martedì 4 agosto 2020

Buonanotte a te, di Charles Bukowski

Buonanotte a te che in questo momento
dovresti essere qui e non chissà dove.
Buonanotte a chi anche stanotte
si perderà tra le lacrime e i pensieri.
Buonanotte a chi ha sperato, lottato
a chi ha tirato fuori le unghie ma comunque ha perso.
Buonanotte a me, che ti aspetto e prego ogni sera per vederti tornare.
Buonanotte ai codardi, ai “lo faccio per te”,
a chi ha deposto i sogni nel cassetto,
a chi è caduto ma ha avuto la forza e il coraggio di rialzarsi.
A chi non vuole occhi diversi.
A chi non ci riesce, a chi ci prova ma è dura,
a chi soffre in silenzio, a chi ride ma sta male,
a chi non riesce a camminare,
a chi è stato lasciato,
a chi ha il cuore spezzato.
Buonanotte, che poi questa notte di buono non ha nulla.
E resterò sveglia a pensarti, a immaginarti
a chiedermi come stai, cosa fai, se sorridi, se sei felice, se ti manco, se stai bene anche senza di me.
Chi ti scalda la notte, chi ti guarda dormire,
chi ti sorride così dal nulla.
E non so, ma ho paura.
Perché la notte diventiamo più deboli,
perché la notte cadiamo, i pensieri vanno veloci e le lacrime scendono.
Dove sei, con chi sei, mi manchi.
Charles Bukowski


sabato 11 luglio 2020

Fu lungo il mio cammino fino a te, di Blaga Dimitrova


Fu lungo il mio cammino fino a te,
la vita intera quasi ti cercai
per serpeggianti avidi incontri
con altri, e tu non venivi.
E fino a dove s’apriva il tuo sguardo,
ombre attraversai e rumori sordi,
ma trapelava da me soltanto
purezza di suoni – per amor tuo.
Ogni tua carezza io piansi,
prima che fosse nata la difesi,
e il nostro futuro incontro custodivo
con pazienza nel mio petto.
Fu lungo il mio cammino fino a te,
immensamente lungo, e quando tu davvero
finalmente davanti a me sei apparso,
ho riconosciuto te, ma me stessa a stento.
Immensi spazi avevo in me raccolto,
sconfinati aromi, timbri e desideri,
e abbracciavo ormai uno spazio così vasto
che accanto a me dovevi fermarti.
Fu lungo il mio cammino fino a te,
e ci ha unito per un incontro breve.
Sapendolo… di nuovo sceglierei
questo lungo cammino fino a te.
Blaga Dimitrova


venerdì 10 luglio 2020

Il fiore di carciofo





Il fiore di carciofo è tra i più belli che esistano, anche perché è inaspettato, commestibile e ha le spine. Il nome carciofo viene dall'arabo e significa "spina". La pianta è un cardo selvatico coltivata in Sicilia dall'antichità ma perfezionata dagli arabi nella forma che conosciamo oggi.
Cynar lo denomina la tassonomia, da cenere, legandolo al mito raccontato da Ovidio della bellissima ninfa dai capelli biondo cenere e dagli occhi azzurri ma con il cuore viola che rifiutò Giove. Il quale la trasformò in una pianta con le spine fuori e il cuore dolce e tenero. Come un sabra. Carciofo, fiore di cactus e fico d'India, tutte piante spinose e dure fuori, ma dolci all'interno, e che crescono alla faccia di qualsiasi povertà di terreno e di assenza di cure: a loro basta la terra.




mercoledì 1 luglio 2020

Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna

Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna

Vorrei che tu venissi da me, di Dino Buzzati

Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi.
Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava.Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.
Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene.
Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.
Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.
Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne.
Tu diresti “Che bello!”. Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno.
E non diresti “Che bello! “, ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici. Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica.
Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.
Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda.
Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina.
E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
Dino BuzzatiGli inviti superflui


martedì 30 giugno 2020

Dell'amore e di altre meraviglie

Ami di più chi ha più bisogno di te.
(Gale a Katniss)

“Sei un pittore. Sei un fornaio. Ti piace dormire con la finestra aperta. Non metti mai lo zucchero nel tè. E ti annodi sempre due volte i lacci delle scarpe”.

 'Tu mi ami. Vero o falso?' Io gli rispondo 'Vero'.



Devi sempre fare due cose in una volta? 
È il mio modo di amare. 
(Nikita) 

sabato 20 giugno 2020

Ridere

Il bambino, bisogna farlo ridere.
E' più importante farlo ridere che rivelargli chi sa quali misteri, fargli parte di chi sa quali segreti. Il dialogo è ridere insieme, a un certo punto e al novanta per cento. Il riso è la cosa in più, il dono inatteso, l'al di là della protezione e della sicurezza. Ridete con lui, è vostro per la vita. Divertitevi con lui, divertitelo, arrivate alla molla del riso scatenato, senza più né senso né misura: è una conquista i cui effetti dureranno per un tempo incalcolabile. E chi non vorrebbe essere ricordato dal figlio come l'uomo con cui si sono fatte quelle risate matte, liberatrici, educatrici... Volete un altro aggettivo? Catartiche. Bisogna aver riso col bambino al di là di ogni equilibrio, perché l'equilibrio sia un ritorno riposante, una sensazione rasserenante, e non una conquista faticosa.

Gianni Rodari



lunedì 15 giugno 2020

Altri metri


Libri diventati film.


Libri diventati serie televisive.

(Per continuare con i metri di libri...) 

domenica 14 giugno 2020

Solo amore, di Alda Merini



E poi fate l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po’ sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano
allo stesso ritmo.
E poi sorrisi,
sinceri dopo un po’
che non lo erano più.
Ecco,
fate l’amore e non vergognatevi,
perché l’amore è arte,
e voi i capolavori.

Alda Merini

giovedì 11 giugno 2020

Della violenza e dei fiorellini





Onestamente siete uguali ai talebani rispetto ai quali vi indignavate. La storia si studia, i monumenti e le statue si ripensano e si arricchiscono di una nuova ermeneutica e di mutata consapevolezza ragionando e confrontandosi, non distruggendole. Azzerare è la strategia del totalitarismo. Buttare tutto senza problematizzazione è una reazione da obnubilati, da slogan, da parossismo, da volontà di vendetta e dall'essere inebriati dal potere e dalla forza e dal desiderio di distruzione. Lo hanno già fatto con la Chiesa, sono curiosa di sapere quanto dell'Occidente sopravviverà a questa furia iconoclasta. Perché come qualcuno ha molto bene e ironicamente fatto notare, allora a ragionare per assoluti ed estremi possiamo buttare via (o distruggere) la totalità dei segni e delle tracce della nostra storia, a partire dal Colosseo. Delle città italiane, tra romani, etruschi, signorie e repubbliche marinare, conti e duchi e guerre e Stato della Chiesa e faide nel periodo napoleonico e regno d'Italia...non rimane in piedi niente.
E come sempre, chi punta il dito e si atteggia a moralizzatore e difensore del bene è pronto a compiere le peggiori nefandezze per il suo scopo. Che di solito raramente è quello che dice.
Sepolcri imbiancati.
Protestano contro la violenza usando la violenza. E invece che fare distinguo la cosa viene giustificata con un generico 'è troppa la rabbia'.
Ah beh, allora, se siete arrabbiati siete giustificati. Magari la usiamo tutti d'ora in poi come giustificazione, eravamo arrabbiati. Ci è stato fatto male. Ci hanno trattato in modo ingiusto. Non so, quando ci vogliamo svegliare e capire che tutti soffrono, che a tutti è stato fatto del male, che ognuno ha la sua croce e anche se non se la deve tenere cara non è un motivo per iniziare a picchiare gli altri o farsi prendere da furia vandalica.
A me comunque queste cose fanno l'effetto contrario, perciò mi tiro indietro da qualsiasi supporto e parlerò di cazzate e condividerò solo fiorellini.
Come grosso modo ho fatto finora, lo so lo so.

Risata

mercoledì 20 maggio 2020

#unmetrodilibri 2 Libri sui deserti

Un metro di libri sui deserti!

Che belli questi metri.
Che divertimento progettare metri tematici.
Che piacere andare  a spulciare in libreria.
Che gusto sfogliare ancora vecchi tomi.
Che necessità ricordarsi di spolverare più spesso.
Che divertimento trovare libriccini che oramai non centrano quasi più niente con la mia vita, ma sono ricordi preziosi.
Che desiderio che sorge guardando libri di viaggio, cataloghi, guide.
Che nostalgia al leggere libri in altre lingue.




Dal deserto non si esce uguali.
O ci si innamora di quel silenzio, di quella solitudine e vastità, o la si odia.

"La condurrò nel deserto e lì parlerò al suo cuore. Là risponderà, come nei giorni della sua giovinezza..." (Os 2,16-17)






martedì 12 maggio 2020

#unmetrodilibri 1





Scopri cose di te grazie alle parole degli altri. Per esempio, che tendi a trascurare la musica, gli animali e lo sport.
Perciò, #unmetrodilibri con/su animali. È vero, non sono proprio animali per la gran parte e molto umanizzati quasi in tutto, ma questi sono quelli cui penso.
Teki
Iorek Byrnisson
La volpe
Raksha
La gazza sentinella che aveva composto una bellissima poesia
Gli scarafaggi, che anche loro han diritto a vivere
Il lupo
La rondine
La gazzella di Karen, che come le donne somale era una regina
Il Cane
Due gabbiani
Dinka, Dinka!

sabato 9 maggio 2020

Doni #3

Il dono del voler abbracciare questo paese.
Il dono degli amici.
Il dono di essere un'insegnante: nessun rapporto è perduto se credi che possa aprirsi, se accetti di metterti in gioco e rivelare le tue debolezze o accettare di essere colpita.
Il dono di google earth.
Il dono della protezione.
Il dono del capire quando basta eh, perché per lui ora è più importante poter passare un po' di tempo con gli amici che fare i compiti.
Il dono della meraviglia.




Il dono del cibo e il dono del cucinare.
Il dono del camminare.
Il dono degli alberi Yggdrasil.
Il dono di chiamare le cose con i loro nomi.
Il dono di rendersi conto che ne valeva la pena, per questa casa.
Il dono delle serate insieme sul divano.
Il dono dell'attesa dei baci e degli abbracci.
Il dono delle visite a sorpresa.
Il dono del preparare una sorpresa.


La bellezza del creato






lunedì 27 aprile 2020

Rito sì, rito no

Polemica e discussioni e dibattiti su celebrazioni sì o no, perché solo i funerali, all'aperto, contingentiamo, la Cei già aveva pronte soluzioni e provvedimenti...
A me viene da chiedermi perché bar, negozi, musei, biblioteche sì, e sulle celebrazioni eucaristiche un blocco tanto forte.
Poi penso alle vecchiette pie, che dicono il rosario e ti salutano con gentilezza all'uscita dalla chiesa. Ma anche a quelle che ti spintonano per arrivare prima a prendere il pane benedetto.  Penso a chi è sinceramente fortificato dall'eucaristia. Poi a chi si pone come paladino della fede e intanto non ha un briciolo d'amore e empatia in sé.

Però c'è anche un'altra parte di me, che non so bene da dove venga, o da Spinoza o dell'umorismo ebraico, che dice sorniona: bene, guardiamo un po' gli annunci mortuari.

Ma è di un umorismo così macabro che non mi sento di metterla in alcun altro luogo se non qui.

Dio, per fortuna che ho questo luogo.

sabato 25 aprile 2020

Doni #2

Il dono del caffè durante la messa del mattino con Francesco.
Il dono del bicchiere di vino rosso mentre aspetti che l'impasto della piadina sia pronto.

La cortesia

La cortesia che le bell’alme accende,
Costa talora acerbi affanni e pene;
Ma presto o tardi la virtù risplende,
E quando men ci pensa il premio ottiene.

Principi e principesse, Carlo Collodi

venerdì 24 aprile 2020

Il dono dell'opera. Doni #1

Anche in questo periodo strano e difficile ci sono dei doni.
Uno di questi è l'opera.
Ho potuto vedere e ascoltare l'Andrea Chenier di cui per anni mi sono portata dietro una frase; ho gustato per tre volte La traviata; ricevo la possibilità di vedere meravigliosi spettacoli della Metropolitan Opera House.

https://www.metopera.org/

...e il gruppo del Festival Puccini che fa compagnia.

Progetto importanti viaggi a tema operistico. Uno all'anno, non di più, ma con oculatezza; del resto, less is more.



giovedì 16 aprile 2020

Voglio



Google Earth - App su Google Play





Oggi ho scoperto GoogleEarth, e in esso voyager, poi Google art&culture.
Mi sono commossa.
Sono andata a Seven Dials e a The Phoenix Garden, poi in un'isoletta della Scozia e nel luogo di Mara dove Robert Redford ha lavato i capelli a Meryl Streep.
Ho visto il Museo de Quai Branly di cui, decenni fa, vidi i progetti esposti a Parigi e seppi chi lo aveva vinto, il concorso.
Ho passeggiato lungo la stradina in cui Keira insegue il dolce ragazzo che andrà a combattere contro gli zombie, magari lo avesse trattenuto con più decisione. Sono andata avanti, ad All Saints e poi fino a Covent Garden, torno sempre in quella zona lì.

Seven Dials - Zona commerciale - visitlondon.com

Non so che cosa provino gli altri, ma mi sono venute le lacrime agli occhi. Nulla è paragonabile ad esserci veramente, nei luoghi, e questo tour virtuale mi faceva sentire come un'archeologa del futuro, o una emigrata su un altro pianeta, o con quella sensazione struggente e straziante che ho trovato solo in poche opere, Harlock, Planetes, Proteggi la mia terra...

Proteggi la mia Terra | il mondo di shioren

Se torneremo a poter uscire, voglio godermelo appieno questo mondo, e tutelarlo molto più di quanto fatto finora; voglio proteggere la mia terra, le persone, la natura, la cultura.


Voglio nuotare con le balene e vedere l'aurora boreale, andare nel Sahara e starci almeno una settimana, tornare a Gerusalemme, visitare il Victoria&Albert senza limiti di tempo, andare a Zerzura, entrare nei templi di Petra, toccare un serpente, andare all'opera, anzi no, andare all'opera alla Scala o al Metropolitan Opera House o anche all'Opera House di Sidney, andare a vedere giocare gli All Blacks, entrare da Kenzo a Parigi, passare su tutte le protezioni in vetro di vecchi ruderi,
...e altre cose leggere e vaganti.

E tutto con chi amo.




Amazon.it | Capitan Harlock - La Serie Completa (Collectors ...



domenica 12 aprile 2020

Pasqua







Poesia di David Maria Turoldo
Per il mattino di Pasqua

Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Andrò in giro per le strade
zufolando, così,
fino a che gli altri dicano: è pazzo!
E mi fermerò soprattutto coi bambini
a giocare in periferia,
e poi lascerò un fiore
ad ogni finestra dei poveri
e saluterò chiunque incontrerò per via
inchinandomi fino a terra.
E poi suonerò con le mie mani
le campane sulla torre
a più riprese
finché non sarò esausto.

E a chiunque venga
anche al ricco dirò:
siedi pure alla mia mensa,
(anche il ricco è un povero uomo).
E dirò a tutti:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.
Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Tutto è suo dono
eccetto il nostro peccato.
Ecco, gli darò un'icona
dove lui bambino guarda
agli occhi di sua madre:
così dimenticherà ogni cosa.
Gli raccoglierò dal prato
una goccia di rugiada
è già primavera
ancora primavera
una cosa insperata
non meritata
una cosa che non ha parole;
e poi gli dirò d'indovinare
se sia una lacrima
o una perla di sole
o una goccia di rugiada.
E dirò alla gente:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.

Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Non credo più neppure alle mie lacrime,
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano rosso sul balcone
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell'usignolo,
quell'usignolo che canta sempre solo
da mezzanotte all'alba.
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all'alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: pace!
e poi cospargerò la terra
d'acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell'universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell'altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco.

oesia di David Maria Turoldo
Per il mattino di Pasqua

Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Andrò in giro per le strade
zufolando, così,
fino a che gli altri dicano: è pazzo!
E mi fermerò soprattutto coi bambini
a giocare in periferia,
e poi lascerò un fiore
ad ogni finestra dei poveri
e saluterò chiunque incontrerò per via
inchinandomi fino a terra.
E poi suonerò con le mie mani
le campane sulla torre
a più riprese
finché non sarò esausto.

E a chiunque venga
anche al ricco dirò:
siedi pure alla mia mensa,
(anche il ricco è un povero uomo).
E dirò a tutti:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.
Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Tutto è suo dono
eccetto il nostro peccato.
Ecco, gli darò un'icona
dove lui bambino guarda
agli occhi di sua madre:
così dimenticherà ogni cosa.
Gli raccoglierò dal prato
una goccia di rugiada
è già primavera
ancora primavera
una cosa insperata
non meritata
una cosa che non ha parole;
e poi gli dirò d'indovinare
se sia una lacrima
o una perla di sole
o una goccia di rugiada.
E dirò alla gente:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.

Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Non credo più neppure alle mie lacrime,
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano rosso sul balcone
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell'usignolo,
quell'usignolo che canta sempre solo
da mezzanotte all'alba.
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all'alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: pace!
e poi cospargerò la terra
d'acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell'universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell'altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco.

domenica 15 marzo 2020

125 libri

La New York Public Library, icona di bibliofili e cinefili, celebra i suoi 125 anni con la lista '125 books we love', per rendere onore a tutti i libri che negli ultimi 125 anni hanno fatto amare la lettura.


Ora, a parte la tenerezza che sorge al vedere una biblioteca così orgogliosa dei suoi 125 anni, è bella la domanda che l'iniziativa suscita. Grazie a quali libri amiamo leggere?


https://www.nypl.org/books-more/recommendations/125/adults

Di questi, ne ho letto solo 16, ma come dice il sito 'the Library's 125th anniversary is a moment to celebrate and reaffirm the ensuring power of libraries. Our values of trust, respect, and free and open access to knowledge and opportunity are as essential today as ever before'.



domenica 8 marzo 2020

A little bend

Sometimes it only takes a little bend to save the whole tree.


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