesa dei diritti di tutti, e si riempiono la bocca di autodeterminazione mentre girano con la borsa di Louis Vuitton, vanno nei ristoranti più instagrammabili, si fanno il ritocchino e le foto ad arte, e se hanno figli se ne occupa comunque qualcun altro;

La gente di sinistra che difende qualsiasi cosa detta dai politicanti di sinistra ed è più dogmatica di un qualsiasi credente medio;

Gli ecologisti della porta accanto, che fanno le manifestazioni verdi, ma il loro stile di vita non lo cambiano neanche a morire;

I poliziotti di quartiere, che controllano la tua immondizia e se l'hai differenziata bene o se la bustina del tè l'hai messa nell'indifferenziato;

Il controllo del vicinato;

Le notizie date in modo fallace o incompleto;

I titoli per ottenere la visualizzazione;

L'eliminazione della differenza, l'infiorettamento delle parole, la mistificazione della realtà, per cui diamo un nome diverso alle cose per non urtare la suscettibilità di qualcuno (che poi perché questo nome debba essere sempre inglese, ho alcune idee...) - ma se la variante si è sviluppata lì, viene dal di lì; se è utero in affitto perché ti pagano come incubatrice non è "gravidanza per altri" come se fosse nobile e virtuoso altruismo; il punto non è dare un nome diverso alle cose, che è mistificazione, ma ragionare e far ragionare;

Il livello zero a cui la "prospettiva della cancellazione" (non la si può chiamare cultura, semmai moda) vuol fare arrivare: il livello zero è sempre nulla, è solo un non luogo utile per chi vuole imporre un dominio;

Gli inginocchiamenti lecchini che nulla hanno a che fare con una riflessione che sia radicale sulla propria storia e innovativa sul proprio presente, ma mostrano l'ossequio all'ennesima trovata pubblicitaria del carrozzone.


(Continua...)




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