Non amo particolarmente correre. Divento paonazza, il cuore mi batte a mille, e ho la resistenza di un...non mi viene neanche un paragone, perché tutti gli animali hanno più resistenza di me.
Non amo neanche Murakami. Kafka sulla spiaggia, l'unico romanzo dei due libri suoi che ho letto, mi è risultato indigesto e insopportabile, troppo compiaciuto e troppo involuto.
Tuttavia, in biblioteca ho trovato "L'arte di correre" e l'ho preso, gustandolo. Chissà che un giorno non mi ci metta davvero, a correre: allora queste frasi mi saranno preziose.
Intanto corro con l'immaginazione. Nella mia immaginazione io corro moltissimo, faccio anche degli scatti e dei salti straordinari.
Haruki
Murakami, L’arte di correre (Di che cosa parlo quando parlo di correre)
Una
maratona è 42,195 chilometri.
Tra
i concorrenti, ce n’era uno che per tutta la corsa, dall’inizio alla fine,
rimuginava su un motto appreso dal fratello (un maratoneta anche lui): Pain is
inevitabile. Suffering is optional.
Quello era il suo mantra. Il dolore non si
può evitare, ma la sofferenza è opzionale. Supponiamo per esempio che correndo
uno pensi: “Non ce la faccio più, è troppo faticoso”. La fatica è una realtà
inevitabile, mentre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione
di ogni individuo. Credo che queste parole riassumano alla perfezione la natura
di quell’evento sportivo che si chiama maratona. Pag 4.
Ciò
che penso, semplicemente, è che, una volta usciti dalla prima giovinezza, nella
vita è necessario stabilire delle priorità. Una sorta di graduatoria che
permetta di distribuire al meglio tempo ed energia. Se entro una certa età non
si definisce in maniera chiara questa scala dei valori, l’esistenza finisce per
perdere il suo punto focale, e di conseguenza anche le sfumature. Pag 36.
Cominciai
dunque a correre, ma all’inizio non resistevo a lungo. Venti, trenta minuti al
massimo bastavano a farmi venire il fiatone. Mi sentivo scoppiare il cuore in
petto e mancare le gambe. Era inevitabile, essendo rimasto per tanto tempo
senza fare del moto degno di questo nome. Quando correvo mi vergognavo quasi di
farmi vedere dai vicini. Comunque, a forza di insistere, il mio corpo finì per
adattarsi, e di conseguenza riuscii a coprire distanze sempre maggiori.
Acquisii una forma decente, un ritmo di respirazione regolare, e anche il
battito cardiaco si stabilizzò. Ciò che mi importava, più che la velocità o i
chilometri che facevo, era correre sistematicamente, senza saltare un giorno,
se possibile.
In
questo modo la corsa venne a integrarsi nel ciclo della mia vita quotidiana
(…). Mi recai in un negozio di articoli sportivi e comprai delle scarpe e una
tenuta idonea. Mi procurai un cronometro, e lessi un libro per principianti di
questo sport. E’ così che si diventa corridori. (…)
Quando
si corre a lungo, la disposizione dei muscoli cambia completamente. A quel
tempo mi rendevo conto che giorno dopo giorno stavo trasformando la struttura
del mio corpo, e ne ero felice. Sentivo che, nonostante avessi superato i
trent’anni, nella mia persona restavano ancora tante possibilità di
cambiamento. (…)
Quando
si fa esercizio fisico regolarmente, ogni giorno, si raggiunge il proprio peso
ottimale in modo spontaneo. Si individuano i muscoli che conviene far muovere.
Come
ho già detto, se resto inattivo tendo a ingrassare. Ci sono persone che per
raggiungere un risultato devono faticare, altre che ottengono quello che
vogliono senza alzare un dito. A pensarci bene, però, nel mio caso una naturale
tendenza a non ingrassare sarebbe forse stata deleteria. Perché per mantenere
un peso ottimale ogni giorno ho dovuto fare moto, controllare l’alimentazione,
evitare gli eccessi. Una vita estenuante. Ma compiendo di continuo un tale
sforzo e rinnovando le mie cellule a un ritmo così intenso, alla fine ho
acquisito una buona salute e mi sono irrobustito. E ho potuto rallentare in
certa misura l’invecchiamento. (…)
Per capire se una cosa è equa o non lo è,
bisogna considerarla sui tempi lunghi. (La tendenza ad ingrassare subito…)
forse è un dono del cielo. Non è più giusto valutare il problema in questa luce
positiva? Pagg. 38-40.
Le qualità più importanti per uno
scrittore sono il talento, la concentrazione e la perseveranza.
Credo
che non siano molte le persone che corrono per vivere più a lungo. Piuttosto mi
sembra che siano ben più numerose quelle cui non interessa campare cent’anni,
ma finché sono al mondo, desiderano condurre un’esistenza piena. Se ci restano
anche solo dieci anni di vita, è di gran lunga preferibile viverli
intensamente, perseguendo uno scopo, che non lasciarli trascorrere con
indifferenza, e io sono convinto che a questo fine la corsa a piedi sia di
grande utilità. La vera funzione della corsa è di migliorare anche solo di
poco, entro i limiti che sono stati attribuiti a ciascuno di noi, la
combustione delle nostre energie. Al tempo stesso la si può ritenere una
metafora della vita. Pag. 74.
Comunque, forse conviene provare. |
E magari col tempo... |
Proprio
nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare,
almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la
consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in
voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro. Pag.
149.
...sarò così. NO, SCHERZAVO!! |
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