Comunque è vero: entrambi possono farti innamorare dalla prima volta che li percorri. Difficile che si ami ugualmente entrambi. Per me, il deserto vince la competizione quasi sempre, tranne quando il mare è grigio e mosso e tu sei su un traghetto che balla nella Manica...Ma il deserto prende l'anima. Quasi tutti i libri su di esso li ho presi al ritorno da un viaggio nel sud della Tunisia, dove ho assaporato un poco di deserto.
Libri di mari
Moby Dick, di Hermann Melville. Un incipit cha ha fatto la storia della letteratura: “Chiamatemi Ismaele”.
I pirati della Malesia, di Emilio Salgari. Nomi di barche, nomi di armi, nomi di mitici pirati, nomi di ributtanti inglesi (realmente esistiti…) sono entrati a far parte del lessico di generazioni di adolescenti. Una scrittura elaborata, alta, che letta oggi ha quel sapore di raffinatezza e profondità che sembra non più possibile trovare nell’italiano dei nostri giorni. E da questa storia è stato realizzato uno sceneggiato che ancora oggi è un piccolo capolavoro.
Una ballata del mare salato, di Hugo Pratt. E’ un fumetto di altissima qualità grafica, compositiva, narrativa. Il protagonista è il marinaio più attraente e misterioso mai esistito, Corto Maltese.
Lo stralisco, di Roberto Piumini. C’è anche il mare tra le cose che un anziano pittore dipinge per un bambino che non può stare alla luce del sole…
Odissea, Omero. Tra mari e terre, peregrinazioni del viaggiatore più famoso d’Occidente, la cui storia attraversa tutta la letteratura d’Occidente, da Dante a Panagulis.
L’isola del tesoro, Robert Luis Stevenson. Onestamente, non me lo ricordo molto, so solo che l’ho letto da bambina. E non ero appassionata di pirati, come mio figlio in questo periodo.
La Santa Rossa, di John Steinbeck. Il pirata Morgan percorre i mari, acumula bottino, diventa importante, ma ha nel cuore sempre un solo sogno, un’unica visione: la dolce bambina e cara amica della sua infanzia. E quando arriva davanti a colei che è detta la donna più bella di tutte, la Santa Rossa del titolo, scopre la futilità dell’inseguire desideri e dell’ottenere realizzazioni che non ti potranno mai portare ciò che hai perduto, per sempre lasciato in un passato che è irrimediabilmente dietro le spalle.
Mari e oceani, collana Ulisse ambienti, edizioni EL. Belle immagini, bei testi. Un po’ datato, ma ricco di spunti e riferimenti. “Sul mare dei flutti sempre fatati, partite con la barca, foss’anche una zattera…vi si trovano ancora delle Americhe, vi si trova ancora l’Eldorado” (J. Richepin)
Libri di deserti
La Bibbia. E’ piena di deserti, e non per caso. Non tanto per la collocazione geografica delle vicende narrate, quanto piuttosto per la valenza spirituale e di rivelazione e prova del deserto. I 40 anni del popolo ebraico nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, la chiamata tramite il profeta Osea: “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là risponderà, come nei giorni della sua giovinezza…”, i 40 giorni di Gesù nel deserto, messo alla prova…
Michael Ondaatje, Il paziente inglese. Nel libro c’è il più bel brano sui venti del deserto che io abbia mai letto. E pazienza se i puristi del deserto non lo hanno amato, se gli altri libri dell’autore sono di qualità nettamente inferiore, se Almàsy non era proprio come lo descrive Ondaatje…
Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe. Un aviatore precipita nel deserto con il suo velivolo e incontra uno strano ragazzino che cerca qualcosa. Le nostre idee sulle rose, le pecore, le volpi e la parola “addomesticare” sono cambiate dopo di esso. Non poco, eh?
Sven Lindqvist, Nei deserti. Bello. Ancora Saint-Exupéry, ma anche Michel Vieuchange che arrivò a Semara travestito da donna, Pierre Loti e Isabelle Eberhardt e il capitolo più bello, una perla: “I tuffatori dei pozzi”. E’ straordinario quando in un libro trovi qualcosa che parla di te e che ti permette di ricostruire un pezzetto della tua esperienza, creando qualcosa di più grande, che porterai dietro nella tua vita. Un pezzetto della tua storia personale, grazie a ciò che è scritto nel libro, diventa interpretabile e assume una valenza universale. Quel ricordo che era sepolto in te diventa un’acquisizione per il futuro, conscia e disponibile a essere ulteriormente arricchita e approfondita. Questo è il motivo per cui, a volte, alcune parti di libri o poesie o immagini assurgono per noi il livello di vere e proprie rivelazioni.
Théodore Monod, Il viaggiatore delle dune. A quanto pare è un classico per chi ama il deserto. L’ho apprezzato, soprattutto le tante citazioni e i riferimenti a passi della Bibbia, ma alcune parti mi hanno davvero fatto sbadigliare…
Fabrizio Mori, Le grandi civiltà del Sahara antico. Un tomo notevole, scientifico, un po’ pesantuccio, ma con splendide fotografie. La passione per il deserto mi aveva proprio presa se ho speso £ 150.000 per questo libro!!
Stefano Malatesta, Il grande mare di sabbia. Per quanto quasi mai d’accordo con le opinioni di Malatesta, ci sono cose preziose in questo libro: la vera storia di Almàsy, il racconto dell’amicizia e delle chiacchierate con Laureano, la storia degli italiani in Etiopia e Libia, una bella presentazione di Antoine de Saint-Exupéry e altri spunti in qua e in là. Inoltre, vi trovo questa citazione da Paul Bowles: “I francesi chiamano il primo incontro con il deserto “le baptême de la solitude”. E’ una sensazione unica, che non ha nulla a che fare con la malinconia, perché la malinconia presuppone la memoria, mentre in questo paesaggio (…) persino la memoria scompare e non resta altro che il vostro battito del cuore e il vostro stesso respiro a tenervi compagnia”. Non lo si sarebbe potuto dire meglio.
Bruce Chatwin? Mai letto. Troppo di moda. Sì, lo so, questo mi farà apparire terribilmente snob, ma…che ci posso fare? A forza di sentirne parlare, m’han tolto il gusto di leggerlo. Proverò tra qualche decennio.
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