Terry Pratchett
Piedi d’argilla
Ho deciso di leggere uno dei libri di Terry Pratchett perché me ne hanno parlato molto bene e perché l’ho trovato in biblioteca. In realtà sapevo dell’esistenza di questa serie, ma…l’avevo sempre snobbata. Sì, lo ammetto. Pensavo che dopo Ende, Zimmer Bradley, Pullman, Le Guin, De Mari non avrei più trovato del fantasy di alto livello. O meglio, di così alto livello: cioè che non raccontasse solo una storia con personaggi mitici o di fantasia e in un luogo immaginario, più o meno riuscito, con epiche avventure eccetera, ma che parlasse anche di valori, di senso, che problematizzasse la realtà e fosse spunto per interrogativi e riflessioni. Appunto, pensavo che sarebbe stato difficile trovarne altri di tale calibro.
E invece questo libro è così, e mi è proprio piaciuto. Molto ironico, divertente in modi sempre diversi, con personaggi ben delineati e variegati e una capacità di rivisitare certe figure classiche (vampiri, nani, golem) in modo estremamente innovativo, divertente o profondo che sia di caso in caso. E riesce anche a tratteggiare bene alcuni dei difetti (o delle manie, o delle idiosincrasie) più tipici della nostra società, bollandoli con parole di un’icasticità venata di sarcasmo che raramente mi è capitato di incontrare (qualche esempio: vampiri, ghoul, zombie e spettri definiti in toto da Angua come “diversamente vivi”; la Gilda delle Ricamatrici che non ha mai cucito nulla…Ric-amatrici!). E pure l’intreccio non è male. Inoltre, l’idea delle note a pié di pagina, che avevo trovato ben utilizzata solo in Stroud (l’inarrivabile Bartimeus), qui è ugualmente raffinata e umoristica. Quindi, proprio un ottimo prodotto.
Anche perché, purtroppo, sono sempre meno i libri che riescono a farmi ridere, quindi quando ne trovo uno mi si allarga lo spirito!
Un unico peccato. Il foglio di carta che sta nella testa del golem e che gli dà vita è definito chem. Non vuole dire niente né in italiano né in inglese (dove la pronuncia è kem, ed è usato per i composti che hanno a che fare con chim-, chemical o simili), ma se invece è da leggere schem, diremmo alla francese (e saremmo confortati dal fatto che il francese è molto presente nel libro), allora è chiaro che si tratta della parola ebraica shem, che significa “nome”…molto appropriato, il nome che dà la vita. [Vedere il post sul golem per altre informazioni riguardo alla scritture ebraica sulla fronte del Golem.] Come mai la traduttrice non l’ha capito?
Ops, ho trovato un altro errore. Pag. 327, parole del Golem: “Potrei Ucciderla. E’ Una Opzione Che Mi Risulta Disponibile In Quanto Individuo Libero Pensatore Ma Non Lo Farò Perché Io Sono Mio E Ho Effettuato Una Scelta Morale.” Ovviamente non intende dire “libero pensatore”, ma “individuo dotato di libertà di pensiero”, “persona libera e dotata di coscienza”…mi ha fatto venire in mente Boezio: l’uomo è rationalis naturae individua substantia…Pratchett l’avrà fatto apposta?
Comunque, alla fine del libro, ripercorrendo i personaggi, le loro parole e azioni, il modo in cui sono stati descritti, ci si ritrova veramente felici.
Vimes, che schiva quotidianamente assassini e preferisce portare la portantina che lo dovrebbe trasportare, che resiste stoicamente alla tentazione dell’alcol, che sembra sempre arrabbiato, inconcludente e perso e invece alla fine trae da tutto e da tutti il meglio, e che dà sfoggio di un grande senso dell’umorismo e di assennatezza di giudizio e compassione proprio quando iniziavi a pensare che fosse più che altro un gran bastardo: insomma, un gran personaggio. Senza contare il gesto di somma anarchia egualitaria che compie alla fine della vicenda.
L’Agente Carota, sempre ammodo, disponibile, comprensivo, estremamente intelligente, conoscitore di tutti e col cuore tenero: come Angua, alla fine del libro ci si continua a chiedere: ma ci è o ci fa? E’ un dono o una maledizione? In fondo è lui che libera il Golem Dorfl e che poi lo riconosce come vivo…ma che dice sempre cose che lasciano esterrefatti a domandarsi: ma lo crede davvero?!
E gli altri.
Nobbs, ladro ignorante e di poca testa, che però, di fronte alla prospettiva di essere fatto re, continua a ripetere che Vimes lo ammazzarebbe. (Parlando dell’anello d’oro che Nobbs porta al collo, e che era di suo padre: “Me lo ha lasciato in punto di morte” disse Nobby. “Be’, quando dico ‘lasciato’…” “Ti ha detto qualcosa?” “Be’, ha detto: ‘Ridammelo, ladruncolo!’…”, pag 85).
I golem, strazianti esseri costretti a vivere come automi, ritenuti macchine inanimate, che decidono di costruirsi un re nello stesso modo in cui loro stessi sono stati costruiti. In particolare Dorfl, colui che acquisterà la libertà, la possibilità di autodeterminarsi e che sceglierà non solo di provare a liberare gli animali (una scena da arca di Noé) e fermare l’omicida, ma anche di diventare Guardia (accettando anche i dibattiti teologici con Visita), e di iniziare a risparmiare per poter comprare e poi liberare gli altri golem.
La Morte, protagonista di un fulminante dialogo con il morente signor Hopkinson (Morte: TROVO CHE L’APPROCCIO MIGLIORE SIA PRENDERE LA VITA COME SI PRESENTA. Signor Hopkinson: Mi sembra davvero da irresponsabili…Morte: PER ME HA SEMPRE FUNZIONATO.). Cavolo, questo humour mi è proprio congeniale!
Detritus, Guardia troll che non brilla per sottigliezza, ma che tutti vorrebbero avere per amico (“Detritus era particolarmente bravo quando si trattava di porre domande. Ne aveva tre, di base. Erano quella diretta (Sei stato tu?), quella insistente (Sei sicuro di non essere stato tu?) e quella sottile (Sei stato tu, non è vero?). Anche se non si trattava delle domande più intelligenti mai studiate, il talento di Detritus consisteva nel continuare a porle per ore ininterrottamente fino a che non otteneva la risposta giusta che di solito era qualcosa di simile a: “Sì! Sì! Sono stato io! Sono stato io! Adesso ti prego dimmi che cosa ho fatto!” (pag 57; lo ammetto, anch’io uso il sistema della ripetizione snervante a volte, e funziona alla grande).
L’Agente Visita…“L’Agente Visita-L’Infedele-Con-Opuscoli-Informativi era un Omniano, il cui stile tradizionale di evangelizzazione era quello di torturare i non credenti con la spada. L’atteggiamento era divenuto ben più civile negli ultimi tempi, ma gli Omniani avevano mantenuto uno strenuo e infaticabile approccio alla diffusione del Verbo cambiando soltanto la natura delle armi. L’Agente Visita passava le giornate libere in compagnia del suo co-religioso Tormenta-Il-Miscredente-Con-Argomenti-Astuti, suonando campanelli e costringendo la gente di tutta la città a nascondersi dietro i mobili.” (pag 55)
E queste sono alcune perle.
“Pareva essere una malattia cronica. Era come se perfino la persona più intelligente avesse ancora il suo punticino vuoto nel cervello in cui qualcuno aveva scritto: “Re. Che bell’idea.” Chiunque avesse creato l’umanità vi aveva lasciato dentro un grosso difetto di fabbrica. Si trattava della tendenza a mettersi in ginocchio.” (pag 80).
“Ha detto alle persone: siete libere. Quelle hanno gridato Urrà, quindi ha mostrato loro quanto costa la libertà e loro l’hanno chiamato tiranno e, subito dopo averlo tradito, hanno cominciato a muoversi confusamente come pulcini nati in un pollaio che hanno visto il grande mondo all’esterno per la prima volta e vogliono tornare al caldo e richiudere la porta…” (pag 87: la difficoltà della democrazia al suo nascere).
“…esistevano gradi di nobiltà che andavano da qualcosa sopra alla regalità giù giù fino al cittadino comune e che, per quanto concerneva il Caporale Nobbs, si sarebbe dovuta coniare una categoria completamente nuova…forse quella dei comunissimi.” (pag 93).
“Migliaia di anni prima, il vecchio impero aveva instaurato la Pax Morporkia, dicendo al mondo: Non combattete o vi uccideremo. La Pax era nuovamente in voga, ma questa volta sosteneva: Se combattete, vi richiediamo indietro i soldi che vi abbiamo prestato. E, a proposito, la picca che mi stai puntando contro è mia. Ho pagato io lo scudo che tieni in mano. E togliti il mio elmetto quando parli con me, orrido debitore.” (pag 187: economia e guerra).
“Vimes era convinto che la vita fosse così piena di cose che accadevano erraticamente in ogni direzione che la possibilità che alcune di esse avessero un senso rilevante era estremamente remota. Colon, essendo di natura più ottimista e di intelletto decisamente più lento, si trovava ancora nello stadio ‘Gli Indizi sono importanti’.” (pag 252: Vimes filosofo del caos e Colon razionalista ingenuo o una sorta di parodia alla rovescia di Holmes e Watson?).
“Le Parole gli stavano attorno nell’orizzonte e andavano a salire fino al cielo. Una voce disse pacatamente: Sei padrone di te stesso. (…) Le Parole esplosero. (…) L’universo si riversò dentro. Dorfl sentì l’universo prenderlo, travolgerlo, sollevarlo…il golem si trovò in mezzo all’universo. Lo sentiva tutto attorno, ne avvertiva il ronzio, la frenesia, la vertiginosa complessità, il fragore…Non c’erano Parole fra te ed Esso. Tu appartenevi a Esso, Esso apparteneva a te. Non potevi voltarGli le spalle perché Lo ritrovavi lì, davanti a te. Dorfl era responsabile di ogni Sua minima variazione. Non potevi dire: Ho avuto ordini. Non potevi dire: Non è giusto. Non c’era nessuno a sentire. Non c’erano Parole. Tu eri padrone di te stesso. Dorfl fece orbitare un paio di soli brucianti e si abbatté di nuovo. Non era Tu non dovrai. Era Io non farò.” (pag 269: una sorta di creazione, con accenti panteistici, ma anche con un impeto morale di chiara forza autonomistica, vorrei dire un prometeismo faustiano - ma forse esagero con i riferimenti letterari).
“Il Comandante Vimes ha detto che qualcuno deve parlare anche per chi non ha voce!” Ci crede davvero, pensò Angua. Vimes ha messo delle parole nella sua, di testa. (frase di Carota a pag 306)
“Le parole nel cuore non possono essere tolte.” (Il Golem Dorfl mezzo distrutto, ma vivo, pag 313).
“Comandante Vimes, ho sempre avuto la sensazione che lei avesse una vena di anti-autoritarismo.” “Signore?” “Pare che sia riuscito a conservarla anche se lei stesso rappresenta l’autorità.” “Signore?” “E’ praticamente Zen. (…) Pare che lei abbia fatto infuriare la maggior parte delle figure a capo della città. Mi sembra davvero di non avere scelta. Da questa settimana le aumenterò lo stipendio.” (pag 332).
“Ho Spaccato La Ruota Del Mulino Ma I Golem L’Hanno Riparata. Perché? Ho Lasciato Andare Gli Animali Ma Non Hanno Fatto Altro Che Girovagare Scioccamente Senza Meta. Alcuni Di Essi Sono Addirittura Tornati Ai Recinti Del Macello. Perché?” “Benvenuto nel mondo, Agente Dorfl.” “Fa Paura Essere Liberi?” “L’Hai Detto.” “Dici Alla Gente ‘Spezzate Le Vostre Catene’ E Quella Se Ne Fa Da Sola Delle Nuove?” “Pare che sia una delle principali attività umane, sì.” Dorfl borbottò mentre ci rifletteva. “Sì,” disse alla fine. “Capisco Il Perché. La Libertà E’ Come Qualcuno Che Ti Scoperchia La Testa.” (pag 339).
Ehi, avete letto fino a qua? Allora dovete proprio procurarvi il libro, vi piacerà.
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