Bitten
Devo dire che mi aspettavo di più. La trama è avvincente e con colpi di scena, alcuni personaggi sono interessanti (Jerome, Marsten, cui si devono le uniche vere battute sarcastiche del libro, a dispetto di quel che tenta di fare la protagonista), ma lei, la protagonista, Elena, è insopportabile.
Per tutto il libro mente spudoratamente a se stessa e ci ammorba con un’infinita serie di pensieri e ricordi. Insomma, va bene ricordare il passato e ti ringraziamo così ci spieghi come mai sei così acre, ma devi proprio farlo per pagine e pagine? Soprattutto considerato che spesso non viene neanche detto tutto di una certa faccenda, e questo, invece che creare suspence, risulta solo snervante.
Il protagonista maschile non è affatto carismatico come vorrebbe essere. A parte il nome (Clayton detto Clay) che fa più Beautiful che romanzo sui licantropi, viene descritto come psicopatico, efferato torturatore, esperto universitario di culti antropomorfici (anche se nel corso del libro si parla sempre solo di un suo argomento: il culto del giaguaro nelle popolazioni del Centro America…alla ennesima ricorrenza non ne potevo più), dotato di memoria fotografica, grande amatore, carattere impossibile, orgoglio inesauribile, infanzia travagliata; legatissimo a lei, ma continuamente combattuto e indeciso su come trattarla…Alla fine tutti questi lati del carattere non si amalgamano mai bene, sono solo semplicemente sovrapposti l’uno all’altro. Secondo me, l’autrice ha voluto strafare e così non le è venuto un protagonista credibile, né tanto meno affascinante.
Insomma, un po’ una delusione. Ma diciamo che è stato scritto nel 2001, era il suo primo romanzo…vedremo i prossimi.
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