Children of God
By Mary Doria Russell
I think perhaps God uses the tools He's got, even the ones that are bent or broken.
P 189
The noblest kind of retribution, wrote Marcus Aurelius, is not to become as your enemy.
Pag 223
Even if it's only poetry, it's poetry to live by, Sofia, poetry to die for, D.W. Yarbrough had told her...
Pag 240
giovedì 4 ottobre 2018
lunedì 24 settembre 2018
sabato 22 settembre 2018
How well we love
I don't live my life for others, and advice you to follow my lead. Most people don't know what they want, so they settle for rules and the opinions of others. Be brave. Be bold.
In the end, the measure of a well-lived life is not titles or riches. It's not even measured by the people we please, especially at the cost of our own souls.
The true measure of a well-lived life is how well we love...and how well we are loved in return.
The Irish Duke by Cathy Maxwell
In Four Dukes and a Devil
Pag 44
In the end, the measure of a well-lived life is not titles or riches. It's not even measured by the people we please, especially at the cost of our own souls.
The true measure of a well-lived life is how well we love...and how well we are loved in return.
The Irish Duke by Cathy Maxwell
In Four Dukes and a Devil
Pag 44
sabato 11 agosto 2018
Papa Francesco, Custodire , educare, crescere
Perché hai l'esigenza di dire? Dobbiamo sempre fare, non dire. Tu fai. Se cominci a parlare farai proselitismo e fare proselitismo significa usare la gente. I giovani sono molto sensibili alle testimonianze, hanno bisogno di uomini e donne che siano esempi, che facciano senza pretendere nulla dagli altri, che si mostrino per ciò che sono e basta. Saranno loro, i giovani, a farti domande e così arriverà anche il momento di parlare, di dire.
P 51
Tutti noi dobbiamo sempre guardare a quelli che in questo momento stanno più in basso, quelli che non interessano ai corrotti e che invece possono trasformarsi da scarti dimenticati a "portatori della gioia".
P64
Credo che le armi nucleari vadano subito distrutte.
P69
Un buon educatore fa a se stesso ogni giorno questa domanda: Oggi ho il cuore abbastanza aperto da lasciarci entrare la sorpresa? Educare non significa solo spiegare teorie, ma significa soprattutto dialogare, far trionfare il pensiero dialogico.
P105
Il contesto di consumismo nel quale viviamo è molto forte; è una spinta a " consumare consumo". Perciò è urgente recuperare un principio spirituale importante e svalutato: l'austerità. (...) Educare all'austerità è in realtà una ricchezza incomparabile. Risveglia l'ingegno e la creatività, genera possibilità per l'immaginazione e, specialmente, apre al lavoro in equipe, in solidarietà. Apre agli altri.
P111
Si è liberi solo se si è in armonia con se stessi.
P112
Tante volte esigiamo dagli studenti un'eccessiva formazione in alcuni campi che consideriamo importanti. (...) Ma non diamo altrettanta importanza al fatto che conoscano la loro terra, che amino le loro radici e soprattutto che facciano.
P113
Proponiamo loro mete ampie, grandi sfide e aiutiamoli a realizzarle, a raggiungerle.
P114
L'umorismo aiuta anche a essere di buonumore, e se siamo di buonumore è più facile convivere con gli altri è con noi stessi.
P120
A tutti i giovani, ma non solo a loro, dico: non abbiate paura delle diversità e delle vostre fragilità; la vita è unica e irripetibile per quelli che è; Dio ci aspetta ogni mattina quando ci svegliamo per riconsegnarci questo dono. Custodiamolo con amore, gentilezza e naturalezza.
P122
Dio è giovane
P 51
Tutti noi dobbiamo sempre guardare a quelli che in questo momento stanno più in basso, quelli che non interessano ai corrotti e che invece possono trasformarsi da scarti dimenticati a "portatori della gioia".
P64
Credo che le armi nucleari vadano subito distrutte.
P69
Un buon educatore fa a se stesso ogni giorno questa domanda: Oggi ho il cuore abbastanza aperto da lasciarci entrare la sorpresa? Educare non significa solo spiegare teorie, ma significa soprattutto dialogare, far trionfare il pensiero dialogico.
P105
Il contesto di consumismo nel quale viviamo è molto forte; è una spinta a " consumare consumo". Perciò è urgente recuperare un principio spirituale importante e svalutato: l'austerità. (...) Educare all'austerità è in realtà una ricchezza incomparabile. Risveglia l'ingegno e la creatività, genera possibilità per l'immaginazione e, specialmente, apre al lavoro in equipe, in solidarietà. Apre agli altri.
P111
Si è liberi solo se si è in armonia con se stessi.
P112
Tante volte esigiamo dagli studenti un'eccessiva formazione in alcuni campi che consideriamo importanti. (...) Ma non diamo altrettanta importanza al fatto che conoscano la loro terra, che amino le loro radici e soprattutto che facciano.
P113
Proponiamo loro mete ampie, grandi sfide e aiutiamoli a realizzarle, a raggiungerle.
P114
L'umorismo aiuta anche a essere di buonumore, e se siamo di buonumore è più facile convivere con gli altri è con noi stessi.
P120
A tutti i giovani, ma non solo a loro, dico: non abbiate paura delle diversità e delle vostre fragilità; la vita è unica e irripetibile per quelli che è; Dio ci aspetta ogni mattina quando ci svegliamo per riconsegnarci questo dono. Custodiamolo con amore, gentilezza e naturalezza.
P122
Dio è giovane
venerdì 10 agosto 2018
Papa Francesco: le malattie dell'essere umano contemporaneo
Ma che cosa significa arrivare alla movida già ubriache?
Significa arrivarci piene di illusioni e portando con sé un corpo che non si comanda, un corpo che non risponde alla testa e al cuore, un corpo che risponde solo agli istinti, un corpo senza memoria, un corpo composto solo di carne effimera. Non siamo nulla senza la testa e senza il cuore, non siamo nulla se ci muoviamo in preda agli istinti e senza la ragione. La ragione e il cuore ci avvicinano tra noi in modo reale; e ci avvicinano a Dio perché possiamo pensare Dio e possiamo decidere di andare a cercarlo. Con la ragione e con il cuore possiamo anche capire chi sta male, immedesimarci in lui, farci portatori di bene e di altruismo.
P34-35
Governare è servire ciascuno di noi, ciascuno dei fratelli che compongono il popolo, senza dimenticare nessuno. Chi governa deve imparare a guardare verso l'alto solo per parlare con Dio e non per giocare a fare dio. E deve guardare in basso solo per sollevare qualcuno che è caduto.
Lo sguardo dell'uomo deve sempre essere in questi due sensi. Guardate verso l'alto a Dio e in basso a chi è caduto se volete diventare grandi: le risposte alle domande più difficili si trovano sempre guardando verso queste due direzioni insieme.
P35
Il potere è servizio e deve permettere al prossimo di sentirsi ben curato, secondo la sua dignità.
Quindici malattie.
La prima è la malattia del sentirsi immortali o addirittura indispensabili: deriva dal narcisismo ed è tipica di chi guarda appassionatamente la propria immagine e non vede Dio negli occhi degli altri, e soprattutto non riconosce la luce di Gesù negli occhi dei bisognosi.
La seconda è la malattia...dell'eccessiva operosità: è quella di chi si immerge nel lavoro, trascurando inevitabilmente il sedersi ai piedi di Gesù.
La terza malattia è quella dell'impietrimento mentale e spirituale. È la malattia di chi, strada facendo, perde quella serenità, quella vivacità, quell'audacia e finisce per diventare una macchina di pratiche.
La quarta malattia è quella dell'eccessiva pianificazione e del funzionalismo: quando una persona pianifica tutto minuziosamente e crede che facendo una perfetta pianificazione le cose solo per questo progrediscano, diventa un contabile, un commercialista dell'esistenza. Non si può infatti rinchiudere in un programma la libertà dello Spirito Santo.
La quinta malattia è quella del cattivo coordinamento.
La sesta malattia è...la dimenticanza della propria storia di salvezza, della storia personale con il Signore, (...) delle proprie radici.
La settima malattia è quella della rivalità e della vanagloria.
L'ottava malattia è quella della schizofrenia esistenziale.
La nona malattia è quella delle chiacchiere, delle mormorazioni, dei pettegolezzi. (...) Si può parlare di "terrorismo delle chiacchiere", perché questo chiacchiericcio assomiglia appunto all'azione del terrorista: con la lingua tu butti la bomba, distruggi gli altri, e poi te ne vai come se nulla fosse, tranquillo.
La decima malattia è quella di divinizzare i capi. (...) Mai cadere vittime del carrierismo e dell'opportunismo.
L'undicesima malattia è quella dell'indifferenza verso gli altri: quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. (...) Oppure quando, per gelosia o scaltrezza, si prova gioia nel vedere l'altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo.
La dodicesima malattia è quella faccia funerea, ossia delle persone burbere e arcigne, che ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri, soprattutto quelli ritenuti inferiori, con rigidità, durezza e arroganza.
La tredicesima malattia è quella del "consumare consumo", del consumismo. È la malattia dell'accumulare.
La quattordicesima malattia è quella dei circoli chiusi, dove l'appartenenza al gruppo diventa più forte di quella a Cristo stesso.
L'ultima malattia è quella del profitto mondano, degli esibizionismi, quando la persona trasforma il suo servizio in potere e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri ancora. (...) La vanità è una bolla di sapone, essere vanitosi significa truccare la propria vita.
P40-42.
Papa Francesco, Dio è giovane
Significa arrivarci piene di illusioni e portando con sé un corpo che non si comanda, un corpo che non risponde alla testa e al cuore, un corpo che risponde solo agli istinti, un corpo senza memoria, un corpo composto solo di carne effimera. Non siamo nulla senza la testa e senza il cuore, non siamo nulla se ci muoviamo in preda agli istinti e senza la ragione. La ragione e il cuore ci avvicinano tra noi in modo reale; e ci avvicinano a Dio perché possiamo pensare Dio e possiamo decidere di andare a cercarlo. Con la ragione e con il cuore possiamo anche capire chi sta male, immedesimarci in lui, farci portatori di bene e di altruismo.
P34-35
Governare è servire ciascuno di noi, ciascuno dei fratelli che compongono il popolo, senza dimenticare nessuno. Chi governa deve imparare a guardare verso l'alto solo per parlare con Dio e non per giocare a fare dio. E deve guardare in basso solo per sollevare qualcuno che è caduto.
Lo sguardo dell'uomo deve sempre essere in questi due sensi. Guardate verso l'alto a Dio e in basso a chi è caduto se volete diventare grandi: le risposte alle domande più difficili si trovano sempre guardando verso queste due direzioni insieme.
P35
Il potere è servizio e deve permettere al prossimo di sentirsi ben curato, secondo la sua dignità.
Quindici malattie.
La prima è la malattia del sentirsi immortali o addirittura indispensabili: deriva dal narcisismo ed è tipica di chi guarda appassionatamente la propria immagine e non vede Dio negli occhi degli altri, e soprattutto non riconosce la luce di Gesù negli occhi dei bisognosi.
La seconda è la malattia...dell'eccessiva operosità: è quella di chi si immerge nel lavoro, trascurando inevitabilmente il sedersi ai piedi di Gesù.
La terza malattia è quella dell'impietrimento mentale e spirituale. È la malattia di chi, strada facendo, perde quella serenità, quella vivacità, quell'audacia e finisce per diventare una macchina di pratiche.
La quarta malattia è quella dell'eccessiva pianificazione e del funzionalismo: quando una persona pianifica tutto minuziosamente e crede che facendo una perfetta pianificazione le cose solo per questo progrediscano, diventa un contabile, un commercialista dell'esistenza. Non si può infatti rinchiudere in un programma la libertà dello Spirito Santo.
La quinta malattia è quella del cattivo coordinamento.
La sesta malattia è...la dimenticanza della propria storia di salvezza, della storia personale con il Signore, (...) delle proprie radici.
La settima malattia è quella della rivalità e della vanagloria.
L'ottava malattia è quella della schizofrenia esistenziale.
La nona malattia è quella delle chiacchiere, delle mormorazioni, dei pettegolezzi. (...) Si può parlare di "terrorismo delle chiacchiere", perché questo chiacchiericcio assomiglia appunto all'azione del terrorista: con la lingua tu butti la bomba, distruggi gli altri, e poi te ne vai come se nulla fosse, tranquillo.
La decima malattia è quella di divinizzare i capi. (...) Mai cadere vittime del carrierismo e dell'opportunismo.
L'undicesima malattia è quella dell'indifferenza verso gli altri: quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. (...) Oppure quando, per gelosia o scaltrezza, si prova gioia nel vedere l'altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo.
La dodicesima malattia è quella faccia funerea, ossia delle persone burbere e arcigne, che ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri, soprattutto quelli ritenuti inferiori, con rigidità, durezza e arroganza.
La tredicesima malattia è quella del "consumare consumo", del consumismo. È la malattia dell'accumulare.
La quattordicesima malattia è quella dei circoli chiusi, dove l'appartenenza al gruppo diventa più forte di quella a Cristo stesso.
L'ultima malattia è quella del profitto mondano, degli esibizionismi, quando la persona trasforma il suo servizio in potere e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri ancora. (...) La vanità è una bolla di sapone, essere vanitosi significa truccare la propria vita.
P40-42.
Papa Francesco, Dio è giovane
giovedì 9 agosto 2018
Papa Francesco e la rivoluzione della tenerezza
...un giovane ha qualcosa del profeta, e deve accorgersene. Deve essere conscio di avere le ali di un profeta, l'atteggiamento di un profeta, la capacità di profetizzare, di dire ma anche di fare. Un profeta dell'oggi ha capacità sì di condanna, ma pure di prospettiva. I giovani hanno tutte e due queste qualità. Sanno condannare, anche se tante volte non esprimono bene la loro condanna. E hanno la capacità di scrutare il futuro e guardare più avanti. Ma gli adulti sono spesso crudeli e tutta questa forza dei giovani la lasciano da sola. Gli adulti spesso sradicano i giovani, estirpano le loro radici, e, invece di aiutarli a essere profeti per il bene della società, li rendono orfani e scartati.
P29-30
Affinché i nostri giovani abbiano visioni, siano essi stessi sognatori, possano affrontare con audacia e coraggio i tempi futuri, è necessario che ascoltino i sogni profetici dei loro antenati. Vecchi sognatori e giovani profeti sono la strada di salvezza della nostra società sradicata: due generazioni di scartati possono salvare tutti.
Tutto questo si collega a quella che io chiamo la rivoluzione della tenerezza, perché c'è bisogno di tenerezza per un giovane nell'approcciarsi a un anziano e ci vuole tenerezza se un anziano vuole avvicinarsi a un giovane. Il messaggio deve partire dagli uni e dagli altri, non esistono gerarchie, entrambi devono ricercarsi.
Al contrario, invece, e purtroppo, tra gli adulti (...) e i giovani vedo sempre moltissima competizione, che parte dagli adulti verso i giovani, e addirittura verso i giovanissimi. Si può in molti casi parlare perfino di rivalità.
P32
Papa Francesco, Dio è giovane
mercoledì 8 agosto 2018
Dio è giovane, di Papa Francesco
Papa Francesco, Dio è giovane
Parlare dei giovani significa parlare di promesse, e significa parlare di gioia. Hanno tanta forza i giovani, sono capaci di guardare con speranza. Un giovane è una promessa di vita che ha insita un certo grado di tenacia; ha abbastanza follia per potersi illudere e la sufficiente capacità per poter guarire dalla delusione che ne può derivare.
P16
Dove c'è vita c'è movimento, dove c'è movimento ci sono cambiamenti, ricerca, incertezze, c'è speranza, c'è gioia, e anche angoscia e desolazione.
P18-19
(Nella nostra società) Non vengono scartati solo i giovani, ma i giovani ne risentono moltissimo perché sono nati e cresciuti nella società che ha fatto della cultura dello scarto il suo paradigma per eccellenza. Nella nostra società è un'abitudine "usare e gettare": si usa sapendo che una volta finito lo sfruttamento si getterà. E questi sono aspetti molto profondi che si impossessano delle abitudini delle persone e degli schemi mentali. La nostra società è dominata in maniera troppo forte e vincolante da una crisi economico-finanziaria dove al centro non ci sono l'uomo e la donna, ma il denaro e gli oggetti creati dall'uomo e dalla donna.
P23
Vorrei citare Aristotele, che nella sua Retorica dice: " Per i giovani l'avvenire è lungo e il passato breve; infatti all'inizio del mattino non v'è nulla della giornata che si possa ricordare, mentre si può sperare tutto. Essi sono facili a lasciarsi ingannare, per il motivo che dicemmo, cioè perché sperano facilmente. E sono più coraggiosi perché sono impetuosi e facili a sperare, e di queste due qualità la prima impedisce loro di aver paura, la seconda li rende fiduciosi; infatti nessuno teme quando è adirato, e lo sperare qualche bene dona fiducia. E sono indignabili."
P28
È sempre meglio avere le tasche vuote, perché il diavolo abita sempre nelle tasche piene; anzi, se entra nella nostra vita passa dalle tasche.
P29
Parlare dei giovani significa parlare di promesse, e significa parlare di gioia. Hanno tanta forza i giovani, sono capaci di guardare con speranza. Un giovane è una promessa di vita che ha insita un certo grado di tenacia; ha abbastanza follia per potersi illudere e la sufficiente capacità per poter guarire dalla delusione che ne può derivare.
P16
Dove c'è vita c'è movimento, dove c'è movimento ci sono cambiamenti, ricerca, incertezze, c'è speranza, c'è gioia, e anche angoscia e desolazione.
P18-19
(Nella nostra società) Non vengono scartati solo i giovani, ma i giovani ne risentono moltissimo perché sono nati e cresciuti nella società che ha fatto della cultura dello scarto il suo paradigma per eccellenza. Nella nostra società è un'abitudine "usare e gettare": si usa sapendo che una volta finito lo sfruttamento si getterà. E questi sono aspetti molto profondi che si impossessano delle abitudini delle persone e degli schemi mentali. La nostra società è dominata in maniera troppo forte e vincolante da una crisi economico-finanziaria dove al centro non ci sono l'uomo e la donna, ma il denaro e gli oggetti creati dall'uomo e dalla donna.
P23
Vorrei citare Aristotele, che nella sua Retorica dice: " Per i giovani l'avvenire è lungo e il passato breve; infatti all'inizio del mattino non v'è nulla della giornata che si possa ricordare, mentre si può sperare tutto. Essi sono facili a lasciarsi ingannare, per il motivo che dicemmo, cioè perché sperano facilmente. E sono più coraggiosi perché sono impetuosi e facili a sperare, e di queste due qualità la prima impedisce loro di aver paura, la seconda li rende fiduciosi; infatti nessuno teme quando è adirato, e lo sperare qualche bene dona fiducia. E sono indignabili."
P28
È sempre meglio avere le tasche vuote, perché il diavolo abita sempre nelle tasche piene; anzi, se entra nella nostra vita passa dalle tasche.
P29
martedì 7 agosto 2018
At your service, di Lexi Blake
At your service di Lexi Blake
Sometimes circumstances change, but that doesn't mean you have to let go of your dreams. It merely means you adapt and come out of it stronger than before.
P26
Adaptation means you shift. You find new ways to make a thing suitable to a purpose.
P66
You surrounded yourself with people who had to fight their way back. That can be motivating. Let them help you. There is very little in this life that you can't do with some adaptation and a shitload of hard work, Jules. And maybe that includes that you don't know what other people are thinking.
P67
You Have To Love Yourself enough to give you a chance
P68
Relashionships of all kinds were worth the work of talking and negotiating.
P138
At your service, Lexi Blake
Sometimes circumstances change, but that doesn't mean you have to let go of your dreams. It merely means you adapt and come out of it stronger than before.
P26
Adaptation means you shift. You find new ways to make a thing suitable to a purpose.
P66
You surrounded yourself with people who had to fight their way back. That can be motivating. Let them help you. There is very little in this life that you can't do with some adaptation and a shitload of hard work, Jules. And maybe that includes that you don't know what other people are thinking.
P67
You Have To Love Yourself enough to give you a chance
P68
Relashionships of all kinds were worth the work of talking and negotiating.
P138
At your service, Lexi Blake
lunedì 16 luglio 2018
Scegliere la parte giusta
Non è teatrale, è necessario. Purché uno si scelga la parte giusta. È una scelta che comporta delle responsabilità.
Amundsen ne La tenda rossa
Amundsen ne La tenda rossa
giovedì 5 luglio 2018
Abraham Lincoln, Discorso di Gettysburgh
19 novembre 1863
Or sono diciassette lustri e due anni che i nostri avi costruirono, su questo continente, una nuova nazione, concepita nella Libertà, e votata al principio che tutti gli uomini sono creati uguali. Adesso noi siamo impegnati in una grande guerra civile, la quale proverà se quella nazione, o ogni altra nazione così concepita e così votata, possa a lungo perdurare.
Noi ci siamo raccolti su di un gran campo di battaglia di quella guerra. Noi siamo venuti a destinare una parte di quel campo a luogo di ultimo riposo per coloro che qui diedero la vita, perché quella nazione potesse vivere. È del tutto giusto e appropriato che noi compiamo quest’atto. Ma, in un senso più vasto, noi non possiamo inaugurare, non possiamo consacrare, non possiamo santificare questo suolo.
I coraggiosi uomini, vivi e morti, che qui combatterono, lo hanno consacrato al di là del nostro piccolo potere di aggiungere o detrarre. Il mondo noterà appena, né a lungo ricorderà ciò che qui diciamo,
ma mai potrà dimenticare ciò ch’essi qui fecero. Sta a noi viventi, piuttosto, il votarci qui al lavoro incompiuto, finora così nobilmente portato avanti da coloro che qui combatterono. Sta piuttosto a noi il
votarci qui al gran compito che ci è di fronte: che da questi morti onorati ci venga un’accresciuta devozione a quella causa per la quale essi diedero, della devozione, l’ultima piena misura; che noi qui
solennemente si prometta che questi morti non sono morti invano; che questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo di popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia
a perire dalla terra.
Four score and seven years ago our fathers brought forth on this continent, a new nation, conceived in Liberty, and dedicated to the proposition that all men are created equal.
Now we are engaged in a great civil war, testing whether that nation, or any nation so conceived and so dedicated, can long endure. We are met on a great battle-field of that war. We have come to dedicate a portion of that field, as a final resting place for those who here gave their lives that that nation might live. It is altogether fitting and proper that we should do this.
But, in a larger sense, we can not dedicate -- we can not consecrate -- we can not hallow -- this ground. The brave men, living and dead, who struggled here, have consecrated it, far above our poor power to add or detract. The world will little note, nor long remember what we say here, but it can never forget what they did here. It is for us the living, rather, to be dedicated here to the unfinished work which they who fought here have thus far so nobly advanced. It is rather for us to be here dedicated to the great task remaining before us -- that from these honored dead we take increased devotion to that cause for which they gave the last full measure of devotion -- that we here highly resolve that these dead shall not have died in vain -- that this nation, under God, shall have a new birth of freedom -- and that government of the people, by the people, for the people, shall not perish from the earth.
Abraham Lincoln
November 19, 1863
Now we are engaged in a great civil war, testing whether that nation, or any nation so conceived and so dedicated, can long endure. We are met on a great battle-field of that war. We have come to dedicate a portion of that field, as a final resting place for those who here gave their lives that that nation might live. It is altogether fitting and proper that we should do this.
But, in a larger sense, we can not dedicate -- we can not consecrate -- we can not hallow -- this ground. The brave men, living and dead, who struggled here, have consecrated it, far above our poor power to add or detract. The world will little note, nor long remember what we say here, but it can never forget what they did here. It is for us the living, rather, to be dedicated here to the unfinished work which they who fought here have thus far so nobly advanced. It is rather for us to be here dedicated to the great task remaining before us -- that from these honored dead we take increased devotion to that cause for which they gave the last full measure of devotion -- that we here highly resolve that these dead shall not have died in vain -- that this nation, under God, shall have a new birth of freedom -- and that government of the people, by the people, for the people, shall not perish from the earth.
Abraham Lincoln
November 19, 1863
mercoledì 4 luglio 2018
Su ciò che succede
"La terra è mia e voi siete presso di me come stranieri e pellegrini" (Lv 25,23).
I bambini e il mare io li voglio vedere così.
mercoledì 13 giugno 2018
Incipit di Buzzati da La boutique del mistero
Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Dino Buzzati, Inviti superflui, ne La Boutique del mistero.
Il più bell'incipit letto negli ultimi tre anni.
Dino Buzzati, Inviti superflui, ne La Boutique del mistero.
Il più bell'incipit letto negli ultimi tre anni.
...la sera, che guarisce le debolezze dell'uomo
...sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. (Dino Buzzati, La boutique del mistero, Pag 79)
venerdì 1 giugno 2018
mercoledì 25 aprile 2018
Wenders su Salgado
Gli interessava davvero degli esseri umani. Dopotutto, gli esseri umani sono il sale della terra.
Da "Il sale della terra" di Wim Wenders, su Sebastiao Salgado
Da "Il sale della terra" di Wim Wenders, su Sebastiao Salgado
domenica 15 aprile 2018
Storie della tua vita, di Ted Chiang
Ti prenderò in braccio trascinandoti a letto, e nel mentre non farai che frignare per muovermi a pietà, ma la mia unica preoccupazione sarà di potermi rilassare un po'. Tutti i voti che avevo fatto da piccola, ripromettendomi che quando sarei stata madre avrei dato delle risposte ragionevoli, che avrei trattato i miei figli come delle persone intelligenti, dotate di raziocinio. È stato tutto inutile: sto per diventare come mia madre. Potrò lottare quanto voglio, ma niente mi impedirà di scivolare lungo quella spaventosa china.
P148
Il linguaggio con cui si esprime l'universo ha una grammatica assolutamente ambigua. Ogni evento fisico è un'espressione che può essere analizzata in due modi del tutto diversi, uno causale e l'altro teleologico. Sono entrambi validi, e a prescindere dal contesto non è possibile scartarne nessuno. (...) Gli uomini avevano sviluppato una coscienza di tipo sequenziale, e gli eptapodi ne avevano sviluppata una di tipo simultaneo. Noi percepiamo gli eventi secondo un ordine, in un rapporto di causa-effetto fra l'uno e l'altro. Loro percepiscono tutti gli eventi in una sola volta, a partire da un obiettivo che li collega tutti quanti. Un obiettivo di minimo o di massimo.
P152
Ciò che mi rendeva possibile agire liberamente mi impediva al tempo stesso di conoscere il futuro. Adesso che conosco il futuro, al contrario, non agirei mai in contrasto con esso, e questo significa anche non rivelare agli altri ciò che so. Chi conosce il futuro non ne parla. Quelli che hanno letto il Libro delle Ere non ammetteranno mai di averlo fatto.
P156
Nel linguaggio performativo, il dire equivale al fare.
Per gli eptapodi, l'intero linguaggio era performativo. Invece di usarlo per le informazioni, lo usavano per mettere in atto qualcosa. Quindi, certo, gli eptapodi sapevano già cosa sarebbe stato detto un una conversazione, ma perché il loro sapere si trasformasse in realtà, la conversazione doveva innanzitutto avere luogo.
P157
Di colpo mi venne in mente che il termine performativo era morfologicamente simile a performance, che poteva descrivere la sensazione di conversare sapendo già cosa verrà detto: era come recitare a teatro, in effetti.
P158
Pur avendo una buona padronanza dell'Eptapode B, mi rendo conto di non vivere la realtà come la vive un eptapode. (...) Di tanto in tanto, però, ho degli sprazzi in cui predomina l'Eptapode B, e riesco a vivere contemporaneamente passato e futuro. La mia coscienza diviene brace, una brace lunga cinquant'anni che arde al di là del tempo. Nel corso di questi brevi sprazzi, percepisco l'intero periodo simultaneamente. È un periodo che abbraccia il resto della mia vita, e per intero la tua.
P160
Il lavoro con gli eptapodi ha cambiato la mia vita. Ho conosciuto tuo padre e ho imparato l'Eptapode B, e sono queste due cose a fare sì che ti conosca già adesso, su questa veranda al chiaro di luna. Alla fine, fra diversi anni, non avrò più né tuo padre né te. L'unica cosa che mi resterà sarà il linguaggio degli alieni. Così ora sono bene attenta a captare ogni minimo dettaglio.
Conoscevo la mia destinazione fin dal principio, e scelgo la mia strada di conseguenza. Ma vado verso una gioia estrema, o verso un estremo dolore? E ciò che realizzero' sarà un minimo, o piuttosto un massimo?
P164
P148
Il linguaggio con cui si esprime l'universo ha una grammatica assolutamente ambigua. Ogni evento fisico è un'espressione che può essere analizzata in due modi del tutto diversi, uno causale e l'altro teleologico. Sono entrambi validi, e a prescindere dal contesto non è possibile scartarne nessuno. (...) Gli uomini avevano sviluppato una coscienza di tipo sequenziale, e gli eptapodi ne avevano sviluppata una di tipo simultaneo. Noi percepiamo gli eventi secondo un ordine, in un rapporto di causa-effetto fra l'uno e l'altro. Loro percepiscono tutti gli eventi in una sola volta, a partire da un obiettivo che li collega tutti quanti. Un obiettivo di minimo o di massimo.
P152
Ciò che mi rendeva possibile agire liberamente mi impediva al tempo stesso di conoscere il futuro. Adesso che conosco il futuro, al contrario, non agirei mai in contrasto con esso, e questo significa anche non rivelare agli altri ciò che so. Chi conosce il futuro non ne parla. Quelli che hanno letto il Libro delle Ere non ammetteranno mai di averlo fatto.
P156
Nel linguaggio performativo, il dire equivale al fare.
Per gli eptapodi, l'intero linguaggio era performativo. Invece di usarlo per le informazioni, lo usavano per mettere in atto qualcosa. Quindi, certo, gli eptapodi sapevano già cosa sarebbe stato detto un una conversazione, ma perché il loro sapere si trasformasse in realtà, la conversazione doveva innanzitutto avere luogo.
P157
Di colpo mi venne in mente che il termine performativo era morfologicamente simile a performance, che poteva descrivere la sensazione di conversare sapendo già cosa verrà detto: era come recitare a teatro, in effetti.
P158
Pur avendo una buona padronanza dell'Eptapode B, mi rendo conto di non vivere la realtà come la vive un eptapode. (...) Di tanto in tanto, però, ho degli sprazzi in cui predomina l'Eptapode B, e riesco a vivere contemporaneamente passato e futuro. La mia coscienza diviene brace, una brace lunga cinquant'anni che arde al di là del tempo. Nel corso di questi brevi sprazzi, percepisco l'intero periodo simultaneamente. È un periodo che abbraccia il resto della mia vita, e per intero la tua.
P160
Il lavoro con gli eptapodi ha cambiato la mia vita. Ho conosciuto tuo padre e ho imparato l'Eptapode B, e sono queste due cose a fare sì che ti conosca già adesso, su questa veranda al chiaro di luna. Alla fine, fra diversi anni, non avrò più né tuo padre né te. L'unica cosa che mi resterà sarà il linguaggio degli alieni. Così ora sono bene attenta a captare ogni minimo dettaglio.
Conoscevo la mia destinazione fin dal principio, e scelgo la mia strada di conseguenza. Ma vado verso una gioia estrema, o verso un estremo dolore? E ciò che realizzero' sarà un minimo, o piuttosto un massimo?
P164
venerdì 30 marzo 2018
Giuseppe figlio di Giacobbe. La natività, di Silvana De Mari
Finalmente la vide, e la sua mente restò abbagliata, perché lei era piena di grazia, di una grazia ancora più piena, ancora più totale di quella enorme che lui ricordava. Era una grazia infinita. Era qualcosa che irradiava e che tutti stavano sentendo, perché tutti erano abbagliati. Era qualcosa che avvicinava a Dio, che non era descrivibile. Giuseppe fu felice dei suoi venti anni, della sua forza, della sua stirpe che era quella di Davide. Fu felice di essere se stesso, per tutto quello che aveva da offrire.
(Pagg 39-40)
I suoi occhi si chiusero e fu allora che arrivò l'Angelo. Coloro che poi raccontarono questa storia narrarono che l'Angelo si presentò con il suo nome, Gabriele. In realtà non successe così, perché nel momento in cui Giuseppe lo vide, seppe che era Gabriele. Era una figura chiara e, alle sue spalle, si intravedevano le ali talmente intrise di luce che non si poteva distinguere dove avessero fine. Le ali contenevano il vento del deserto, l'odore del mare, il profumo dell'erba, il colore dell'alba, lo scintillio delle stelle. Le ali si perdevano nell'eterno, nell'infinito, si riempivano di qualcosa che conteneva tutta la bellezza, tutta la felicità.
(Pag 82-83)
Silvana De Mari, Giuseppe figlio di Giacobbe. La natività, Effatà editrice, Torino 2014.
giovedì 29 marzo 2018
Amen. Memorie di Isacco, di Margherita Oggero
Signore, perché hai dato ai cani un cuore fedele e innocente, perché li hai fatti grati a chi gli riserva una carezza e un tozzo di pane, mentre noi, fatti a Tua immagine e somiglianza, siamo capaci di mentire ingannare tradire e uccidere anche chi ci è più vicino per sangue o per altro vincolo?
Ci hai fatto dono del libero arbitrio, ma è un dono pericoloso come un coltello affilato nelle mani di un bambino cieco o di un ubriaco che ha dimenticato persino il suo nome.
Signore, perché ci hai fatto provare la pace dell'Eden e poi ci hai condannati all'inquietudine? Signore, è forse nell'inquietudine che è racchiusa la nostra somiglianza con Te? In quell'inquietudine amara che Ti fece pentire d'aver fatto l'uomo sulla terra e Ti spinse a sterminarlo insieme al bestiame, ai rettili e agli uccelli dei cieli, mentre soltanto Noè trovò grazia al Tuo cospetto?
(pagg 48-49)
Sto tornando dai campi e forse per la prima volta mi rendo pienamente conto della bellezza di un tramonto estivo, quando da lontano mi giunge un canto di donna, dolcissimo e melodioso. Ecco, la paternità, il tramonto e il canto si fondono insieme e mi regalano uno squarcio di appagamento consapevole, cioè di felicità.
Ma questi rari fiori che sbocciano tra i rovi compensano la fatica e le pene quotidiane?
Signore, è davvero un grande dono la vita? L'assenza, la quiete del non essere da cui ci hai tratto impastandoci col fango non era forse preferibile a questo breve passaggio nel mondo? Breve rispetto all'eternità, e pericoloso, perché in esso ci giochiamo la salvezza o la perdizione.
Padre, madre, moglie: tutti sepolti. I controversi e ambigui affetti della mia vita se ne sono andati prima di me. Li ho perdonati dal profondo del cuore per ogni asprezza e offesa nei miei confronti, così come spero abbiano fatto loro nei miei, però non sono riuscito a dimenticare: l'oblio e il perdono purtroppo non sono indissolubili, su questa terra almeno.
(Pagg 69-71)
E tu, Signore mio, che il tuo nome sua sempre benedetto, perché ci hai creati a tua immagine e somiglianza, ma non ci hai concesso di capirti?
(Pag 35)
Margherita Oggero, Amen. Memorie di Isacco, Effatà editrice, Torino 2014.
Ci hai fatto dono del libero arbitrio, ma è un dono pericoloso come un coltello affilato nelle mani di un bambino cieco o di un ubriaco che ha dimenticato persino il suo nome.
Signore, perché ci hai fatto provare la pace dell'Eden e poi ci hai condannati all'inquietudine? Signore, è forse nell'inquietudine che è racchiusa la nostra somiglianza con Te? In quell'inquietudine amara che Ti fece pentire d'aver fatto l'uomo sulla terra e Ti spinse a sterminarlo insieme al bestiame, ai rettili e agli uccelli dei cieli, mentre soltanto Noè trovò grazia al Tuo cospetto?
(pagg 48-49)
Sto tornando dai campi e forse per la prima volta mi rendo pienamente conto della bellezza di un tramonto estivo, quando da lontano mi giunge un canto di donna, dolcissimo e melodioso. Ecco, la paternità, il tramonto e il canto si fondono insieme e mi regalano uno squarcio di appagamento consapevole, cioè di felicità.
Ma questi rari fiori che sbocciano tra i rovi compensano la fatica e le pene quotidiane?
Signore, è davvero un grande dono la vita? L'assenza, la quiete del non essere da cui ci hai tratto impastandoci col fango non era forse preferibile a questo breve passaggio nel mondo? Breve rispetto all'eternità, e pericoloso, perché in esso ci giochiamo la salvezza o la perdizione.
Padre, madre, moglie: tutti sepolti. I controversi e ambigui affetti della mia vita se ne sono andati prima di me. Li ho perdonati dal profondo del cuore per ogni asprezza e offesa nei miei confronti, così come spero abbiano fatto loro nei miei, però non sono riuscito a dimenticare: l'oblio e il perdono purtroppo non sono indissolubili, su questa terra almeno.
(Pagg 69-71)
E tu, Signore mio, che il tuo nome sua sempre benedetto, perché ci hai creati a tua immagine e somiglianza, ma non ci hai concesso di capirti?
(Pag 35)
Margherita Oggero, Amen. Memorie di Isacco, Effatà editrice, Torino 2014.
domenica 25 marzo 2018
Pope Francis' straightforward efforts of kindness and generosity
"In fact, Francis’s exercise of the papal role reflects the Jesuit practice of discernment, which involves waiting, listening, letting competing options for action emerge, and choosing one after prayer and internal deliberation.
(...)
Francis has acted on his conviction that Catholic faith is less about the use of power to shape the social order — the stuff of present strongmen and past popes — than about straightforward efforts of kindness and generosity.
(...)
Francis could serve as pope for another year, or five or 10. The test of his soft power in the coming years will be its encounter with hard power. Will he issue an encyclical on migration and the demonizing of the immigrant “other”? As he seeks openings for the church in seething Russia and rising China, will he address those countries’ human rights violations, opposing authoritarianism with the authority of the Gospel?
(...)
Symbolically, the papacy is meant to be a “contrast structure” to worldly forms of authority. Too often, it has been such a structure in the wrong ways: crabbed, self-protecting, aloof and denunciatory. Five years into his pontificate, Francis is no small-d democrat, no faultless leader — and no perfect pope. And yet in this pope, our upside-down age has a leader whose approach and example stand as reminders of what the sensitive exercise of power can look like".
Paul Elie, the author of “The Life You Save May Be Your Own” and “Reinventing Bach,” is a senior fellow at Georgetown’s Berkley Center for Religion, Peace and World Affairs.
From The New York Times
(...)
Francis has acted on his conviction that Catholic faith is less about the use of power to shape the social order — the stuff of present strongmen and past popes — than about straightforward efforts of kindness and generosity.
(...)
Francis could serve as pope for another year, or five or 10. The test of his soft power in the coming years will be its encounter with hard power. Will he issue an encyclical on migration and the demonizing of the immigrant “other”? As he seeks openings for the church in seething Russia and rising China, will he address those countries’ human rights violations, opposing authoritarianism with the authority of the Gospel?
(...)
Symbolically, the papacy is meant to be a “contrast structure” to worldly forms of authority. Too often, it has been such a structure in the wrong ways: crabbed, self-protecting, aloof and denunciatory. Five years into his pontificate, Francis is no small-d democrat, no faultless leader — and no perfect pope. And yet in this pope, our upside-down age has a leader whose approach and example stand as reminders of what the sensitive exercise of power can look like".
Paul Elie, the author of “The Life You Save May Be Your Own” and “Reinventing Bach,” is a senior fellow at Georgetown’s Berkley Center for Religion, Peace and World Affairs.
From The New York Times
domenica 11 marzo 2018
...non perché semplici, ma perché ardite. Un discorso di JFK sull'esplorazione dello spazio
Discorso alla Rice University sull'impegno spaziale della nazione
Presidente John F. Kennedy
Houston, Texas
12 settembre 1962
12 settembre 1962
Presidente Pitzer, signor Vice Presidente, Governatore, Deputato Thomas, Senatore Wiley e Deputato Miller, Sig. Webb, Sig. Bell, scienziati, distinti ospiti, signore e signori:
Ringrazio il vostro presidente per la nomina a professore onorario ospite e vi assicuro che la mia prima lezione sarà molto breve.
Sono felice di essere qui, in particolare in questa occasione.
Il nostro incontro avviene in un'università famosa per il suo sapere, in una città nota per il progresso, in uno stato rinomato per la sua forza. Abbiamo bisogno di tutte queste virtù, poiché ci troviamo in un momento di cambiamento e di sfide, in un decennio contraddistinto dalla speranza e dal timore, in un'epoca che unisce la conoscenza all'ignoranza. Più cresce il nostro sapere, più evidente ci appare la nostra ignoranza.
Nonostante il fatto sorprendente che la maggior parte degli scienziati vissuti in questo mondo viva e lavori proprio ai nostri giorni, nonostante il fatto che il numero di persone di questa nazione che operano nel settore scientifico raddoppi ogni 12 anni, con una crescita più che tripla rispetto a quello della popolazione nel suo complesso, nonostante tutto ciò, la vasta distesa dell'ignoto, delle domande senza risposta e dell'incompiuto superano ancora di gran lunga la nostra comprensione collettiva.
Nessun uomo riesce a comprendere realmente quanto lontano siamo giunti e quanto velocemente. Per far questo, immaginiamo di condensare i 50.000 anni della storia umana conosciuta in un periodo breve quanto mezzo secolo. Se consideriamo la cosa in questi termini, possiamo dire di conoscere molto poco dei primi 40 anni, se non che verso la fine gli uomini più avanzati avevano appreso a utilizzare le pelli degli animali per coprirsi. Dieci anni fa, se continuiamo a seguire la nostra ipotesi, l'uomo è uscito dalle caverne per costruirsi i primi ripari. Solo cinque anni fa ha imparato a scrivere e a utilizzare i carri su ruote. La cristianità ha avuto inizio meno di due anni fa. La stampa è nata quest'anno e, meno di due mesi fa, se confrontiamo tutta la storia umana con un periodo di soli 50 anni, il motore a vapore ha messo a nostra disposizione una nuova fonte di energia.
Newton ha esplorato le leggi della gravità. Il mese scorso sono stati inventati la luce elettrica, i telefoni, le automobili e gli aerei. Solo la settimana scorsa siamo riusciti a scoprire la penicillina e a inventare la televisione e l'energia nucleare e ora, se i nuovi veicoli spaziali americani riusciranno a raggiungere Venere, prima della mezzanotte saremo letteralmente riusciti a raggiungere le stelle.
Tutto ciò avviene con un ritmo sbalorditivo e, inevitabilmente, man mano che l'uomo riesce a superare i mali del passato, questa forte accelerazione ne vede sorgere di nuovi: nuova ignoranza, nuovi problemi e nuovi pericoli. I vasti orizzonti dello spazio lasciano sicuramente intravvedere costi elevati e grandi difficoltà, ma anche enormi ricompense.
Non è sorprendente, perciò, che alcuni di noi preferiscano restare al punto in cui siamo ancora per un po', per riposarsi e attendere. Questa città di Houston, questo stato del Texas, questo Paese degli Stati Uniti, tuttavia, non sono sorti grazie a coloro che si sono fermati per attendere e riposare, desiderosi di guardarsi alle spalle. Questo Paese è stato conquistato da coloro che sono andati avanti e così sarà anche per lo spazio.
William Bradford, parlando nel 1630 della fondazione della colonia di Plymouth Bay, affermò che tutte le azioni grandi e degne di onore sono accompagnate da grandi difficoltà e che entrambe devono essere affrontate e superate con coraggio e senso di responsabilità.
Se questa breve storia del nostro progresso ci insegna qualcosa, è che l'uomo, nella sua ricerca della conoscenza e del progresso, dà prova di grande determinazione e che non è possibile dissuaderlo dalla sua impresa. L'esplorazione dello spazio proseguirà, che noi vi partecipiamo oppure no, e rappresenta una delle più grandi avventure di tutti i tempi. Nessuna nazione che aspiri a un ruolo guida rispetto alle altre può pensare di restare in disparte nella corsa allo spazio.
Coloro che ci hanno preceduti hanno fatto sì che il nostro Paese partecipasse fin dagli inizi alle rivoluzioni industriali, alle invenzioni dell'epoca moderna e alla potenza nucleare e questa generazione non intende restare nelle retrovie durante la prossima età dello spazio. Vogliamo farne parte e abbiamo intenzione di svolgervi un ruolo guida. Gli occhi del mondo, infatti, guardano ormai verso lo spazio, verso la luna e i pianeti che vi sono oltre ad essa, e noi ci siamo impegnati a far sì che tutto ciò non sia governato da una bandiera ostile di conquista, ma da un vessillo di libertà e di pace. Abbiamo giurato che non vedremo lo spazio occupato da armi di distruzione di massa, ma da strumenti di sapere e di conoscenza.
Tuttavia, l'impegno di questa nazione potrà essere adempiuto solo se essa sarà al primo posto ed è per questo che intendiamo impegnarci. In breve, la nostra leadership nella scienza e nell'industria, le nostre speranze di pace e di sicurezza, i nostri obblighi verso noi stessi e gli altri, tutto ci chiede di onorare questo impegno, di risolvere questi misteri, per il bene di tutti gli uomini, e di diventare la nazione leader nella corsa verso lo spazio.
Abbiamo iniziato questo viaggio verso nuovi orizzonti perché vi sono nuove conoscenze da conquistare e nuovi diritti da ottenere, perché vengano ottenuti e possano servire per il progresso di tutti. La scienza dello spazio, infatti, come la scienza nucleare e qualsiasi altra tecnologia, non porta in sé alcuna coscienza. Il fatto che la sua forza venga messa al servizio del bene o del male dipende dall'uomo, e solo se gli Stati Uniti occuperanno una posizione di preminenza potremo svolgere un ruolo determinante nel decidere se questo nuovo oceano che ci attende diventerà un luogo di pace o un nuovo terribile teatro di guerra. Non intendo dire che dobbiamo affrontare questa impresa senza proteggerci da un uso ostile dello spazio, esattamente come non affrontiamo senza difese l'uso ostile che è possibile fare della terra o del mare. Voglio dire che lo spazio può essere esplorato e dominato senza alimentare i fuochi di guerra, senza ripetere gli errori che l'uomo ha commesso nell'estendere il suo controllo sul pianeta sul quale ci troviamo.
Ad oggi, lo spazio non ha ancora visto alcuna contesa, alcun pregiudizio, alcun conflitto nazionale. I suoi pericoli sono avversi a noi tutti. La sua conquista merita il meglio di tutta l'umanità e questa occasione di cooperazione pacifica potrebbe non ripresentarsi mai più. Qualcuno si chiede: perché la luna? Perché sceglierla come nostro traguardo? Ci si potrebbe chiedere anche: perché scalare la montagna più alta? Perché, 35 anni fa, è stato sorvolato l'Atlantico? Perché la Rice si batte contro il Texas?
Abbiamo deciso di andare sulla luna. Abbiamo deciso di andare sulla luna in questo decennio e di impegnarci anche in altre imprese, non perché sono semplici, ma perché sono ardite, perché questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova il meglio delle nostre energie e delle nostre capacità, perché accettiamo di buon grado questa sfida, non abbiamo intenzione di rimandarla e siamo determinati a vincerla, insieme a tutte le altre.
Per questo motivo, ritengo che la decisione dello scorso anno di intensificare il nostro impegno nello spazio sia tra quelle più importanti prese durante il mio mandato presidenziale.
Nelle ultime 24 ore abbiamo visitato i cantieri in cui sono in costruzione le strutture necessarie per l'esplorazione più imponente e complessa della storia dell'umanità. Abbiamo sentito tremare la terra e l'aria circostante durante il test del razzo vettore Saturn C-1, molto più potente della navetta Atlas che ha portato in orbita John Glenn e che è in grado di produrre un'energia equivalente a 10.000 automobili funzionanti a piena potenza. Abbiamo visitato il luogo dove i cinque motori del razzo F-1, ognuno potente quanto tutti gli otto motori del razzo Saturn messi insieme, verranno riuniti per costruire il nuovo missile Saturn avanzato, che sarà assemblato in un nuovo edificio da edificare a Cape Canaveral. Questa nuova struttura sarà alta quanto 48 piani, con una superficie analoga a quella di un isolato e lunga il doppio del campo sportivo in cui ci troviamo.
Nel corso degli ultimi 19 mesi, almeno 45 satelliti hanno orbitato intorno alla terra e circa 40 di essi riportano la dicitura "Prodotto negli Stati Uniti d'America". Si tratta di apparecchiature molto più complesse e che hanno fornito all'umanità molte più conoscenze rispetto a quelle dell'Unione Sovietica.
L'astronave Mariner che si sta ora dirigendo verso Venere trasporta le strumentazioni più sofisticate della storia della scienza spaziale. La precisione di questo lancio è confrontabile all'invio di un missile da Cape Canaveral che riesca ad atterrare in questo stadio esattamente tra le due linee delle 40 iarde.
I satelliti Transit aiutano le nostre navi che si trovano in viaggio a seguire rotte più sicure. I satelliti Tiros ci hanno fornito avvertimenti finora impensabili di uragani e tempeste e ci daranno in futuro le stesse informazioni anche per gli incendi delle foreste e per gli iceberg.
Abbiamo avuto delle sconfitte, come è accaduto anche agli altri, anche se non lo ammettono, perché possono dare minore pubblicità alle loro imprese.
Per quanto riguarda il volo umano, dobbiamo riconoscere che siamo più indietro e che lo saremo ancora per qualche tempo. Ma non abbiamo intenzione di rimanervi ed entro questo decennio riusciremo a colmare il divario e a raggiungere una posizione di preminenza.
La crescita della nostra scienza e le ricadute sull'istruzione saranno ulteriormente arricchite dalla nuova conoscenza dell'universo e dell'ambiente, grazie alle nuove tecniche di apprendimento, mappatura e osservazione, attraverso nuovi strumenti e computer destinati all'industria, alla medicina, all'uso domestico e alle scuole. Le istituzioni tecniche, come la Rice, raccoglieranno i frutti di questo progresso.
L'impegno nello spazio in sé, infine, benché si trovi ancora agli albori, ha già dato vita a molte nuove aziende e a decine di migliaia di nuovi posti di lavoro. L'industria spaziale e gli altri settori ad essa correlati generano nuova domanda in termini di investimenti e di personale qualificato e questa città, questo stato, questa regione, parteciperanno in larga misura a questa crescita. Ciò che un tempo era l'ultimo avamposto della vecchia frontiera verso il West, diventerà il punto più avanzato della nuova frontiera della scienza e dello spazio. Houston, la vostra città di Houston, con il Manned Spacecraft Center, diventerà il cuore di una grande comunità scientifica e tecnica. Nei prossimi cinque anni, l'Amministrazione Nazionale per l'Aeronautica e lo Spazio prevede di raddoppiare il numero di scienziati e tecnici presenti in quest'area, portando l'esborso derivante da stipendi e spese associate a 60 milioni di dollari l'anno, con investimenti per circa 200 milioni per le strutture degli impianti e dei laboratori. Il nuovo centro che verrà creato in questa città, inoltre, gestirà direttamente o tramite appalti investimenti per oltre un miliardo di dollari connessi al nuovo impegno nel settore spaziale.
Certamente questa impresa costerà a tutti noi molto denaro. Il budget di quest'anno destinato alle imprese spaziali è triplicato rispetto a quello del gennaio 1961 e supera tutti i finanziamenti destinati a questo settore negli otto anni precedenti. Il budget è pari attualmente a 5.400 milioni l'anno, una somma enorme, benché minore di quanto spendiamo ogni anno in sigari e sigarette. Le spese per lo spazio, del resto, sono destinate a crescere ancora, passando dai 40 centesimi per persona alla settimana a oltre 50 centesimi alla settimana per ogni uomo, donna e bambino degli Stati Uniti. Abbiamo infatti deciso di considerare questo programma come una grande priorità nazionale, anche se capisco che in qualche misura esso rappresenta un atto di fede e risponde a una visione del futuro, poiché non sappiamo esattamente quali saranno i vantaggi che ne otterremo. Se vi dicessi, però, cari concittadini, che invieremo sulla luna, a 384.000 chilometri dalla stazione di controllo di Houston, un razzo gigante alto più di 91 metri, la lunghezza di questo campo da football, costruito in nuove leghe di metallo, alcune delle quali non sono ancora state inventate, capaci di resistere a livelli di calore e di sollecitazioni molto maggiori di quanto sia mai stato sperimentato, assemblato con una precisione maggiore dell'orologio più accurato, con al suo interno tutte le apparecchiature necessarie per la propulsione, la guida, il controllo, le comunicazioni, l'alimentazione e la sopravvivenza, in una missione senza precedenti, verso un corpo celeste sconosciuto, per poi tornare felicemente sulla terra, rientrando nell'atmosfera a velocità maggiori di 40.000 chilometri l'ora, provocando un calore pari circa a metà della temperatura del sole, quasi come quello che c'è oggi, e che riusciremo a fare tutto questo, a farlo bene e a portarlo a termine prima della fine di questo decennio….significa che dobbiamo essere capaci di osare.
Sarò io a occuparmi di tutto il lavoro, perciò non preoccupatevi. [risate]
Comunque, sono certo che ci riusciremo e che dovremo sopportarne i costi. Non bisogna sprecare denaro, ma penso che questa sia una strada che dobbiamo percorrere. Tutto questo verrà realizzato negli anni Sessanta, mentre alcuni di voi staranno ancora frequentando questo college e questa università. Sarà portato a termine durante il mandato di alcune delle persone che siedono oggi su questo palco. Ma sarà fatto e avverrà prima della fine di questo decennio.
Sono felice che anche questa università stia dando il suo contributo all'impresa dell'invio di un uomo sulla luna e che partecipi a questa grande missione intrapresa dagli Stati Uniti d'America.
Molti anni fa, alla domanda sui motivi per cui desiderava scalare il monte Everest, cima sulla quale avrebbe in seguito perso la vita, il grande esploratore inglese George Mallory rispose "Perché è lì".
Be', lo spazio è lì e noi partiremo alla sua conquista e anche alla conquista della luna e dei pianeti, verso nuove speranze di conoscenza e di pace. Chiediamo quindi la benedizione di Dio per l'avventura più pericolosa e rischiosa, ma anche per la più grande impresa che l'uomo abbia mai affrontato.
Grazie.mercoledì 7 marzo 2018
Pace interiore
Mettete la pace interiore al primo posto, e i vostri conti si pareggeranno in modi a volte perfino miracolosi.
Alan Cohen
Alan Cohen
martedì 27 febbraio 2018
Mary Russell Doria, Children of God
"Talk is cheap. We believe in action," Yarbrough said. "Fight for justice. Feed the hungry. Take the beach. We none of us sit around hopin' for some big damn miracle to fix things."
Mary Russell Doria, Children of God, pag 128
Mary Russell Doria, Children of God, pag 128
venerdì 23 febbraio 2018
Love another day, by Lexi Blake
Love another day, by Lexi Blake
Might not know who I was, but I know who I want to be.
Pag 261
"You can't fix someone. That's not what love does. Love can make a person want to fix himself. That's the key". He frowned at his wife. "I said love. I want to vomit."
She smiled up brilliantly at him. "You go ahead, babe. I know how hard that is for you. But you're right. You couldn't force me to walk into the light. I lived in darkness, but when I met you, I wanted that light. I wanted you so badly I had to fix my world to have you".
P 251
I have been told I should sometimes let karma handle things.
P 261
Sometimes the universe deals us shitty cards and how we handle it is how we'll be judged.
P 264
She'd survived. She might have made a lot of mistakes along the way, but she'd survived and come through the other side.
She'd become a woman who thought of others first, who put kindness above self-interest. Who sacrificed herself.
Who needed to let a man love her so all those good things she did didn't mean she gave up a life of happiness.
P 264
Might not know who I was, but I know who I want to be.
Pag 261
"You can't fix someone. That's not what love does. Love can make a person want to fix himself. That's the key". He frowned at his wife. "I said love. I want to vomit."
She smiled up brilliantly at him. "You go ahead, babe. I know how hard that is for you. But you're right. You couldn't force me to walk into the light. I lived in darkness, but when I met you, I wanted that light. I wanted you so badly I had to fix my world to have you".
P 251
I have been told I should sometimes let karma handle things.
P 261
Sometimes the universe deals us shitty cards and how we handle it is how we'll be judged.
P 264
She'd survived. She might have made a lot of mistakes along the way, but she'd survived and come through the other side.
She'd become a woman who thought of others first, who put kindness above self-interest. Who sacrificed herself.
Who needed to let a man love her so all those good things she did didn't mean she gave up a life of happiness.
P 264
lunedì 19 febbraio 2018
Album fotografici autocomposti
Album fotografici autocomposti e realizzati in modo personale e creativo con un sistema facile ed intuitivo. Buonissima qualità ed eccellente risultato!
Saal-Digital Fotoservice GmbH
Zeppelinstraße 36
91187 Röttenbach
Amministratori: Reinhard Saal, Robin Saal, Tim Saal, Florian Stellwag
Saal-Digital Fotoservice GmbH
Zeppelinstraße 36
91187 Röttenbach
Amministratori: Reinhard Saal, Robin Saal, Tim Saal, Florian Stellwag
domenica 11 febbraio 2018
Shadow's end, di Thea Harrison
Shadow's End by Thea Harrison
My rating: 4 of 5 stars
Quando iniziavo a temere che questa serie non potesse più per me raggiungere gli alti esiti dei primi libri, per fortuna questa storia, più introspettiva e con personaggi più finemente descritti, mi ha sollevata. La si segue davvero bene, crea empatia rispetto ai personaggi, riprende figure importanti, non eccede nel lato sensuale se non nell'ultima parte, ha qualche tocco introspettivo e riflessivo di grande gusto.
Thea Harrison ha ancora qualcosa da dirci.
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My rating: 4 of 5 stars
Quando iniziavo a temere che questa serie non potesse più per me raggiungere gli alti esiti dei primi libri, per fortuna questa storia, più introspettiva e con personaggi più finemente descritti, mi ha sollevata. La si segue davvero bene, crea empatia rispetto ai personaggi, riprende figure importanti, non eccede nel lato sensuale se non nell'ultima parte, ha qualche tocco introspettivo e riflessivo di grande gusto.
Thea Harrison ha ancora qualcosa da dirci.
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She paused and unexpectedly stroked her fingers down the feathers of his neck.
He froze. She couldn't know how intimate that seemed, or how sensitive he was to her touch even through the sleek covering of eagle feathers. Pleasure at being petted ran down his spine.
He should say something or step away. He did neither. Instead, ever so slightly, he leaned into her touch.
It was wrong of him, but his wrong button seemed to be broken, and he didn't care.
― Thea Harrison, Shadow's End
He froze. She couldn't know how intimate that seemed, or how sensitive he was to her touch even through the sleek covering of eagle feathers. Pleasure at being petted ran down his spine.
He should say something or step away. He did neither. Instead, ever so slightly, he leaned into her touch.
It was wrong of him, but his wrong button seemed to be broken, and he didn't care.
― Thea Harrison, Shadow's End
“You did not walk away from those you loved. You fought for them, always, with everything you had, even if it meant fighting the long fight, and staying on the hardest, quietest, most difficult course.”
― Thea Harrison, Shadow's End
― Thea Harrison, Shadow's End
lunedì 5 febbraio 2018
Felicità
- Tu sei felice?
- Felice? (...) È la quiete dopo la tempesta...È felicità, o è soltanto sollievo?
The good wife
- Felice? (...) È la quiete dopo la tempesta...È felicità, o è soltanto sollievo?
The good wife
domenica 4 febbraio 2018
Election's misteries
Reverend Hartshorn's face had puckered into a scowl. "This, er, passionate experience of the divine to which you lay claim is not necessarily evidence of salvation," he said, choosing his words carefully. According to his theology, election was an absolute mystery; however, the notion that this foul-smelling lout could lay claim to revelation seemed monstrous.
Anita Diamant, The last days of Dogtown, pag 72
Anita Diamant, The last days of Dogtown, pag 72
sabato 3 febbraio 2018
Ghosts and cannibals
Mimba had been right about white people. The best thing was to treat them like ghosts and cannibals, not to be trusted. But sometimes, a white ghost would look at you straight on, with a full smile, eye to eye. The smile on the eye was the secret, Mimba had taught her. You had to be careful always, but every now and again you could act as though they had souls, too. Easter was one like that.
Anita Diamant, The last days of Dogtown, pag 47
Anita Diamant, The last days of Dogtown, pag 47
venerdì 26 gennaio 2018
Ursula K. Le Guin
Sono in arrivo tempi duri, e avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, al di là di una società stretta dalla paura e dall'ossessione tecnologica, altri modi di essere, e immaginare persino nuove basi per la speranza. Abbiamo bisogno di scrittori che si ricordino la libertà. Poeti, visionari, realisti di una realtà più grande.
Ursula K. Le Guin
Ursula K. Le Guin
venerdì 19 gennaio 2018
Lexi Blake, Revenge
...he couldn't die now that he'd finally figured out what it truly meant to live. It meant choosing to look past his own pain to something that might heal him. Someone.
Best revenge I had. Loving you.
He'd held it all in because he thought he had to be strong around his siblings. Because this softness, his fear and doubt and pain, they were hers. Because she was his safe place, the one person he would let go with.
It wasn't merely taking out his enemies that made him strong. Being better than them was the best revenge of all.
He'd finally fugured out that he was worth saving, too.
Lexi Blake, Revenge
Best revenge I had. Loving you.
He'd held it all in because he thought he had to be strong around his siblings. Because this softness, his fear and doubt and pain, they were hers. Because she was his safe place, the one person he would let go with.
It wasn't merely taking out his enemies that made him strong. Being better than them was the best revenge of all.
He'd finally fugured out that he was worth saving, too.
Lexi Blake, Revenge
sabato 13 gennaio 2018
The last wish
Did anyone ever wish they'd loved less? Did anyone come face-to-face with a gun and think I wish I'd hated a little more?
God, he wished he'd said the words to her. He hadn't even said the words to her.
I love you.
Revenge, by Lexi Blake
God, he wished he'd said the words to her. He hadn't even said the words to her.
I love you.
Revenge, by Lexi Blake
venerdì 12 gennaio 2018
Feet
New York, 2017 |
Ho piedi ridicolmente piccoli rispetto al resto del corpo. Eppure, i miei piedi ne hanno calpestata di terra. E ci si sono riposati sopra...
Lago di Caldonazzo, 2017 |
Barcellona, 2016 |
Roma, 2016 |
New York, 2017 |
lunedì 1 gennaio 2018
Il segreto del bosco vecchio, di Dino Buzzati
Tra i rami degli alberi i venti principiarono le loro canzoni. Fu certo una musica grande, da occasioni solenni, come agli uomini comuni è concesso d'ascoltare tutt'al più una sola volta in vita. (...)
I venti cantarono le antiche storie dei giganti che costituivano la parte più bella del loro repertorio. Queste storie non le conosciamo, ma si sa come riempiressero chi le ascoltava di una grandissima gioia. Avvenne così che le bestie dimenticarono l'inverno e si immaginarono di trovarsi già nel pieno di una prospera estate.
Ciascuno pensò con grande fiducia all'avvenire, sentendosi audacissimo e pronto a qualsiasi fatica. Non era che l'effetto della musica. Ma fin che questa durò, quelle illusioni parvero vere. Molte delle bestiole presenti immaginarono persino di poter vivere in eterno. Alcune meditarono di diventare potentissime e di straordinaria bellezza.
Tutte pensavano alle fortune dell'anno nuovo, al modo di poter utilizzare quei 365 giorni felici.
Dino Buzzati, Il segreto del bosco vecchio
I venti cantarono le antiche storie dei giganti che costituivano la parte più bella del loro repertorio. Queste storie non le conosciamo, ma si sa come riempiressero chi le ascoltava di una grandissima gioia. Avvenne così che le bestie dimenticarono l'inverno e si immaginarono di trovarsi già nel pieno di una prospera estate.
Ciascuno pensò con grande fiducia all'avvenire, sentendosi audacissimo e pronto a qualsiasi fatica. Non era che l'effetto della musica. Ma fin che questa durò, quelle illusioni parvero vere. Molte delle bestiole presenti immaginarono persino di poter vivere in eterno. Alcune meditarono di diventare potentissime e di straordinaria bellezza.
Tutte pensavano alle fortune dell'anno nuovo, al modo di poter utilizzare quei 365 giorni felici.
Dino Buzzati, Il segreto del bosco vecchio
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