Spaccatemi in pezzi
grandi, non in pezzi piccoli!
"Molti, molti anni fa, quando ancora tutte le creature
parlavano, gli animali, le piante e perfino le pietre, un uomo era andato a
spaccare legna. Aveva preso un piccolo tronco e lo aveva collocato sul ceppo.
Quando sollevò la scure per spaccarlo, il tronco cominciò a parlare. L’uomo
trattenne la scure e si chinò a sentire che cosa il tronco dicesse. Un momento
dopo quello ricominciò a parlare e disse: “Spaccatemi in pezzi grandi, non in pezzi
piccoli!”. Quando poi fecero il sacro Concilio di Trento, benedissero le
piante, le pietre e gli animali e da allora in poi non parlarono più né piante
(legni), né pietre, né bestie."
Tratto da: I racconti di Luserna, già raccolti da J. Bacher,
a cura di Alfonso Bellotto, edito dal Circolo culturale M. Gandhi di Luserna e
dall’Istituto di cultura cimbra “A. Dal Pozzo” di Roana.
Questo racconto è straordinario perché ci parla della
separazione, di quando cioè il mondo della magia e quello della realtà si sono
staccati, o, per dirla in altre parole, quando ha iniziato ad essere operativo
il processo di secolarizzazione del reale. Un processo che ha eliminato dalla
realtà delle cose qualsiasi residuo di panteismo, ma anche, un po’ alla volta,
la possibilità di riconoscere i segni del mondo spirituale quando vanno
incontro e si mostrano all’essere umano. E’ interessante che il processo sia
collegato al Concilio di Trento e alla benedizione come gesto che
confina le cose, le piante e gli animali in un mondo inanimato e chiuso, non
più dialogante con l’uomo, non più percepibile.
Questa fiaba è sicuramente molto antica. Lo si vede nella
sua brevità, quasi nell’icasticità di certe sue modalità di racconto, come
l’incipit e la conclusione. Lo si vede nel fatto che è più importante il
contesto (la definizione di un mondo in cui le piante parlavano) che il
racconto vero e proprio (cosa è successo poi? L’uomo ha ascoltato la richiesta
del tronco? Che ne ha fatto dei pezzi?).
Teologicamente parlando, che ne possiamo trarre? Che la
secolarizzazione, distinguendo spietatamente tra gli esseri, ha distrutto
l’incanto del mondo (permettendo l’avvento dell’età industriale), quell’incanto
e quella comunione di vita che si cercherà di recuperare solo secoli dopo...in maniere diverse, a volte più, a volte meno opportune.