Perché hai l'esigenza di dire? Dobbiamo sempre fare, non dire. Tu fai. Se cominci a parlare farai proselitismo e fare proselitismo significa usare la gente. I giovani sono molto sensibili alle testimonianze, hanno bisogno di uomini e donne che siano esempi, che facciano senza pretendere nulla dagli altri, che si mostrino per ciò che sono e basta. Saranno loro, i giovani, a farti domande e così arriverà anche il momento di parlare, di dire.
P 51
Tutti noi dobbiamo sempre guardare a quelli che in questo momento stanno più in basso, quelli che non interessano ai corrotti e che invece possono trasformarsi da scarti dimenticati a "portatori della gioia".
P64
Credo che le armi nucleari vadano subito distrutte.
P69
Un buon educatore fa a se stesso ogni giorno questa domanda: Oggi ho il cuore abbastanza aperto da lasciarci entrare la sorpresa? Educare non significa solo spiegare teorie, ma significa soprattutto dialogare, far trionfare il pensiero dialogico.
P105
Il contesto di consumismo nel quale viviamo è molto forte; è una spinta a " consumare consumo". Perciò è urgente recuperare un principio spirituale importante e svalutato: l'austerità. (...) Educare all'austerità è in realtà una ricchezza incomparabile. Risveglia l'ingegno e la creatività, genera possibilità per l'immaginazione e, specialmente, apre al lavoro in equipe, in solidarietà. Apre agli altri.
P111
Si è liberi solo se si è in armonia con se stessi.
P112
Tante volte esigiamo dagli studenti un'eccessiva formazione in alcuni campi che consideriamo importanti. (...) Ma non diamo altrettanta importanza al fatto che conoscano la loro terra, che amino le loro radici e soprattutto che facciano.
P113
Proponiamo loro mete ampie, grandi sfide e aiutiamoli a realizzarle, a raggiungerle.
P114
L'umorismo aiuta anche a essere di buonumore, e se siamo di buonumore è più facile convivere con gli altri è con noi stessi.
P120
A tutti i giovani, ma non solo a loro, dico: non abbiate paura delle diversità e delle vostre fragilità; la vita è unica e irripetibile per quelli che è; Dio ci aspetta ogni mattina quando ci svegliamo per riconsegnarci questo dono. Custodiamolo con amore, gentilezza e naturalezza.
P122
Dio è giovane
sabato 11 agosto 2018
venerdì 10 agosto 2018
Papa Francesco: le malattie dell'essere umano contemporaneo
Ma che cosa significa arrivare alla movida già ubriache?
Significa arrivarci piene di illusioni e portando con sé un corpo che non si comanda, un corpo che non risponde alla testa e al cuore, un corpo che risponde solo agli istinti, un corpo senza memoria, un corpo composto solo di carne effimera. Non siamo nulla senza la testa e senza il cuore, non siamo nulla se ci muoviamo in preda agli istinti e senza la ragione. La ragione e il cuore ci avvicinano tra noi in modo reale; e ci avvicinano a Dio perché possiamo pensare Dio e possiamo decidere di andare a cercarlo. Con la ragione e con il cuore possiamo anche capire chi sta male, immedesimarci in lui, farci portatori di bene e di altruismo.
P34-35
Governare è servire ciascuno di noi, ciascuno dei fratelli che compongono il popolo, senza dimenticare nessuno. Chi governa deve imparare a guardare verso l'alto solo per parlare con Dio e non per giocare a fare dio. E deve guardare in basso solo per sollevare qualcuno che è caduto.
Lo sguardo dell'uomo deve sempre essere in questi due sensi. Guardate verso l'alto a Dio e in basso a chi è caduto se volete diventare grandi: le risposte alle domande più difficili si trovano sempre guardando verso queste due direzioni insieme.
P35
Il potere è servizio e deve permettere al prossimo di sentirsi ben curato, secondo la sua dignità.
Quindici malattie.
La prima è la malattia del sentirsi immortali o addirittura indispensabili: deriva dal narcisismo ed è tipica di chi guarda appassionatamente la propria immagine e non vede Dio negli occhi degli altri, e soprattutto non riconosce la luce di Gesù negli occhi dei bisognosi.
La seconda è la malattia...dell'eccessiva operosità: è quella di chi si immerge nel lavoro, trascurando inevitabilmente il sedersi ai piedi di Gesù.
La terza malattia è quella dell'impietrimento mentale e spirituale. È la malattia di chi, strada facendo, perde quella serenità, quella vivacità, quell'audacia e finisce per diventare una macchina di pratiche.
La quarta malattia è quella dell'eccessiva pianificazione e del funzionalismo: quando una persona pianifica tutto minuziosamente e crede che facendo una perfetta pianificazione le cose solo per questo progrediscano, diventa un contabile, un commercialista dell'esistenza. Non si può infatti rinchiudere in un programma la libertà dello Spirito Santo.
La quinta malattia è quella del cattivo coordinamento.
La sesta malattia è...la dimenticanza della propria storia di salvezza, della storia personale con il Signore, (...) delle proprie radici.
La settima malattia è quella della rivalità e della vanagloria.
L'ottava malattia è quella della schizofrenia esistenziale.
La nona malattia è quella delle chiacchiere, delle mormorazioni, dei pettegolezzi. (...) Si può parlare di "terrorismo delle chiacchiere", perché questo chiacchiericcio assomiglia appunto all'azione del terrorista: con la lingua tu butti la bomba, distruggi gli altri, e poi te ne vai come se nulla fosse, tranquillo.
La decima malattia è quella di divinizzare i capi. (...) Mai cadere vittime del carrierismo e dell'opportunismo.
L'undicesima malattia è quella dell'indifferenza verso gli altri: quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. (...) Oppure quando, per gelosia o scaltrezza, si prova gioia nel vedere l'altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo.
La dodicesima malattia è quella faccia funerea, ossia delle persone burbere e arcigne, che ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri, soprattutto quelli ritenuti inferiori, con rigidità, durezza e arroganza.
La tredicesima malattia è quella del "consumare consumo", del consumismo. È la malattia dell'accumulare.
La quattordicesima malattia è quella dei circoli chiusi, dove l'appartenenza al gruppo diventa più forte di quella a Cristo stesso.
L'ultima malattia è quella del profitto mondano, degli esibizionismi, quando la persona trasforma il suo servizio in potere e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri ancora. (...) La vanità è una bolla di sapone, essere vanitosi significa truccare la propria vita.
P40-42.
Papa Francesco, Dio è giovane
Significa arrivarci piene di illusioni e portando con sé un corpo che non si comanda, un corpo che non risponde alla testa e al cuore, un corpo che risponde solo agli istinti, un corpo senza memoria, un corpo composto solo di carne effimera. Non siamo nulla senza la testa e senza il cuore, non siamo nulla se ci muoviamo in preda agli istinti e senza la ragione. La ragione e il cuore ci avvicinano tra noi in modo reale; e ci avvicinano a Dio perché possiamo pensare Dio e possiamo decidere di andare a cercarlo. Con la ragione e con il cuore possiamo anche capire chi sta male, immedesimarci in lui, farci portatori di bene e di altruismo.
P34-35
Governare è servire ciascuno di noi, ciascuno dei fratelli che compongono il popolo, senza dimenticare nessuno. Chi governa deve imparare a guardare verso l'alto solo per parlare con Dio e non per giocare a fare dio. E deve guardare in basso solo per sollevare qualcuno che è caduto.
Lo sguardo dell'uomo deve sempre essere in questi due sensi. Guardate verso l'alto a Dio e in basso a chi è caduto se volete diventare grandi: le risposte alle domande più difficili si trovano sempre guardando verso queste due direzioni insieme.
P35
Il potere è servizio e deve permettere al prossimo di sentirsi ben curato, secondo la sua dignità.
Quindici malattie.
La prima è la malattia del sentirsi immortali o addirittura indispensabili: deriva dal narcisismo ed è tipica di chi guarda appassionatamente la propria immagine e non vede Dio negli occhi degli altri, e soprattutto non riconosce la luce di Gesù negli occhi dei bisognosi.
La seconda è la malattia...dell'eccessiva operosità: è quella di chi si immerge nel lavoro, trascurando inevitabilmente il sedersi ai piedi di Gesù.
La terza malattia è quella dell'impietrimento mentale e spirituale. È la malattia di chi, strada facendo, perde quella serenità, quella vivacità, quell'audacia e finisce per diventare una macchina di pratiche.
La quarta malattia è quella dell'eccessiva pianificazione e del funzionalismo: quando una persona pianifica tutto minuziosamente e crede che facendo una perfetta pianificazione le cose solo per questo progrediscano, diventa un contabile, un commercialista dell'esistenza. Non si può infatti rinchiudere in un programma la libertà dello Spirito Santo.
La quinta malattia è quella del cattivo coordinamento.
La sesta malattia è...la dimenticanza della propria storia di salvezza, della storia personale con il Signore, (...) delle proprie radici.
La settima malattia è quella della rivalità e della vanagloria.
L'ottava malattia è quella della schizofrenia esistenziale.
La nona malattia è quella delle chiacchiere, delle mormorazioni, dei pettegolezzi. (...) Si può parlare di "terrorismo delle chiacchiere", perché questo chiacchiericcio assomiglia appunto all'azione del terrorista: con la lingua tu butti la bomba, distruggi gli altri, e poi te ne vai come se nulla fosse, tranquillo.
La decima malattia è quella di divinizzare i capi. (...) Mai cadere vittime del carrierismo e dell'opportunismo.
L'undicesima malattia è quella dell'indifferenza verso gli altri: quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. (...) Oppure quando, per gelosia o scaltrezza, si prova gioia nel vedere l'altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo.
La dodicesima malattia è quella faccia funerea, ossia delle persone burbere e arcigne, che ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri, soprattutto quelli ritenuti inferiori, con rigidità, durezza e arroganza.
La tredicesima malattia è quella del "consumare consumo", del consumismo. È la malattia dell'accumulare.
La quattordicesima malattia è quella dei circoli chiusi, dove l'appartenenza al gruppo diventa più forte di quella a Cristo stesso.
L'ultima malattia è quella del profitto mondano, degli esibizionismi, quando la persona trasforma il suo servizio in potere e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri ancora. (...) La vanità è una bolla di sapone, essere vanitosi significa truccare la propria vita.
P40-42.
Papa Francesco, Dio è giovane
giovedì 9 agosto 2018
Papa Francesco e la rivoluzione della tenerezza
...un giovane ha qualcosa del profeta, e deve accorgersene. Deve essere conscio di avere le ali di un profeta, l'atteggiamento di un profeta, la capacità di profetizzare, di dire ma anche di fare. Un profeta dell'oggi ha capacità sì di condanna, ma pure di prospettiva. I giovani hanno tutte e due queste qualità. Sanno condannare, anche se tante volte non esprimono bene la loro condanna. E hanno la capacità di scrutare il futuro e guardare più avanti. Ma gli adulti sono spesso crudeli e tutta questa forza dei giovani la lasciano da sola. Gli adulti spesso sradicano i giovani, estirpano le loro radici, e, invece di aiutarli a essere profeti per il bene della società, li rendono orfani e scartati.
P29-30
Affinché i nostri giovani abbiano visioni, siano essi stessi sognatori, possano affrontare con audacia e coraggio i tempi futuri, è necessario che ascoltino i sogni profetici dei loro antenati. Vecchi sognatori e giovani profeti sono la strada di salvezza della nostra società sradicata: due generazioni di scartati possono salvare tutti.
Tutto questo si collega a quella che io chiamo la rivoluzione della tenerezza, perché c'è bisogno di tenerezza per un giovane nell'approcciarsi a un anziano e ci vuole tenerezza se un anziano vuole avvicinarsi a un giovane. Il messaggio deve partire dagli uni e dagli altri, non esistono gerarchie, entrambi devono ricercarsi.
Al contrario, invece, e purtroppo, tra gli adulti (...) e i giovani vedo sempre moltissima competizione, che parte dagli adulti verso i giovani, e addirittura verso i giovanissimi. Si può in molti casi parlare perfino di rivalità.
P32
Papa Francesco, Dio è giovane
mercoledì 8 agosto 2018
Dio è giovane, di Papa Francesco
Papa Francesco, Dio è giovane
Parlare dei giovani significa parlare di promesse, e significa parlare di gioia. Hanno tanta forza i giovani, sono capaci di guardare con speranza. Un giovane è una promessa di vita che ha insita un certo grado di tenacia; ha abbastanza follia per potersi illudere e la sufficiente capacità per poter guarire dalla delusione che ne può derivare.
P16
Dove c'è vita c'è movimento, dove c'è movimento ci sono cambiamenti, ricerca, incertezze, c'è speranza, c'è gioia, e anche angoscia e desolazione.
P18-19
(Nella nostra società) Non vengono scartati solo i giovani, ma i giovani ne risentono moltissimo perché sono nati e cresciuti nella società che ha fatto della cultura dello scarto il suo paradigma per eccellenza. Nella nostra società è un'abitudine "usare e gettare": si usa sapendo che una volta finito lo sfruttamento si getterà. E questi sono aspetti molto profondi che si impossessano delle abitudini delle persone e degli schemi mentali. La nostra società è dominata in maniera troppo forte e vincolante da una crisi economico-finanziaria dove al centro non ci sono l'uomo e la donna, ma il denaro e gli oggetti creati dall'uomo e dalla donna.
P23
Vorrei citare Aristotele, che nella sua Retorica dice: " Per i giovani l'avvenire è lungo e il passato breve; infatti all'inizio del mattino non v'è nulla della giornata che si possa ricordare, mentre si può sperare tutto. Essi sono facili a lasciarsi ingannare, per il motivo che dicemmo, cioè perché sperano facilmente. E sono più coraggiosi perché sono impetuosi e facili a sperare, e di queste due qualità la prima impedisce loro di aver paura, la seconda li rende fiduciosi; infatti nessuno teme quando è adirato, e lo sperare qualche bene dona fiducia. E sono indignabili."
P28
È sempre meglio avere le tasche vuote, perché il diavolo abita sempre nelle tasche piene; anzi, se entra nella nostra vita passa dalle tasche.
P29
Parlare dei giovani significa parlare di promesse, e significa parlare di gioia. Hanno tanta forza i giovani, sono capaci di guardare con speranza. Un giovane è una promessa di vita che ha insita un certo grado di tenacia; ha abbastanza follia per potersi illudere e la sufficiente capacità per poter guarire dalla delusione che ne può derivare.
P16
Dove c'è vita c'è movimento, dove c'è movimento ci sono cambiamenti, ricerca, incertezze, c'è speranza, c'è gioia, e anche angoscia e desolazione.
P18-19
(Nella nostra società) Non vengono scartati solo i giovani, ma i giovani ne risentono moltissimo perché sono nati e cresciuti nella società che ha fatto della cultura dello scarto il suo paradigma per eccellenza. Nella nostra società è un'abitudine "usare e gettare": si usa sapendo che una volta finito lo sfruttamento si getterà. E questi sono aspetti molto profondi che si impossessano delle abitudini delle persone e degli schemi mentali. La nostra società è dominata in maniera troppo forte e vincolante da una crisi economico-finanziaria dove al centro non ci sono l'uomo e la donna, ma il denaro e gli oggetti creati dall'uomo e dalla donna.
P23
Vorrei citare Aristotele, che nella sua Retorica dice: " Per i giovani l'avvenire è lungo e il passato breve; infatti all'inizio del mattino non v'è nulla della giornata che si possa ricordare, mentre si può sperare tutto. Essi sono facili a lasciarsi ingannare, per il motivo che dicemmo, cioè perché sperano facilmente. E sono più coraggiosi perché sono impetuosi e facili a sperare, e di queste due qualità la prima impedisce loro di aver paura, la seconda li rende fiduciosi; infatti nessuno teme quando è adirato, e lo sperare qualche bene dona fiducia. E sono indignabili."
P28
È sempre meglio avere le tasche vuote, perché il diavolo abita sempre nelle tasche piene; anzi, se entra nella nostra vita passa dalle tasche.
P29
martedì 7 agosto 2018
At your service, di Lexi Blake
At your service di Lexi Blake
Sometimes circumstances change, but that doesn't mean you have to let go of your dreams. It merely means you adapt and come out of it stronger than before.
P26
Adaptation means you shift. You find new ways to make a thing suitable to a purpose.
P66
You surrounded yourself with people who had to fight their way back. That can be motivating. Let them help you. There is very little in this life that you can't do with some adaptation and a shitload of hard work, Jules. And maybe that includes that you don't know what other people are thinking.
P67
You Have To Love Yourself enough to give you a chance
P68
Relashionships of all kinds were worth the work of talking and negotiating.
P138
At your service, Lexi Blake
Sometimes circumstances change, but that doesn't mean you have to let go of your dreams. It merely means you adapt and come out of it stronger than before.
P26
Adaptation means you shift. You find new ways to make a thing suitable to a purpose.
P66
You surrounded yourself with people who had to fight their way back. That can be motivating. Let them help you. There is very little in this life that you can't do with some adaptation and a shitload of hard work, Jules. And maybe that includes that you don't know what other people are thinking.
P67
You Have To Love Yourself enough to give you a chance
P68
Relashionships of all kinds were worth the work of talking and negotiating.
P138
At your service, Lexi Blake
Iscriviti a:
Post (Atom)